Il tifo dei migliori

6 Luglio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Che cosa ha fatto di male Federer a Rino Tommasi e Gianni Clerici? Nelle quattro ore e passa di telecronaca della finale, seguite religiosamente su Sky, ce lo siamo chiesti più volte. E in maniera non tifosa, visto che avremmo apprezzato la vittoria di Andy Roddick: il primo successo a Wimbledon gli avrebbe cambiato la vita e la carriera (non che la vittoria allo Us Open 2003 e le precedenti due finali a Londra siano da buttare, c’è chi è ritenuto un campione solo per qualche corrida in Davis), mentre allo svizzero il sesto ha dato solo una riga in più sul libro dei record al termine di una partita dominata dalla prima palla di servizio come nemmeno un vecchio Ivanisevic-Rosset. Ha esordito Clerici dicendo che ”chi dice che Federer è il migliore di tutti i tempi è ignorante”: il solito ovvio discorso sul fatto che si può essere considerati i migliori solo nella propria epoca, se non fosse che verso la fine lo stesso commentatore ha esaltato Laver ed osservando in tribuna il telecronista McEnroe (altro suo bersaglio) e lo spettatore Borg si è spinto a dire che ‘questi sì giocavano a tennis’. Federer (ieri peraltro in versione ridotta: ace, poche risposte e rovesci quasi solo tagliati e/o trattenuti) no, invece. Tommasi gli ha retto il gioco sottolineando che l’attuale numero due del mondo ”non è nemmeno il migliore di oggi”: opinione libera, ma espressa con un tono che non viene riservato nemmeno agli show di Fognini. Per non parlare dell’ironia spesso pesante riservata alla povera Mirka, rea di non essere il solito troione da tribuna (personaggio fisso del tennis insieme all’allenatore para-guru ed all’amico dalla professione indefinibile). E allora? Non facendo parte della parrocchietta, non conosciamo l’antefatto: un’intervista rifiutata (ma avevamo da poco visto Federer ospite a Sky nello studio di Meloccaro), un invito a cena saltato, uno sponsor sbagliato, le possibilità sono molte. Trasporre il tifo dalla squadra (o città, nazione, paesello, associazione) alla conoscenza personale del singolo, tipica degli sport in cui tutti conoscono tutti, è un modo diverso di tifare. Forse migliore, perchè prescinde da logiche di appartenenza, ma comunque fastidioso anche per chi aveva più simpatia per Roddick.
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