Piacenza la meno triste

4 Maggio 2014 di Alberto Rapuzzi

La Rebecchi Nordmeccanica Piacenza è Campione d’Italia per il secondo anno consecutivo, demolendo a Busto in gara 3 l’Unendo Yamamay per 3 a 0 e chiudendo la serie con tre vittorie. Alle farfalle  non è bastato l’amore senza limiti dei suoi tifosi, appesi ai soffitti del Maria Piantanida perché altro posto non c’era, con le norme di sicurezza per un giorno dimenticate da qualche parte e con i tifosi piacentini infuriati in quanto non erano stati riservati i posti promessi sulle tribune.

Si parte sperando che questa energia pazzesca ci regali una partita equilibrata ma dopo i primi scambi di studio la Rebecchi allunga, permettendo a una Ferretti formato Mondiale (c’era Bonitta in tribuna) di avere più opzioni vincenti, trovando nella  De Kruijf un braccio armato sottorete implacabile, mentre la Wolosz si aggrappa alla capitana Marcon ma trova poche alternative, non riuscendo ad azionare il fenomeno Arrighetti che rimarrà isolato dal gioco tutta la partita.
Si arriva con quattro set ball per la Rebecchi, due vengono annullati, ma poi gli errori della pesante Garzaro e della giovane Spirito vanificano la rincorsa (22-25).

Il secondo set rappresenta per le bustocche l’ultimo treno, ma si assiste a un vero e proprio massacro: film già visto a Treviso nelle final four di Coppa Italia. Appena voltati ci si trova  7-13  per Piacenza, poi inizia una discesa senza freni. Mejiners disegna sul parquet i punti della sua vendetta verso chi non le diede fiducia, Leggeri sembra una ragazzina e abbatte tutto quello che trova davanti, mentre Lucia Bosetti vola sempre più in alto, assolutamente inarrivabile e si finisce con un umiliante 11-25.

Nel terzo disperato set Busto tenta di rimanere aggrappata alla partita e rimane in vita fino al 14-14, sempre con fatica, soffrendo la sterilità di Ortolani e l’imprecisione di Buijs, poi il killer Bramborova va in battuta per la Rebecchi e apre un mini brek  15-18 che non avrà più ritorno, Coach Parisi lancia la giovane Bianchini nella mischia: lotta da sola contro tutti, circondata dal nulla, non può farcela, finisce 21-25 con le piacentine che festeggiano lo scudetto.

Termina così un campionato in generale piccolo e triste. Busto è stata in questa finale lo specchio della sua stagione negativa: maltrattata in Champions e in Coppa Italia, sesta nella stagione regolare, aveva trovato una fiammata
contro la giovane e ridimensionata Bergamo e con l’Imoco di Conegliano seconda classificata ma vittima delle sue amnesie nei momenti chiave della stagione. In finale si è ritrovata a fare i conti con una realtà formata da alcune giocatrici non all’altezza e che solo l’intenso lavoro di coach Parisi e del suo staff  ha trasformato in qualcosa di competitivo. Sarà fondamentale per il futuro, con le risorse che verranno messe a disposizione, azzeccare le scelte di mercato giuste e ripartire con determinazione e impegno.

Per la Rebecchi è un’altra meritata vittoria. Nell’ultimo anno e mezzo ha vinto tutto in Italia: squadra forte e completa, guidata con luce da Gianni Caprara ha trovato in tutte le sue giocatrici ciò di cui aveva bisogno. Lucia Bosetti, mvp , è l’emblema di una crescita e di un lavoro che hanno valorizzato il talento di tutte. Anche Piacenza, vittima della situazione che sta passando il movimento, con pochi colori all’orizzonte, si dovrà ricostruire. Perché inizierà una diaspora delle sue migliori e del suo comandante verso lidi (Turchia) i cui contratti ti possono risolvere una vita. Ma per parlare di questo e intristirsi ci sarà tempo un’inter estate. Ora per Piacenza solo onore e gloria.

Alberto Rapuzzi, da Busto Arsizio

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