La maglia di Buffone

14 Aprile 2009 di Stefano Olivari

Lippi testimonial contro la contraffazione? Non delle convocazioni in Nazionale, almeno per il momento, ma delle magliette. ”Zambrutta, Buffone, Poni, Grasso”: i nomi storpiati degli azzurri sono lo slogan partorito dal creativo (vieni avanti, creativo) della situazione per la campagna contro la contraffazione che ha come testimonial proprio l’uomo che non deve spiegare perché convoca Pepe e non Cassano. Una campagna che fra poco il Ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione con la Federcalcio, avvierà su stampa, radio e tv per trasmettere il concetto che la contraffazione danneggia tutti i cittadini. Al di là dello scherzo e della solidarietà umana verso l’ultimo anello della catena che è costretto a vivere di espedienti (nessuno sogna di camminare 12 ore sotto il sole trasportando 100 chili di borse false), si tratta di un crimine. Che toglie allo stato almeno un quinto dell’Iva teoricamente incassabile e costringe le aziende oneste a chiudere. Tutto giusto, ma discutibile avere come testimonial la mitica ‘azienda calcio’: che fuori dai suoi stadi, e a volte anche dentro, tollera la vendita di prodotti contraffatti e quando proprio vuole rispettare la legge si inventa porcate come il merchandising ‘ufficioso’, cioè prodotto su licenza (sarebbe meglio dire tolleranza) ma senza il marchio dello sponsor tecnico. Con tanti saluti a Nike, Adidas ed Erario.

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