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Pallacanestro quotidiana

La NBA di Obama

Stefano Olivari 07/11/2012

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Barack Obama è stato rieletto ieri presidente degli Stati Uniti, direbbe il manuale del chi-cosa-quando-dove che il web ha meritoriamente riportato in auge lasciando alla carta stampata temini e sfoggi di erudizione. Il premio Nobel meno meritato della storia ha molti pregi, fra cui quello di non venire da una famiglia di politici o di miliardari (anche se la sua infanzia da ceto medio non può nemmeno essere paragonata a quella povera di Lyndon Johnson o a quella povera e disperata di Bill Clinton, tanto per rimanere nell’era moderna) ed ovviamente quello, ma vale anche per i repubblicani, di doversi pagare la campagna elettorale mendicando donazioni presso grandi corporation e piccoli fan. Fra questi ultimi i personaggi della sua-nostra amata NBA, con cifre che ci ha segnalato l’amico Miky dopo la lettura del sempre eccellente Hoopshype. Il dettaglio delle donazioni evidenzia che non sempre i più ricchi mettono in campo più soldi, anzi. La classifica dei proprietari o azionisti pro-Obama è guidata da Robert Epstein e Stephen Pagliuca dei Celtics, da Robert Johnson e Michael Jordan dei Bobcats, da Ted Leonsis dei Wizards e da Bruce Ratner dei Nets), tutti con 5mila dollari a testa (a volte il prezzo pieno di due posti courtside). Alla luce del sole anche i 5mila, sempre pro-Obama, del commissioner David Stern. Fra i proprietari prevalenza di romneyani, ma Obama si difende comunque bene. Il presidente rieletto domina invece fra i giocatori, nessuno comunque con più di quelli che per loro sono bruscolini (ricordiamo che il contratto annuale minimo è di circa 900mila dollari e non riguarda in pratica nessuno). Campioni pro Obama in maniera fattiva: Carmelo Anthony, Vince Carter, Baron Davis, Grant Hill. Per non parlare delle dichiarazioni di voto, ma senza mettere mano al portafogli, da LeBron James in giù. Pro Romney, fra i grandi nomi, nessun giocatore e la cosa sinceramente non sorprende. Il novanta per cento dei giocatori NBA ha la pelle nera ed il voto pro Obama ha spesso le stesse connotazioni razziste (e diciamolo!) di buona parte dei voti contro Obama. In più l’ignoranza spesso abissale di questi ragazzi fa sì che in molte scelte si facciano dettare non da grandi ideali (possono essere tali, semplificando i programmi, sia la giustizia sociale di Obama che la libertà individuale di Romney: noi preferiamo la seconda in quanto più onesta, ma è davvero questione di gusti) o dalla convenienza (in tal caso qualche voto repubblicano avrebbe dovuto statisticamente esserci), ma da quella che sembra ‘la cosa giusta’ secondo quello che si dice in giro e che la stessa NBA (oltre a Stern, hanno votato in massa per Obama anche i dirigenti di alto e medio livello della lega, dal successore designato Adam Silver a Mike Bantom) giudica essere più giusta in termini di marketing.

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