Il cesto è noia

19 Luglio 2007 di Stefano Micolitti

Non ce ne vogliano i tifosi di Washington, ma la franchigia si è sempre distinta nella sua storia per una certa piattezza e per uno stile di gioco assai noioso, con l’unica eccezione della squadra primi anni Settanta con The Pearl e Gus Johnson; anche il team del titolo 1978 non ha certamente lasciato tracce indelebili, nonostante le due finali raggiunte, diciamolo, più per demeriti altrui che per meriti propri. Comunque grande solidità e costanza di risultati per una quindicina d’anni e poi, dai primi anni ’80 fino ad oggi, il nulla o quasi, ravvivato ogni tanto dall’acquisto di qualche veterano a fine carriera come Moses, Gus Williams, Spencer Haywood, Dan Roundfield, Bernard King ed MJ, che però non ha mai dato i dividendi sperati. I grandi talenti della franchigia nel recente passato, come Webber e Rasheed Wallace, hanno raccolto molto di più altrove (e quest’anno avrebbero potuto anche raccogliere insieme, non fosse stato per le loro colpe ed i meriti di LeBron James). In sede di draft la franchigia parte benissimo, scegliendo nelle sue prime due stagioni quelli che poi diventeranno Rookie of the Year, Bellamy ‘61 e Dischinger ‘62 al secondo giro…nel ’62 al terzo giro pesca anche Don Nelson e prosegue con Gus Johnson nel ’63 al secondo giro e Jerry Sloan nel ’64 sempre al second round…l’anno seguente sceglie nuovamente Jerry Sloan che finalmente scende in campo con i Bullets e nei tre anni successivi infila un tris di prime scelte che cambieranno il volto della franchigia: Jack Marin, Earl Monroe e Wes Unseld. Poi tanti altri buonissimi pick, facilitati ovviamente dallo scegliere sempre tra i primi, ma anche tanti bidoni, tra i quali ci piace ricordare i folkloristici Mel ‘Turp The Human Burp’ Turpin e LaBradford ‘Nice game Michael’ Smith, il primo famoso per le sue imprese a tavola (detto anche ‘Dinner Bell Mel’) e il secondo famosissimo per averne messi 37 contro MJ ed avergli fatto i complimenti a fine partita…MJ prese nota e, quando si rincontrarono, gliene mise 36…nella first half !!! L’ultimo nella lista è la prima scelta assoluta del 2001, Kwame Brown, tipico esempio di ragazzo che doveva farsi qualche anno di college per imparare a giocare. Ma veniamo ai consueti award.
BEST SHOOTER – Poca suspance…nonostante egregi esponenti come Monroe, Marin, Chenier, Dandridge, Rex Chapman, Tracy Murray…il miglior tiratore della storia dei Wizards per noi è Jeff Malone. Tecnica perfetta e risultato conseguente, Jeff è stato uno dei più bei tiratori, dal punto di vista estetico, nella storia del basket. Memorabile un suo canestro allo scadere, dall’angolo cadendo fuori dalla riga di fondo che diede la vittoria ai Bullets in una partita contro contro Detroit. In 13 stagioni NBA 48% dal campo e 87% dalla lunetta.
BEST PASSER – Prima Baltimore e poi Washington hanno sempre avuto una tradizione di backcourt molto solidi ed assai poco flashy, con le eccezioni di Monroe, Strickland e Porter. Mentre Black Jesus non passerà certamente alla storia per le sue qualità di passatore, Strickland e Kevin Porter sono stati due veri artisti del passaggio, maestri del penetra e scarica (sia sotto, che fuori) grazie a mani e piedi rapidissimi e ad una visione di gioco assolutamente superiore. Ai due aggiungerei anche Tom Henderson, play della squadra del titolo, poco appariscente e con numeri di assist non paragonabili a Porter e Strickland, ma molto continuo ed efficace nel servire l’uomo libero, a guidare la transizione e a dare palla sotto ad Hayes ed Unseld. Non c’è, a nostro parere, un chiaro vincitore, ma, dovendone scegliere uno, andiamo con Strickland, giocatore di maggiore impatto rispetto agli altri due.
BEST DUNKER – Franchigia molto simile ai Celtics per quanto riguarda la carenza di veri specialisti…anche qui non c’è molta storia: Jordan è arrivato ai Wizards ormai con esplosività ed elevazione dimezzate, Stackhouse ha giocato sì due annate, ma per noi è sempre stato un dunker molto sopravvalutato e poi scampoli di stagione giocati da alcuni fenomeni come Billy Ray Bates, dunker pazzesco ed idolo della Baker League a Phila…ma 15 partite in maglia Bullets sono un po’ poche per qualificarsi. Dicevamo che non c’è molta storia, nonostante i saltatori di oggi, il miglior dunker nella storia dei Wizards non può essere altri che Gus Johnson. L’importanza del contributo di ‘Honeycomb’ allo sviluppo della schiacciata è fuori discussione, Gus è stato il primo non centro ad inchiodare in partita con continuità e a fare della schiacciata un’arma devastante. Distrusse tabelloni ben prima di Darryl Dawkins. Elevazione e potenza uniche nel decennio…fu, senza dubbio, il Doctor J degli anni ’60, anche se il fatto di giocare in una franchigia mediocre non lo fece apprezzare come avrebbe meritato.
Con la fine della storia di Washington Wizards ed antenati andiamo in vacanza (si fa per dire) anche noi, dandovi appuntamento per la ripresa a pieno regime della Settimana Sportiva. Sul basket anni Settanta ed Ottanta abbiamo molti progetti, oltre che materiale infinito, in queste settimane penseremo a come incanalare il tutto. Qualche mese fa eravamo convinti che questa rubrica dovesse avere un termine, sicurezza che ci è stata tolta dal suo successo (certe puntate sono state lette ‘davvero’ da oltre 10mila persone, mentre contando i semplici click arriviamo a vette ancora più impressionanti) e soprattutto dai sentimenti contenuti nelle centinaia di mail ricevute. Solo effetto nostalgia, più per la nostra adolescenza che per Chuck Jura o World Free? Secondo noi sotto al basket c’è di più: se torneremo, promettiamo di farlo con qualche buona idea. Intanto grazie di esservi emozionati insieme a noi…

Stefano Micolitti
smicoli@tin.it

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