Economia
No Expo, i giovani vecchi che si oppongono a tutto
Stefano Olivari 30/04/2015
L’Expo 2015 non è ancora iniziato e già la cretinaggine giovanile si è manifestata nella sua pienezza, saltando un giorno di scuola (un ‘ponte’ non si rifiuta mai, come insegnano anche i nostri sindacati così attenti a santificare il venerdì) e imbrattando qualche vetrina a Milano, qualche ora prima del concerto di Bocelli, dell’inaugurazione e di tutto il resto. Il vero danno non è ovviamente materiale ma culturale: la retorica dei ‘nostri ragazzi’, scritta da giornalisti borghesi per lettori borghesi che vedono in queste piazzate una normale tappa del percorso di crescita da giovane figlio di papà ad adulto stronzo. Un po’ come due secoli fa si considerava normale stuprare la serva o insultare il cameriere, nel 2015 viene derubricato a ragazzata l’uovo marcio sul carabiniere. E questo senza entrare nel merito di Expo, ma semplicemente come opposizione aprioristica nei confronti di chiunque faccia qualcosa o abbia un orizzonte più vasto della gestione dell’esistente.
Premesso che i soldi pubblici si possono rubare anche nella normale gestione di una ASL o nella costruzione di uno svincolo autostradale, senza bisogno di ‘eventi’ gastronomici o culturali, non si capisce perché una manifestazione incentrata sul cibo, in zone fuori mano (molti manifestanti nemmeno sanno dove siano Rho o Pero) che mai avrebbero avuto nella storia dell’umanità una destinazione, debba creare tanto disgusto a prescindere. E lo diciamo da non amanti né tantomeno beneficiari dell’Expo. Paradossalmente l’unica azione davvero politica è stata finora portata avanti da pochi black-bloc, che hanno tirato sassi alle vetrine di Manpower, una delle agenzie di lavoro interinale che ha curato le selezioni del personale per Expo (ne abbiamo parlato anche qualche giorno fa).
Non stiamo facendo l’apologia di un atto violento, oltretutto di personaggi eterodiretti, ma solo dicendo che almeno ne capiamo il senso e gli obbiettivi. Mentre dire no Expo, no Ogm, no Tav, no Olimpiadi, no a qualsiasi riforma della scuola, senza una motivazione diversa dall’immobilismo è da idioti con tanto tempo da perdere. Chi non vuole lavorare detesta anche che lavorino gli altri, preferendo rifugiarsi in un passato meraviglioso che però ai suoi tempi era presente e in tempi precedenti futuro.