Sport

Sinner non paga dazio

Oscar Eleni 14/07/2025

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Oscar Eleni, spinto da Lorenzo Sani e un po’ anche dall’amico Giuliani, sulla sabbia magica di Abbaia Flaminia, territorio pesarese diventato sacro per bagnanti affezionati ai loro cani,  italiani di classe media  che amano il successo dei connazionali. Nello sport, nella vita, pazienza se non pagano le tasse, saranno cavalieri lo stesso. Nella settimana in cui Maurizio Gherardini ha preso la  corona come presidente della Lega basket, facendoci sognare come i rivoluzionari francesi quando presero la Bastiglia, sperando che la ghigliottina di una sana critica non lo spaventi, ci accodiamo al corteo che celebra la settimana santa dello sport italiano lasciando che il calcio nazionale a zero tituli si goda le settimane al mercato stuzzicando il povero Gattuso che, come il Pozzecco del basket, non sa davvero dover cercarli i talenti per la maglia azzurra, pronto a viaggiare per trovare chi non è ancora scappato verso gli emirati.

Settimana per dazi sportivi belli da pagare al talento, certo meno ossessionanti di quelli sparati sparati nel cielo americano dallo sceriffo sadico dei film di Tarantino, fra sibilare di bombe che non a caso finiscono quasi sempre sui bambini, gli indifesi, a Gaza e altrove come dice papa Leone. Dicevamo settimana da dedicare al talento chiedendo scusa a Luis Enrique, allenatore del Paris Saint-Germain, incubo degli interisti, beatificato fino alla finale del mondiale per club dove un italiano esiliato, il  Maresca che allena i nobili londinesi del Chelsea, quartiere di lusso  lontano soltanto 6 miglia da Wimbledon, gli ha portato via il trofeo consegnato nientemeno che da Terremoto Trump, re del qui lo dico e qui lo nego, benefattore dei più ricchi. Povero Luis, già maltrattato a Roma, riconsacrato in Francia, finito nel parapiglia dove anche Donnarumma cercava di prendere a schiaffi i giocatori del Chelsea.

Certo con meno stile dei tennisti che perdonano persino spettatori maleducati che disturbano il campione al servizio stappando bottiglie di spumante sulle tribune della  vecchia Inghilterra, quelle dove la gente non è sempre da palco regale, da platea dorata fra re di Spagna,  eredi al trono del povero Carlo, Di Caprio o Nicole Kidman. Sicuramente con meno classe del nostro fulvo Jannik Sinner, il figlio che tutti vorrebbero, anche se lui preferisce starsene a Monte Carlo e va a trovare i suoi quando cerca il silenzio, la tranquillità e la pace delle pace delle sue belle  montagne fra profumi alpestri. Eh sì, viva Sinner nel trionfo a Wimbledon, ma anche per come ha fatto dimenticare il povero  Dimitrov che lo stava cucinando, sollevandolo da terra mentre i suoi muscoli lo tradivano quando era due set a zero con il grande rosso che ora avrà il nome sulla coppa di Tiffany. Classe, stile, buon cuore, buon senso, anche se a mentre fredda, poi, ci spiegherà cosa è successo in quello strano pomeriggio all’England Lawn Tennis and Croquet Club.

Spiegazioni che non dovrà farci Julio Velasco adesso che le sue tigri hanno pareggiato il record di vittorie della Nazionale che fu del Barbolini oggi prezioso assistente, mago della mente come il Cahill che con Vagnozzi cura i gesti, il cuore e la testa del campione felice di avere in tribuna amici, parenti, la cara mamma, forse anche felice di non veder nessuno sbarcato da Roma dopo aver festeggiato Verdone e Pozzetto, sapendo bene cosa è ò lo sport, e, visti i premi, cosa vuol dire davvero salute inseguendo una pallina. Pallavolo che vive alla grande, ma speriamo non si adagi borghesemente fra velluti e troppi complimenti. Julio lo sa bene, ce lo diceva  quando la squadra del secolo sembrava imbattibile, ma lui sapeva che il nemico era sempre dietro l’angolo come poi scoprì nell’Olimpiade gli olandesi. Auguri a tutti anche  alla maschile di De Giorgi e lo diciamo senza voler invadere il territorio che è del caro Rapuzzi più che mai deciso a puntare verso il Brasile.

Settimana sacra persino per il ciclismo italiano che sembrava anemico: maglia rosa e vittoria nel Giro femminile per Elisa Longo Borghini, figlia di Guidina Dal Sasso, regina del fondo sugli sci sottili, successo per Milan, il corridore, non la squadra di calcio alle prese con un mercato malvagio almeno sui terzini, impegnata come l’Inter, a bonificare le curve, l’uomo delle volate che ha finalmente vinto una tappa al Tour, cosa che non succedeva  dai tempi del miglior Nibali, troppi anni fa.

Adesso che ci stanno regalando un nuovo anti ciclone che ritarda il cambio del guardaroba, nei giorni dei finti colloqui di pace mentre cacciano la gente dagli ospedali, malati curati male e medici pagati poco, perché i soldi servono a comperare sempre più armi, cerchiamo sollievo festeggiando l’amicizia, i giorni del leone per vecchi amici del glorioso basket, dal Parodi geniale inventore dei Giganti nato, non per caso, nello stesso giorno di luglio di re Giorgio Armani che applaude le nuove sfilate e spera di poterlo fare anche con la squadra di basket che Messina sta rifacendo per l’ennesima volta, garantendo a Poeta, speriamo, massima libertà di critica speriamo se dovesse scoprire troppi veterani a servizio, al Rosolen ultra novantenne  pure lui, che  a Pavia faceva canestro e ha insegnato a tantissimi a farlo, ridando felicità anche a  vecchie campionese un po’ deluse dal professionismo dei tempi.

Aspettando di capire cosa farà il nostro presidente della Lega basket, curiosi di scoprire se davvero il nostro nuoto, al  mondiale in Singapore presenterà, già dal 27 luglio,  lo squadrone che dietro a Paltrinieri, Ceccon e Simona  Quadarella punta sui Giochi di Los Angeles 2028, ci diamo appuntamento a quando i prati del calcio mostreranno giocatori e non figurine, quando anche il basket smetterà di fare soltanto promesse come se davvero fossero le dirette televisive la cura per tutti i mali  del sistema che Petrucci deve difendere con lo stesso giusto vigore che usa per proteggere gli assalti alla diligenza di un Coni che sembra  aver perso forza, idee, mentre la cassa se la tengono i politici.

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