Juventopoli, l’ostile Juve e gli addetti ai livori

24 Luglio 2023 di Daniele D'Aquila

Ho da sempre una passione per le inchieste giornalistiche, si tratti di reportage alla tv o libri inchiesta su argomenti scottanti. Sono però un fruitore piuttosto avido, e pretendo sempre che l’inchiesta mi lasci qualcosa, soprattutto informazioni, in una metaforica speranza che accada lo stesso per il resto dell’umanità. Mi sono approcciato pertanto al libro JUVENTOPOLI – Scudetti falsati & altre storie poco edificanti di Maurizio Pistocchi e Paolo Ziliani con curiosità da una parte e circospezione dall’altra, perché se da una parte sono un antijuventino dichiarato (ritengo la Juventus un cancro non solo del calcio ma dello sport intero, al pari del ciclista Lance Armstrong o le atlete della Germania dell’Est, con riflessi che peraltro esulano dal mero sport viste le implicazioni della famiglia proprietaria sull’intero sistema paese…) dall’altra sono una persona molto esigente: a mio modo di vedere l’inchiesta non deve né nutrire né smentire i pregiudizi di un lettore ma solo evidenziare i fatti acclarati.

Questo libro ha sicuramente il pregio di far luce sull’ultimo scandalo che ha visto protagonista la Juventus e la sua dirigenza, e lo fa mostrando i fatti per quello che sono, con prove documentali e citazioni dalle intercettazioni dei protagonisti ai verbali dei procedimenti giudiziari, in un modo tale da non consentire supercazzole giustificatorie neanche al tifoso juventino più beceramente talebano: avete presente quando Luttazzi in un programma tv diceva “Questo TG andrà in onda in versione ridotta per venire incontro alle vostre facoltà mentali…”?! Ecco…

I fatti sono narrati chiaramente: i rapporti equivoci di mutuo soccorso con altre società vassalle che fungono addirittura da bancomat e vengono ripagate poi in vario modo aggravando la situazione, plusvalenze effettuate attraverso valutazioni fuori dal mondo di giocatori dal valore dubbio, bilanci truccati, illeciti amministrativi di vario tipo che addirittura portano alle dimissioni di dirigenti juventini sconcertati dal superamento di certi limiti, eccetera.

Soprattutto il libro ha un merito principale, quello di chiudere la bocca a quanti sostengano che le plusvalenze sono legali, che le fanno tutte e quindi la Juve non sarebbe colpevole di nulla. Il libro in realtà chiarisce, casomai ce ne fosse ancora bisogno, come la Juve sia stata perseguita non per le plusvalenze in sé (in quanto legali) bensì per violazione del famoso articolo 4 sulla lealtà sportiva, in quanto dalle intercettazioni e dai verbali appare evidente come tutte le dinamiche sopra descritte servissero come vero e proprio sistema abituale atto modificare i bilanci fingendo che i conti fossero a posto e quindi a consentire l’iscrizione della Juventus ai vari campionati. Uscendo dall’ambito meramente sportivo ed entrando un po’ di più nel tecnico, è interessante anche il principio contabile Ias 38 par. 45 (vi sento googolare da qua!), in base al quale secondo quanto suggerito dagli ispettori Consob la principale voce di ricavo che ha sostenuto i bilanci di Juventus FC negli ultimi anni era scorretta, come peraltro ammesso indirettamente dalla difesa juventina con una gaffe clamorosa durante il processo.

Per i particolari vi rimando alla lettura del libro, che di meriti ne ha anche altri secondari, come quello di porre il dubbio sulla regolarità delle competizioni (a fronte di rapporti così simbiotici tra società teoricamente avversarie) o quello di denunciare l’insabbiamento da parte della stampa mainstream di tali vicende processuali (esilaranti certi titoli dei giornali che mettono in evidenza gli intenti battaglieri della Juventus nei vari processi a carico invece di illustrare ai lettori la materia del contendere), ma diciamo che il senso della pubblicazione è sicuramente quello di spiegare a tanti profani cosa sia successo e perchè.

Cosa zavorra un libro così potenzialmente esplosivo? Be’, sicuramente il tono degli autori, lo scheletro della narrazione e l’intento dispregiativo che si avverte tra le righe. Di fronte a tali elementi di prova basterebbe citare fatti e documenti che il libro sarebbe già scritto da sé, ma gli autori non resistono alla tentazione di un tono sarcastico che fa quasi immaginare le risatine sadiche durante la scrittura. Lungo le pagine si fa fatica a seguire il filo logico, le dinamiche si intuiscono singolarmente ma alcuni lettori potrebbero faticare ad inserirle nel disegno generale a causa dei continui avanti e indietro coi relativi rimandi nella narrazione: in certi frangenti più che un libro scritto da due giornalisti professionisti appare uno sfogo astioso di un tifoso avversario al Bar Sport. La Juve è la Juve, la sua storia parla chiaro e non possiamo cadere dalle nuvole. Mi sfugge però il senso di citare tanti elementi che nulla hanno a che fare con i procedimenti in questione o il rinvangare vicende passate (Calciopoli) o parallele (l’esame di italiano di Suarez) o addirittura di nessun senso (ma cosa ce ne frega dell’atteggiamento arrogante di Paratici o dell’antipatia nei suoi confronti da parte di Cherubini?!).

L’antijuventinismo degli autori (che non sarebbe di per sé un difetto poiché essere tifoso, pro o contro che sia, non significa essere automaticamente in malafede) li ha perfino portati a soffrire di ejaculatio precox, facendo uscire il libro forse un po’ in anticipo. Manca infatti un approfondimento sulla conclusione della vicenda finita in maniera peraltro curiosa: riassumendo barbaramente, un buffetto per la Juventus e una scudisciata per l’ex-Presidente Andrea Agnelli, forse con non troppa insoddisfazione in alcuni rami della famiglia. Ma non vogliamo cadere nelle facili illazioni ed insinuazioni basate su gossip finanziario, altrimenti la nostra critica sarebbe ancor meno credibile di quanto forse sia già. Insomma, anche le tempistiche della pubblicazione tradiscono un fervore savonarolesco che mi fa immaginare gli autori con la bava alla bocca che battono furiosamente sui tasti.

Il rischio, così facendo, è quello non solo di nutrire le istanze dei tifosi juventini che vedono in questo libro solo un tentativo di infangare l’universo juventino ma anche e soprattutto di distrarre l’occhio dell’osservatore (juventino, anti-juventino o neutrale che sia) dalle vicende in sé, già da di per sè perfettamente emblematiche di un certo ciclo juventino (quello di Agnelli & Paratici), un certo ambito (quello sportivo-finanziario), un certo ambiente (quello calcistico italiano). Un vero peccato.

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