Milano da non bere
Intellettuali al ragù
Erminio Ottone 06/03/2007
di Erminio Ottone
42 – Erminio Ottone ha provato a frequentare un locale di quelli che si definiscono alternativi, trovando la solita ottusità ed il solito culto dell’apparenza. Con l’aggravante che chi lo frequenta crede di essere migliore del popolo di Corso Como…
Ben ritrovati, nottambuli milanesi. Per voi che vagate nel buio di questa città senza luce, ecco un nuovo locale secondo il nostro modesto giudizio da evitare: il Ragoo di viale Monza. Ma prima di parlarvene, una premessa è doverosa. Il vostro Erminio Ottone ha raccolto l’invito di un amico lettore, che suggeriva di girare al largo dai posti canonici del non-divertimento milanese per puntare piuttosto su punti d’incontro alternativi. Tra le sue segnalazioni c’era appunto il Ragoo, luogo che Ottone già conosceva e del quale non aveva un’opinione positiva. Ma veniamo al dunque: cosa propone questo locale? Si trova in viale Monza 140, di fianco allo Zelig, e da anni spera di brillare di luce riflessa grazie alla vicinanza col famoso tempio della comicità presunto-intellettuale. Il Ragoo si presenta da anni come punto di ritrovo di una clientela ‘alternativa’, di gente che si ritiene ‘di sinistra’ in quanto vestita in modo trasandato e dedita alla cannabis. Niente di più sfigato che porsi come nemici del culto dell’apparire, vivendo però di banalissimi luoghi comuni legati all’apparenza… Sì insomma, avrete capito che Ottone sta parlando di un posto popolato di personaggi tipo “non spendo cifre per vestirmi e mi faccio le canne, quindi sono intellettuale, democratico e di sinistra”. Il guaio è che da un po’ di tempo il locale ha iniziato a ‘girare’ ed è molto più frequentato di qualche anno fa… La conseguenza è la solita: simpatia e cortesia tipicamente milanesi, spocchia dei baristi e dei gestori che supera i livelli di guardia. Il ragionamento (un po’ di destra, e quindi in contrasto con le loro presunte idee) che spinge questi individui a comportamenti censurabili è quello ormai riscontrabile in tutti i locali che hanno un minimo di successo: “gli affari vanno bene, noi facciamo i soldi, quindi noi siamo fighi e voi clienti siete merde”. Fatte le debite premesse, passiamo a parlare di una serata molto particolare. Ottone raggiunge un gruppo di amiche che di tanto in tanto si ritrovano al Ragoo per due chiacchiere, due balli e un drink in compagnia. Ordina una consumazione: 8 euro, senza scontrino (non pensate male: forse nella confusione il nastro si è inceppato, oppure a noi il prezioso foglietto è scivolato di mano). Poi offre a un amico: stavolta lo scontrino arriva puntuale. Infine, ultima consumazione prima di andar via: altri 8 euro, niente scontrino (anche qui probabilmente un caso, magari ce l’hanno dato e noi nella confusione non ce ne siamo accorti: vietato trarre conclusioni affrettate, come dicono gli opinionisti televisivi garantisti) e l’assicurazione dal barista che il locale rimarrà aperto abbastanza per terminare il drink. Dopo 5 minuti lo stesso simpatico individuo che aveva venduto a Ottone l’ultimo drink, inizia a cacciare via la gente: “Ragazzi, una casa non ce l’avete? Qui dobbiamo pulire, si chiude!”. La gentilezza è un’altra cosa, ma sapendo di essere a Milano, tutto questo si può accettare perché rientra nella consuetudine. Ma il peggio arriva poco dopo… Ottone e i suoi amici/amiche si intrattengono fuori dal locale, nel cortile, davanti all’ingresso dello Zelig. Arriva il barista e invita tutti ad uscire dal cancello del cortile per andare sul marciapiede di viale Monza. A questo punto un amico di Erminio si rivolge al simpatico lavoratore della notte milanese: “ Ah scusa, non avevo capito com’era il meccanismo… Dovete chiudere anche il cancello, giusto?”. La risposta del barista è da calci nel culo: “Te lo spiego io il meccanismo… E’ che tu e i tuoi amici vi levate dal cazzo, così noi ce ne andiamo a dormire”. Niente male davvero: la simpatia milanese la si trova ovunque, nel fighettismo di corso Como e nei luoghi alternativi del divertimento… Ma quello che Ottone ha trovato al Ragoo è veramente il peggio della Milano by night: professarsi di sinistra ed essere solo contro il profitto degli altri (non certo contro il proprio), montarsi la testa perché si guadagna qualche euro, simpatia e snobismo da Costa Smeralda… Allora meglio farsi un giro nello squallore di corso Como: si vedranno uomini montati vestiti tutti uguali e gnocche insipide attratte da un drink offerto o da un’auto sportiva… Ma almeno nessuno di loro oserà mai dichiararsi intellettuale o fedele a valori ed ideologie superiori.