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Anni Ottanta

Sophie Marceau, cinquant’anni spesi bene

Stefano Olivari 17/11/2016

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Ha compiuto cinquant’anni Sophie Marceau, Dio è morto (cit.) e noi ci sentiamo poco bene (cit.). Non al punto di non commuoverci per una donna che ha avuto una vita intensa e un’ottima carriera, schiodandosi dal ruolo di icona generazionale a cui noi beceri l’avremmo inchiodata per sempre. Poi sia Il Tempo delle Mele (La Boum) 1 sia il 2 rimangono grandi film per adolescenti ed ex adolescenti, anche per chi ha vissuto quell’epoca nei decenni successivi agli Ottanta. Il primo Tempo delle Mele è anche coinciso con l’ultima volta in cui ci siamo seduti per terra al cinema: all’epoca, era il novembre 1981 (il film in Francia era invece uscito l’anno prima), si potevano vendere più biglietti rispetto alla capienza o forse non si poteva ma si faceva molto spesso nonostante le sale fossero molto più numerose di quelle di oggi. Ricordi che fanno un po’ Nuovo Cinema Paradiso, ma in fondo non stiamo parlando della preistoria.

Da sottolineare che Il Tempo delle Mele 3 (L’Étudiante) non è il terzo film della serie, ma una furbata dei distributori italiani (anche lì comunque Sophie al meglio, ventiduenne, con un Vincent Lindon e sempre Claude Pinoteau alla regia). Da rivalutare la bellissima colonna sonora di Vladimir Cosma unita alle canzoni, scritte da Cosma stesso, cantate da Richard Sanderson (Reality, Go on forever) e dai Cook da Books (Your Eyes, nel 2 ma utilizzata anche in Sposerò Simon Le Bon). La carriera cinematografica di Sophie non è stata lineare ma è riuscita a fare un po’ di tutto, dal cinema d’autore estremo a quello commerciale (era Isabella di Francia in Braveheart), quasi sempre con successo e sempre con dignità.

Impegnata nel sociale, su più fronti (dai bambini con malattie rare agli animali) e ricercatissima dalla pubblicità per il suo essere senza tempo (Dior su tutto il resto), ci ha fatto sognare lo scorso marzo quando ha rifiutato la Legione d’Onore, sogno di tutti gli pseudoartisti che vogliono riconoscimenti statali, in polemica con Hollande che per il bene della bilancia commerciale aveva assegnato l’onorificenza più importante di Francia anche a Mohammed Ben Nayef, principe ereditario saudita ma soprattutto ministro dell’Interno, per inesistenti ‘Sforzi contro il terrorismo’ che avrebbero dovuto far dimenticare le tante condanne a morte di semplici oppositori politici. Sophie non poteva mescolarsi a gente simile, la Vic che ascolta Richard Sanderson nelle cuffie del walkman di Mathieu è uno dei pochi miti che abbia resistito al tempo e al cinismo. Dreams are my reality: Sophie, grazie di esistere.

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