Io sono un imprenditore

29 Settembre 2009 di Dominique Antognoni

di Dominique Antognoni
1. Se per caso volete sapere l’ora e vi imbattete in De Laurentiis vi consigliamo di lasciar stare, tenendovi la curiosità. Rischiereste di avere come risposta un sermone dalla durata infinita. Invece di “Sono le tre e dieci” il simpatico (così dicono i giornalisti al seguito, memori del fatto che gli allenatori passano ma i proprietari in genere durano di più) presidente inizierebbe a raccontarvi la storia della sua vita, i suoi film, la sua esperienza nel mondo imprenditoriale (perché se non lo avete ancora capito lui fa l’imprenditore, lo ripete in media sette volte al minuto, non sia mai che uno non l’avesse ancora capito). Parla, parla, parla. In più è lento e prevedibile, noioso e autoreferenziale al massimo, sicuro che il mondo intero stia con il fiato sospeso nell’aspettare il suo vangelo. Ci avete fatto caso? Inizia una frase e dopo due parole sai già dove andrà a parare, ma lui ci arriva dopo un quarto d’ora.
2. Su Sky, nella trasmissione che precede le partite, parla a dismisura senza rendersi conto che ci sono pure altri a dover scambiare opinioni con Ilaria D’Amico e i suoi ospiti. Gli allenatori alle 15 devono sedersi in panchina, lui invece no, ha tutto il tempo del mondo e se ne sta là, comodo comodo, si mette in posa come un re antico e sbrodola verità avvolte in una finta modestia. A vederlo ti sembra di essere a teatro e di assistere ad un monologo della durata infinita. Manca solo il farsi una domanda e darsi una risposta, come da Marzullo. Poi va sempre fuori tema, tu gli chiedi di Hamsik e lui inizia da Hollywood e dal suo aereo che parte il 6 di ottobre, vuoi sapere di Donadoni e ti racconta dei suoi attori. Evidentemente tiene a ripetere pure questo: i suoi collaboratori lo venerano, nell’ambiente é famoso per essere generoso e giusto, bla bla bla.
3. Nello studio sono imbarazzati, vorrebbero fermarlo ma non c’é verso. Un po’ perché é lento nell’esprimersi e gli vogliono lasciar finire la frase, un po’ perché fa tenerezza, un altro po’ per l’età e perché magari temono la sua reazione. Robe del tipo “io nella mia lunghissima attività imprenditoriale ho sempre rispettato le opinioni altrui per cui gradirei non fossi interrotto, da 30 anni faccio film e e e e”. E’ sempre scontento, certamente per finta, perché non é Florentino Perez ma De Laurentiis e ha comprato il Napoli non il Real. La squadra é modesta e occupa il posto che le compete, gli anni di Maradona sono lontani: metà classifica o giù di lì, nessun tecnico oggi farebbe meglio. A occhio il licenziamento dovrebbe essere un sollievo per Marino e lo stesso sarà per Donadoni. Immaginatevi la scena: Marino, criticabile ma almeno competente, che parla di calcio vero e De Laurentiis che ovviamente la sa più lunga e già pronto per dire la sua. Dei monologhi ai calciatori non vogliamo neanche parlare: un’ora di discorso, con i giocatori che pensano “Che pizza questo, però ci paga e alla fine dobbiamo dargli ragione”. Non invidiamo i suoi dipendenti. Non abbiamo un’idea sul De Laurentiis produttore, speriamo solo non prosciughi di energie la gente alle nove del mattino. Certo lui parla per il tuo bene, perché vuol capire e farti capire. Devi essere onorato di essere destinatario del suo sermone. Gli uomini che sono nel suo libro paga forse devono abbassare la testa, ma il resto d’Italia trova De Laurentiis semplicemente ridicolo. Come i giornalisti, bravi a deridere un calciatore perché sbaglia un congiuntivo ma sempre pronti a prendere sul serio chi paga anche se fa discorsi sconclusionati. Scommettiamo che stasera a casa Marino si festeggia?
dominiqueantognoni@yahoo.it
(in esclusiva per Indiscreto)

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