Maniacalità di Tex

21 Marzo 2012 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Rispondendo alla curiosità di molti, anzi di pochi, facciamo un po’ di chiarezza su uno degli argomenti su cui siamo più preparati. Vale a dire Tex, il fumetto più amato dagli italiani di una certa età e di un certo sesso (mai vista una donna leggerlo, a meno che l’alternativa fossero le Pagine Gialle). Il primo Tex nasce nel 1948, per opera delle due firme storiche: Gianluigi Bonelli (il padre dell’editore Sergio, recentemente scomparso) ai testi a Aurelio ‘Galep’ Galleppini ai disegni. Il prezzo del numero 1, ‘Il Totem misterioso’ nel mitico e all’epoca molto diffuso formato a striscia, è di 15 lire, con uscita settimanale. Si va avanti così fino al 1952, quando in un formato ad albo vengono ristampate con cadenza quindicinale le strisce già editate a partire dal 1948, con prezzo variabile (da 30 a 50 lire). Nel 1954 inizia un altro giro di ristampe, in un formato ‘Gigante’ molto simile a quello della serie originale attuale: in totale 29 albi.
Non entriamo nel merito di edizioni particolari e riciclaggi di fondi di magazzino, arrivando al 1958: con il titolo che tutti ricordiamo, ‘La mano rossa’, esce al prezzo di 200 lire il numero 1 di quella che può essere considerata al tempo stesso la seconda serie Gigante ma anche l’inizio della serie originale (all’epoca non originale, visto che si trattava sempre di ristampe) che è arrivata fino ai giorni nostri con ‘I valorosi di Fort Kearny’, il numero 617 acquistato in edicola proprio settimana scorsa. In tutto questo delirio di ristampe proseguiva intanto la serie a strisce, che si è interrotta solo nel 1967 a quota 937 strisce. Tutto poi, ovviamente, riassorbito dal progredire della serie Gigante. Il 1968 è per noi importante come anno in cui sulla serie classica sono iniziate le storie originali (a partire dal numero 96) e non più quelle già pubblicate sulle strisce. Non entriamo nemmeno nella discussione sugli albi spillati e sulle edizioni post-censura (correggendo anche una semplice spalla nuda, che non avrebbe turbato neppure un ergastolano), oltre il maniacale anche per i nostri parametri. E arriviamo ai prezzi, limitandoci alla serie che ora consideriamo originale (la seconda serie Gigante, come detto partita come ristampa). Le strisce dal 1948 al 1952 possono, per dare un’idea, tranquillamente raggiungere i 10mila euro, così come in zona 5mila si arriva con i primi numeri della serie Gigante, ma ci sono in giro troppo pochi pezzi perché si possa parlare di un vero mercato. Di sicuro la soffitta del nonno appena deceduto può essere piena di sorprese, state attenti a buttare via con leggerezza vecchi fumetti. Ma dicevamo della serie arrivata ai giorni nostri, il cui primo numero nella versione non censurata vale più di 2mila euro. Più si va avanti più il prezzo cala, mantenendosi in zona 100 euro fino a quasi il numero 50 ma con sbalzi a seconda di errori e correzioni che impressionerebbero anche un collezionista di francobolli. Inutile considerare un patrimonio le ristampe più recenti, dalla ‘Tre Stelle’ a quella molto ben fatta e a colori uscita con Repubblica, passando per la plastificata TuttoTex: valgono poco più (in certi casi meno) del prezzo di copertina. Concludendo? Non abbiamo il feticismo dell’edizione originale, non siamo Umberto Eco e nemmeno Marcello Dell’Utri, secondo noi il vero collezionista è quello che vuole avere tutte le storie nello stesso formato perchè ama leggerle e non per fare lo sborone con altri collezionisti. In altre parole, ci piace discutere di Yama o di Proteus, ma non di quella particolare rilegatura.


Twitter @StefanoOlivari

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