Raggi o Totti?

9 Giugno 2016 di Stefano Olivari

I Giochi Olimpici di Roma 2024 sono soltanto un’ipotesi e nemmeno la più probabile fra quelle in campo, nonostante i grandi media siano tutti impegnati a battere la grancassa per Montezemolo e soci: se uno ha fallito nell’organizzare la massima competizione di uno sport, questo forse il ragionamento dei direttori p.r. che vanno per la maggiore, magari farà meglio organizzando la massima competizione di tutti gli sport insieme. Non sai gestire un’edicola? E noi ti facciamo amministratore delegato di RCS (nel passato è andata più o meno così, con altri ‘manager’ e risultati evidenti). Il leggendario LCDM ha dichiarato che il suo lavoro si esaurirà nel 2017 (qualcuno ci crede?), ma comunque con facce parzialmente diverse l’Italia è la stessa di Italia Novanta e soltanto i Vanzina saprebbero raccontarla nel modo giusto. Questa Italia delle vongole e delle premiazioni come un sol uomo si è scagliata contro lo scenario, più che possibile, di una Virginia Raggi che il 19 giugno batta al ballottaggio Giachetti, il PD e i suoi fiancheggiatori occulti (quasi tutto il centro-destra, con il mito dei ‘responsabili’). Lei e il Movimento Cinque Stelle sono contro la candidatura olimpica, che come è noto deve essere (al di là dei finanziamenti, è evidente che in ogni caso pagherà Pantalone, come è stato per Torino 2006) sostenuta dall’amministrazione della città. E così non si è trovato di meglio che usare l’ariete Totti, strumentalizzando una sua posizione pro Giochi che era nota anche ai sassi (ha addirittura girato uno spot per il comitato promotore), con un messaggio chiaro: se vince la Raggi questi qui daranno la priorità alle buche e agli autobus, non ai Giochi e nemmeno, state attenti, al nuovo stadio della Roma. E così in campagna elettorale, adesso che il gioco si fa durissimo, è sceso quel mondo fra il politico, lo sportivo e l’affaristico che quasi sempre fa blocco unico alzando la mediocre bandiera dei ‘moderati’ e della governabilità. Con la Raggi sindaco ogni accordo pro candidatura farebbe perdere la faccia ai Cinque Stelle, che potrebbero però uscirne con un referendum (quello dei vituperati radicali) che finalmente desse la parola ai romani su un tema senz’altro meno tecnico di una legge costituzionale: Giochi sì o Giochi no? Se vivessimo a Roma voteremmo sì, essendo a favore del fare (lo eravamo anche per quell’inutilità cosmica dell’Expo), ma sarebbe in ogni caso un bene avere un risultato al di fuori dei sondaggi pilotati. Un sì del popolo ai Giochi sarebbe una grande lezione di democrazia data dai Cinque Stelle (uno non valeva uno?) e rinforzerebbe di molto la candidatura olimpica contro città non proprio sfigate come Parigi e Los Angeles. Un no sarebbe un’occasione persa, ma come tante altre: niente per cui ammazzarsi, la vita continua e i costruttori si faranno approvare qualche variante in altre situazioni. Il nostro ‘Di qua o di là’ è però politico e di attualità: Raggi o Totti (ma soprattutto Renzi, Malagò, Letta, Montezemolo, Caltagirone)?

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