Quando l’Avvocato mi telefonava alle sei del mattino

16 Marzo 2021 di Dominique Antognoni

Era il 7 maggio del 1986. Ore 6,09, fuso orario di Bucarest. Squilla il telefono. “Dominique, come va? Spevo che non stessi dormendo”. “No, Avvocato, si figuri”. “Volevo sapeve di questo Bumbescu, secondo te è da povtare alla Juve? Stasera lo vovvei guardare in tv. Mi pave un po’ grezzo e rozzo, non elegante. Sai a me piacciono i difensori come Scirea”. “Avvocato, allora prenda Belodedici, il libero, lui è il difensore più elegante di questo mondo, le piacerà”. “Gvazie, Dominique”. Era la mattinata della finale fra lo Steaua Bucarest e il Barcellona, quella dei quattro rigori parati da Ducadam.

L’Avvocato Agnelli mi chiamava spesso. L’aveva fatto anche a inizio aprile, il 4 per esattezza, il giorno dopo la semifinale contro l’Anderlecht, finita 3-0 con doppietta di Piturca. Erano sempre le sei del mattino o giù di lì a Bucarest, le cinque a Torino. “Scusa Dominique, ho visto ieri seva quel Piturca, gran classe, si muove divinamente, me lo consigli per la Juve? Sai noi abbiamo quevto Pacione, ci ha fatto eliminare nei quarti, ha sbagliato troppo. Vovvei sapere umanamente che tipo è”. “Mah, avvocato, è uno assai introverso, andò anche in prigione perché giocava a dadi, lo ha tirato fuori Ceausescu per farlo giocare nella sua squadra, Viitorul Scornicesti”. “Noooo, ma che stovia mi vacconti, ti vingvazio, mi pave affascinante, ova chiamo io Nicolae e mi pvendo Piturca in cambio di qualche Fiat che abbiamo qui abbandonata, poi aggiungo anche quakche dollavino per i suoi figli, so che amano spevpevave soldi. Gvazie Dominique”.

Insomma, quante volte non mi ha chiamato l’Avvocato e quante risate ci siamo fatti al telefono, Poi dopo la finale del 1989, quella vinta con troppa facilità del Milan contro lo stesso Steaua (Bumbescu non fece nemmeno un fallo su Van Basten, lui che prendeva a calci perfino sua madre: riguardate i gol dell’olandese, fanno sempre ridere), mi chiamò per vedere come stessi. “Mi spiace Dominique, voi dello Steaua avete preso quattro pappine. Pevò ti ho chiamato per un’altva cosa, sai cerco un divettore per La Stampa, ti vovvei al capo del mio giovnale, se ti intevessa ovviamente”. “Avvocato, sono lusingato, però sa non è facile uscire dalla Romania”. “Non ti pveoccupave, chiamo io Nicolae e gli dico di non vompevti i così detti, anzi, ti mando un aeveo, va bene domani mattina?”. “Certo, Avvocato”. “Ti aspetto, ho un gvan bisogno di un divettore con attvibuti. Un’ultima cosa, povtami un pò di salame unghvese, so che lì in Romania lo fanno buonissimo, a Sibiu”. “Avvocato, con immenso piacere, solo che Sibiu è 400 chilometri da Bucarest e qui i mezzi e le strade sono assai problematiche”. “Non ti pveoccupave, chiedo sempre a Nicolae, gli dico di mandave suo figlio con il salame domattina all’aervopovto, così te lo dà, mi piace tvoppo, così domani lo assaggio. Gvazie ancora”.

Mettiamo l’asterisco, perché a volte vengono prese sul serio cose incredibili. Ovviamente in questo post è (quasi) tutto inventato, perché mai Agnelli avrebbe dovuto chiamare uno di 17 anni che manco conosceva e che viveva a Bucarest? Beh, per lo stesso motivo per il quale avrebbe dovuto chiamare quelli che si vantano di essere stati chiamati e che hanno anche avuto il coraggio di scriverlo, a 18 anni dalla sua morte. Cosa cambia rispetto a quello che leggete da vent’anni a questa parte? Tutti i giornalisti, dal più analfabeta al più straccione, si sono vantati di essere stati svegliati dalle chiamate di Agnelli. Ovviamente, secondo le loro menti malate, l’Avvocato li apprezzava, li leggeva con attenzione e poi con loro si faceva delle gran risate.

Ma ve lo immaginate? In tanti dicono che avesse il gusto dell’orrido e del grottesco, ma non pensiamo che fosse un riferimento al mondo del giornalismo. E poi tutto ha un limite. La giornata di Agnelli probabilmente aveva 72 ore, visto tutto il tempo passato a scherzare con i rappresentanti dei media, liquidando in poche battute Boniperti, Trapattoni e gli alti dirigenti della FIAT.  Poi non ci credete che ci abbia proposto la direzione del suo giornale? E perché, cosa ci sarebbe di diverso rispetto a tanti racconti di tanti altri? Nulla. Certo qualche grande firma contattata da Agnelli c’era, perché lui amava il giornalismo e soprattutto i pettegolezzi che i giornalisti non scrivono mai. Ma con Agnelli morto le grandi firme da telefonata all’alba si sono centuplicate. La memoria gioca brutti scherzi, trasformando in amicizia una battuta mormorata di fretta lasciando lo stadio.

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