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L’Asus nella manica

Stefano Olivari 04/09/2012

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Il Nexus 7 della Asus è il tablet di Google, tanto per essere sintetici. Anche se formalmente è della Asus (che scoop). Adesso è arrivato anche in Italia, due mesi dopo l’esordio americano. Il suo principale difetto è che è meno mediatizzato e meno ‘ideologico’, a livello di adesione, di un iPad o di un Kindle (fra poco i grandi annunci, fra mini IPad e Kinlde Fire), mentre i pregi sono molti. Intanto il prezzo, 249 euro. E poi il fatto che l’azienda taiwanese lo abbia sviluppato insieme a Google, proiettando quindi subito l’utente in un mondo che ben conosce, fra Gmail, YouTube, Chrome precaricato, Street View, eccetera. Da noi per il momento sarà disponibile solo la versione Wi-fi, in attesa di quella 3G che può far sorridere chi vive in una metropoli ma non chi è ogni giorno costretto a fare di tutto per mendicare un segnale. Display da 7 pollici, processore quad core (traduzione del nonno multimediale: quad core sta per quattro nuclei di microprocessori e quindi migliore, anche se a volte solo in teoria, capacità di elaborazione rispetto, per dire, al Dual Core) Nvidia Tegra 3, leggero (340 grammi) e ci fermiamo qui con i dati copiati dal sito ufficiale, a cui vi rimandiamo. Il suo punto di forza è la nuova versione di Android, la 4.1, nome in codice Jelly Bean (ci ricorda il padre di Kobe Bryant), mentre la sfida ai concorrenti sarà portata dal Google Play Store, il negozio online che fra eBook e videogiochi proverà a creare un sistema militarizzato come quelli di Apple e Amazon. Nostro parere di utilizzatori finali (giusto dei tablet)? Al contrario di altre iniziative da ‘follower’ di Google, tipo Google Plus, dove non si percepiva il vantaggio dell’utente nell’abbandonare le sue certezze (nel caso Facebook), qui più che il prezzo potrebbe essere premiante mettere in mano al quarantenne della situazione un qualcosa che già gli sembra di conoscere grazie alle applicazioni più note del vecchio Google. Che poi questa facilità lo induca a saccheggiare lo Store è un altro discorso. Anche perché, visto che tutto è percezione, il consumatore Google lo vediamo come uno da ‘tutto gratis’ mentre quello Apple e Amazon ha già il concetto di prezzo nel suo Dna.

Twitter @StefanoOlivari, 4 settembre 2012

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