Il laureato Napier

9 Aprile 2014 di Stefano Olivari

Shabazz Napier è stato il più grande spot a favore della NCAA da molti anni a questa parte. Non tanto per ciò che ha fatto in campo trascinando verso il titolo Connecticut, visto che ogni torneo ha il suo eroe, ma perché 3 anni fa avrebbe potuto tentare la carta NBA o più concretamente di un paio d’anni ‘pay’ in Europa prima del grande salto. Ottimo comprimario nella squadra del titolo 2011, guidata da Kemba Walker in campo e da Jim Calhoun in panchina, ha resistito anche a situazioni deprimenti come l’anno di stop (inflitto al college, non a lui) per scarsi risultati accademici e l’uscita dalla ‘vecchia’ Big East per confluire nella meno televista AAC, con relativo calo di prestigio rispetto alla presenza in power conference. In altre parole, per mantenere la promessa di laurearsi fatta alla madre Carmen, Napier ha perso molte posizioni nel draft, anche se qualcuna la riguadagnerà di certo dopo le prestazioni nel torneo in una squadra che il debuttante coach Kevin Ollie (per il quale hanno speso grandi parole i suoi ex compagni Kevin Durant e LeBron James) è stato costretto a costruire sugli unici due che la mettono, cioè Napier e l’altra guardia Boatright. Facendo la media dei più attendibili mock draft, Napier è attualmente nella parte bassa del primo giro anche se l’aura della March Madness potrebbe spingerlo intorno alla ventesima chiamata (per fare un paragone italiano, Alessandro Gentile è dato da molti come undrafted dopo mesi di grande considerazione). Esiste infatti una corrente di pensiero, anche giornalistica, che sostiene che chi rimane al college per 4 anni sia uno sfigato e che probabilmente abbia qualcosa che a livello NBA lo farà fallire: magari anche solo la mancanza di sicurezza nei propri mezzi. Una corrente che trova normale che Kentucky sia fondata regolarmente ogni anno solo sui freshman, grazie alle capacità di reclutatore e al carisma di Calipari. Però, quando si va sotto al livello delle potenziali super-stelle, la convenienza personale nel rimanere al college sembra evidente. Con la laurea in sociologia che prenderà fra qualche settimana Napier ci farà poco, ma di sicuro una mente più viva lo aiuterà a gestire meglio ciò che otterrà nella carriera professionistica e, in generale, ad evitare i comportamenti a volte demenziali di chi arriva troppo presto al successo (fra 19 e 22 anni la distanza non è proprio la stessa che c’è fra 49 e 52). Questo dal punto di vista di Napier, sul piano tecnico super-giocatore da pick and roll che nella peggiore delle ipotesi dominerà in Eurolega. Oltre alle persone ci sono però anche la pallacanestro e i soldi: secondo questi ultimi due parametri Napier è stato più utile alla NCAA e a Connecticut, i cui studenti-atleti hanno la fama di somari (senza offesa per i somari), che non il contrario.

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