Loco a Marsiglia, Bielsa oltre lo storytelling

1 Aprile 2021 di Indiscreto

Esiste qualcosa su Marcelo Bielsa che non sia stato detto o scritto? Sì, che l’attuale guida tecnica del Leeds United sia soprattutto un allenatore di calcio. Non un guru onnisciente e nemmeno una macchietta di culto, ma una persona coerente che nel corso della carriera è passato, in rapporto al valore dei giocatori, da buoni successi a grandi fallimenti (su tutti l’Argentina del Mondiale 2002) ma che ha quasi sempre lasciato un bel ricordo in chi ha lavorato con lui. Questo e molto altro c’è nell’interessante Loco a Marsiglia – Storia di un amore fra Bielsa e la città, scritto da Fabio Fava e appena uscito per Edizioni inContropiede.

Il libro in realtà è pieno di riferimenti a un po’ tutta la carriera di Bielsa, pur essendo centrato sull’anno del Loco alla guida dell’OM, dall’estate 2014 a quella 2015. È uno dei momenti peggiori nella storia del club, che nemmeno è qualificato per una coppa europea, che ha seri problemi finanziari e che deve però anche essere all’altezza del rinnovato Velodrome. La campagna acquisti non è da leggenda, i colpi sono Batshuayi e Alessandrini, ma la squadra per gli standard della pompatissima e inguardabile Ligue 1 è buona: Gignac, Thauvin, André Ayew, il futuro genoano e milanista Ocampos, il futuro juventino Lemina, il futuro granata Nkoulou, il futuro costoso acquisto del Manchester City Mendy.

Loco a Marsiglia è il racconto appassionato e appassionante di quella stagione, in cui l’OM di Bielsa fu in lotta per il titolo fino quasi alla primavera, prima di crollare e di arrivare quarto, a due punti dalla qualificazione per la Champions. Il merito di questo libro è quello di parlare di calcio, riducendo al minimo il facile storytelling sull’allenatore nativo di Rosario (quindi la terra promessa dello storytelling, come se il Newell’s avesse una sua nobiltà rispetto al Cosenza o al Colo Colo), all’epoca di Marsiglia già sessantenne. Anche lo stesso rapporto con la città è costruito tramite il calcio, al contrario di altri guru Bielsa non è un tuttologo.

Bravissimo a creare un buon ambiente in quasi ogni contesto, Bielsa, fra l’altro apprezzato dai calciatori anche per un’educazione rara. Bravissimo a teorizzare l’idea di un calcio offensivo, anche se quando gli fanno notare che la sua squadra è stata dominata lui (la frase è citata anche in un punto del libro) se ne esce con un adaniano “Conta la quantità degli attacchi, non il possesso palla”. Insomma, anche dopo questa lettura non capiamo, sarà un nostro limite, dove risieda il mito di Bielsa e perché un culto simile non sia mai stato riservato a Mazzone, Reja, Sonetti e Rumignani.

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