Milano da non bere
L’ombra dell’Antropiovra che fu
Erminio Ottone 23/07/2009
di Erminio Ottone
Cari amici, gli appelli lanciati da Erminio Ottone per la salvezza dell’Antropiovra non sono serviti, le sue grida d’allarme sono diventate rintocchi di campane a morto… L’Antropiovra non c’è più!
O meglio: c’è ma è come se non ci fosse, finge di agitarsi nell’acqua per dare all’esterno una parvenza di vita mentre in realtà si lascia morire senza lottare.
Eppure è stato anche quest’anno nell’Isola della Luce, ha illuso i suoi discepoli di essere sulla via del completo recupero etico e morale, disattendendo però sul più bello quei valori di libertà, leggerezza e trasgressione da lui un tempo predicati. Ogni donna gli sembrava la più bella, la più pura, la più incantevole creatura che si potesse incontrare, finendo per imporgli una complicata questione morale: come poter allungare i tentacoli su donne tanto perfette, se già a casa ad attenderlo aveva la donna perfetta? Concentrazione di glicemia oltre la soglia di attenzione, nell’Isola della Luce… Per fortuna non mancavano le donne imperfette e così i vecchi discepoli dell’Antropiovra hanno portato avanti quelle attività tentacolari un tempo esclusiva del loro ex eroe. Ma veniamo ai fatti. Il primo non gravissimo, il secondo di una gravità inaudita.
Eppure è stato anche quest’anno nell’Isola della Luce, ha illuso i suoi discepoli di essere sulla via del completo recupero etico e morale, disattendendo però sul più bello quei valori di libertà, leggerezza e trasgressione da lui un tempo predicati. Ogni donna gli sembrava la più bella, la più pura, la più incantevole creatura che si potesse incontrare, finendo per imporgli una complicata questione morale: come poter allungare i tentacoli su donne tanto perfette, se già a casa ad attenderlo aveva la donna perfetta? Concentrazione di glicemia oltre la soglia di attenzione, nell’Isola della Luce… Per fortuna non mancavano le donne imperfette e così i vecchi discepoli dell’Antropiovra hanno portato avanti quelle attività tentacolari un tempo esclusiva del loro ex eroe. Ma veniamo ai fatti. Il primo non gravissimo, il secondo di una gravità inaudita.
PRIMO FATTO – Nell’Isola della Luce, l’Antropiovra e Ottone conoscono due ragazze. Due chiacchiere al bancone, punto di incontro e di inizio di tante avventure estive, e poi via, in un altro locale con loro. Ancora non è successo niente, ma si capisce che le due ragazze sono della specie “godo, ergo sum”. Essendo italiane, chiaramente provano a fingere una moralità eccessiva che nessuno richiede e a cui nessuno crede: “Guarda che però non succede niente stasera. Non metterti in testa strane idee”… Ovvio che, introducendo l’argomento, le due ragazze dimostrano di avere assolutamente in testa “strane idee”. Ebbene, sanno tutti come funziona in questi casi: dai loro l’illusione di non dare tutto per scontato, giri un po’ attorno alla cosa, ti mostri interessato alla loro vita, al loro lavoro e alle loro passioni e poi concludi. Questo almeno avrebbe fatto l’Antropiovra quando era paladino dell’etica e aveva la missione di smascherare le finte “virgo lignae”. Stavolta no, terrorizzato dal ritrovarsi nella condizione di doverci provare, l’Antropiovra coglie subito la palla al balzo e ribatte alla ragazza: “Certo che no, sono fidanzato, non posso fare certe cose. Io cerco l’amicizia”… La ragazza, sbalordita, maschera il disappunto con un sorriso amaro (non può fare di più, in fondo è stata lei a dire “guarda che non succede nulla”), l’Antropiovra si allontana un istante ma Ottone non lo perde di vista: lo vede appartarsi in un angolo buio del locale, davanti a uno specchio. In quello specchio, evidentemente, vede solo l’ombra dell’Antropiovra che fu: una lacrima, poi un’altra… L’Antropiovra si lascia andare a un pianto silenzioso e contenuto, facendo appello all’ultimo briciolo di dignità che gli è rimasto.
SECONDO FATTO – Quell’ultimo briciolo di dignità viene buttato via in una calda serata milanese di luglio. Cena “only for men”, con tanta voglia di scambiarsi racconti surreali su vita, donne e amicizia. Ottone e i suoi amici non abbandonano l’Antropiovra che sta affondando e lo invitano sulla fiducia, ma restano delusi. L’Antropiovra infatti inizia a dire che si aggregherà alla cena solo per il dolce, dopo un aperitivo in un locale vicino al ristorante insieme alla sua fidanzata e alle amiche di lei: “Chiamami quando finite il secondo”… Detto e fatto. Azzannato l’ultimo boccone di fiorentina Erminio chiama l’Antropiovra e rimane impietrito di fronte alla sua risposta, colto da un misto di sdegno, dolore, rabbia, tristezza, compassione. Dopo aver tentato invano di nascondere l’imbarazzo di chi non è libero di decidere cosa fare, l’Antropiovra sfodera infatti la frase con cui butta nel cesso il suo ultimo briciolo di dignità: “Erminio, purtroppo il ristorante è troppo lontano per venire a piedi, e troppo vicino per venirci in macchina e cercare parcheggio”. !!!!!!! Finita la frase, Ottone ha l’impressione di sentire il rumore dello sciacquone: il cesso ha ingoiato per sempre l’ultimo briciolo di dignità dell’Antropiovra, i suoi valori, i suoi insegnamenti. Era tanto difficile dire “Ho deciso di rimanere con la mia fidanzata”? L’incapacità di dirlo dimostra l’infelicità dell’Antropiovra, la consapevolezza della sua condizione e la vergogna che questa condizione gli procura. Tornando a casa dopo la bella serata, Erminio riflette e pensa che gli manca l’Antropiovra che fu… Accende l’ipod e come per magia ecco la solita canzone che fotografa il momento: “Dear friend/ what’s the time/Is this really the borderline?/ Does it really mean so much to you?/ Are you afraid or is it true?” (“Caro amico, che ore sono? Siamo davvero arrivati al limite? Significa davvero così tanto per te? Hai paura o è tutto vero?”… Purtroppo è tutto vero.
PS: nell’Isola della Luce brillano alcuni calciatori minori (quelli di grido vanno nella fighettissima e milanesissima Formentera). Tra questi il giovane romanista Rosi, visto all’opera ad uno dei famosi aperitivi sulla spiaggia dove la gente balla, salta, beve e si scambia limoni. Ebbene: il grado di ubriacatura immediatamente successivo a quello di Rosi poteva essere soltanto la morte… Incapace di stare in piedi, di stare seduto, di tenere gli occhi aperti, di articolare una risposta alla domanda “come stai?”, il ragazzo viene preso di peso dal suo compagno Okaka e da un altro amico: lo portano lontano dalla folla, dove qualcuno potrebbe riconoscerlo, lo trascinano sulla sabbia a peso morto come fosse un fantoccio disarticolato e lo portano a vomitare lontano… Il giorno dopo Rosi è ancora in pista, con la faccia di chi è felice di essere ancora lì dopo essersela vista brutta: guarda gli altri divertirsi e beve acqua, sembra aver imparato la lezione. Ottone è sicuro che l’episodio non avrà strascichi: l’Isola della Luce ti rigenera e ti restituisce alla vita come una persona migliore. Dopo essere stati nell’Isola della Luce, molti calciatori hanno visto decollare la loro carriera: chiedere a Giorgio Chiellini.
(in esclusiva per Indiscreto)