La parabola di Ward

11 Gennaio 2007 di Stefano Micolitti

Il 1977 portò altri prodotti con passato ABA. HENRY WARD, guardia-ala del Brill Cagliari, il più grande saltatore che io abbia mai visto, era una cosa incredibile. Piuttosto rotondetto, non era un saltatore esplosivo, ma saliva in cielo al rallentatore, galleggiava e non smetteva mai di salire. Aveva una buona tecnica di tiro, ma assolutamente senza parabola. Infatti andava così in alto che il suo release point era ben sopra il ferro, di fatto tirava da fuori dall’alto in basso !…Contro il Cinzano fece un riscaldamento pazzesco, schiacciate di tutti i tipi comprese alcune 360° con varianti ed una staccando dalla linea di tiro libero. A quello spettacolo un allora, dirigente dell’Olimpia posizionato in tribuna si girò in cerca di consensi esclamando a voce alta: ”Ma cos’è ??..il circo ?!?!”. E tutti di rimando annuivano:”Siiiiì…pazzesco, orrore, vogliamo solo gancioni e tiri piazzati !!!!”. Ragionarono così ancora un po’ di anni, poi decisero che vincere era più divertente ed allora arrivarono Cureton, Carr, Carroll, Barlow, McAdoo, Vincent, Dawkins, ma questa è un’altra storia. Tornando a Ward, in quella partita fece pietà, ma comunque non vedevo l’ora che tornasse a Milano contro la Xerox per assistere di nuovo allo show durante il riscaldamento. Finalmente venne il giorno, ma sorprendentemente Ward nella ruota non piazzò nemmeno una schiacciata. Volevo piangere: il ragazzo comunque esaltò la folla in quella che notoriamente è la parte più eccitante del riscaldamento, due sotto a rimbalzo e gli altri a tirare da fuori. Ogni volta che Ward si alzava in jump da fermo, dagli spalti partivano autentici urli ed ovazioni (mai più visto nulla di simile), ma d’altronde non ho mai visto più nessuno saltare come Ward. Per la cronaca in quella partita, finita 117-106 per noi, ce ne mise 36 segnando da tutte le parti. Questo era Ward, streak shooter con enormi potenzialità fisiche, ma poco altro…con San Antonio (ABA) nel 75-76 tra regular season e playoffs ne mise 20 su 25 da tre !!…tirava complessivamente col 48% con 5.5 ppg in 11 minuti a partita, ottimo contributo in minutaggio assai ridotto. Certo se davanti a lui non avesse avuto The Iceman e James Silas… Compagno di Ward quell’anno fu STEVE PUIDOKAS, armadio a quattro ante con mano piuttosto morbida. Sul centrone di Cagliari girava la seguente leggenda metropolitana: partita di campionato, 2 contro 0 in contropiede, Puidokas passa la palla al mitico Vascellari per un facile layup. La barbuta ala sale per appoggiare a canestro e Puidokas, che gli correva a fianco, accelera improvvisamente si alza ed inchioda uno stoppone da paura sulla faccia del compagno !!!…grandioso. A Siena fa la sua comparsa GEORGE BUCCI, capelli lunghi e basettoni, altro reduce dei New York Nets a giungere nel bel paese. Ercolino era una guardia ipermuscolare e di una lentezza altrettanto iper. Realizzatore, discreto rimbalzista, buon tiro da fuori, particolarmente abile a portare il difensore in post basso per poi punirlo in fade away grazie all’altezza e ad una elevazione superiore. Se in giornata, assolutamente immarcabile. E i former Nets non sono finiti…A Bologna sponda Virtus arriva JOHN ROCHE, guardia stra-tecnica (come tutti gli stranieri Virtus di quegli anni) e tiratore straordinario. Capelli lunghi come Bucci ma fisico da impiegato di banca, jumper vecchio stile con release point davanti alla faccia. 317 partite ABA con 12.6 punti di media e 47% dal campo. 162 partite NBA con 8.4 di media e identica percentuale. Un solo anno a Bologna e poi la sua migliore stagione NBA a Denver con 11.4 e 48%. Altro newcomer del 1977 GARY COLE o, per meglio dire, ABDUL JEELANI. Arrivò a Roma semisconosciuto, ma lo rimase per poco…nei due anni trascorsi nella capitale furono rare le partite in cui ne mise meno di 40. Ala lenta e con gambe alla McMillen, ma assolutamente immarcabile…gli lasciavi mezzo metro e ti ammazzava da fuori, gli stavi addosso e ti schiacciava in faccia dopo esserti andato via con un milione di movimenti. Poco interessato alla difesa, rimbalzista mediocre e passatore scarso, una macchina da punti che ebbe una discreta stagione a Portland (9.6 col 51%) e una assai meno a Dallas. Poi ritornò a devastare, ancora a lungo, le italiche retine in quel di Livorno. Discretamente spettacolare nel riscaldamento, poteva dare di più. Val la pena ricordare anche le orride divise marroni del Fernet Tonic indossate, tra gli altri, da STEVE HAYES…lungagnone biondo con baffoni e tiro instoppabile che partiva altissimo (alla Sutter). Dopo l’Italia, 6 anni nell’NBA con 6 squadre diverse e medesima mediocrità. Degni di menzione anche CLYDE MAYES, centro ala di Vigevano, fisico impressionante e faccia cattivissima. Anche lui con un release point altissimo e mano molto morbida, dominante; RANDY DENTON, monumentale pivottone torinese con ottimo passato ABA e discreto NBA: arrivò pompatissimo ma non rese come ci si aspettava. Idem per BILL PATERNO, ex Notre Dame, look da fotomodello ma poco incisivo sul parquet: discreto tiratore e poco altro. A Roma a far coppia con Sorenson arrivò OTTO MOORE, centrone barbuto ex di tante squadre ma soprattutto dei New Orleans Jazz che seguivo con particolare simpatia, anche se il mio cuore era dichiaratamente a Philadelphia. Un black che si chiama Otto non è male…Ma quando l’ho visto giocare ho capito il perché. Probabilmente il ragazzo era in origine un biancone teutonico che chissà per quale motivo si era dato una mano di nero. Insomma chiaramente un black fasullo, che giocava come Lucarelli…

Stefano Micolitti
smicoli@tin.it

Share this article