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Calcio

La devozione di Tirzan

Stefano Olivari 23/04/2009

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Con Antonio Conte in panchina sarebbe stato scudetto sicuro, con Lippi sarebbe arrivata in abbinata anche la Champions. Chissà se il commissario tecnico più amato dai dirigenti dell’Udinese ha parlato anche di questo, nel summit di Recco con Blanc in cui pietosamente si è scritto che l’argomento fosse Amauri (come se l’amministratore delegato bianconero fosse un impiegato dell’anagrafe). Questi sono più o meno i messaggi che chi vive di Juventus sta gettando in pasto al suo popolo pagante, che reclama la testa di Claudio Ranieri dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia adesso trasformatasi improvvisamente in un grande obbiettivo mancato. L’aspetto grottesco della vicenda, al di là dell’evidenza che vede seconda in campionato una squadra che per somma di valori (diciamo pure figurine, ma quelle le hanno tutti) sarebbe da terzo posto, è che nessuno, e sottolineiamo nessuno, attacca gli Agnelli-Elkann o quel che ne rimane per la loro assenza (di finanziamenti): la colpa è di dirigenti colpevoli di avere l’aspetto dei golfisti e dell’allenatore che non vende fumo (e quindi nemmeno copie). In questo senso il Tuttosport di oggi è emblematico: fotona di Cobolli-Blanc-Secco-Ranieri e titolo ‘Restate tutti?’. Poi magari si dovrebbe anche spiegare perchè non sia ancora stato preso Diego, da trent’anni ad un passo dalla firma. Ma ognuno (noi compresi) scrive di solito quello che il suo pubblico vuole leggere, come confermato dai cori dell’Olimpico: ”Gianni Agnelli presidente”. Come se i suoi eredi fossero pronti a chissà quali sacrifici, con il cattivo Cobolli a vanificare i loro sforzi. Negli ultimi trent’anni in Italia è cambiato tutto, ma la devozione di Tirzan nei confronti di ‘Agnello’ (video) è rimasta uguale.

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