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Il nuovo Martin Mystère
Paolo Morati 14/12/2016
Ogni ‘bonelliano’ che si rispetti ha il suo personaggio preferito. Chi Tex (come il direttore), chi Dylan Dog e chi, come nel nostro caso, Martin Mystère. Già, perché le storie del Detective dell’Impossibile ci accompagnano fin dall’ahinoi ormai lontana adolescenza. Per cui tra qualche tempo non potremo che immedesimarci ancor più anagraficamente e non solo avventurosamente con l’archeologo residente al numero 3/a della privata Washington Mews di New York. Stiamo parlando del vecchio Mystère, quello che i cultori sono abituati a conoscere su carta da oltre 34 anni. Da poco è infatti stata lanciata una nuova serie dal sottotitolo ‘Le nuove avventure a colori’, contratto in NAC, presentata da Alfredo Castelli come una sorta di reincarnazione, pensata come se il personaggio fosse stato ideato al giorno d’oggi.
Il primo capitolo mensile (ne sono per ora previsti dodici, appena uscito il secondo), si intitola Ritorno all’impossibile, e lo abbiamo letto di getto per cercare di capire se, come e quanto conservava dello spirito del BVZM. Si parte subito con un mistero, a cui fa seguito un inseguimento, una lotta con un’entità fuori dal comune e infine un’immersione nello spazio alternativo. Dunque tutti gli elementi narrativi a cui siamo abituati e che gli autori (un gruppo battezzato i Mysteriani) hanno pensato bene di raccogliere in questa puntata d’esordio. Relativamente al disegno ammettiamo invece di doverci fare un po’ l’abitudine, essendo così legati alle rughe ed espressioni del suo alter ego di vecchia generazione, così come i colori che nella loro modernità digitale allontanano il classico bianco e nero.
Tra le differenze già evidenti l’ambientazione (il nostro è residente a Firenze) e il compagno d’avventure (il neanderthaliano Java va in pensione a favore di un più attuale, ma per ora decisamente meno carismatico, Max). Ricompaiono l’arcinemico Sergey Orloff e l’avvenente Diana Lombard, non ancora sua eterna compagna (gli sviluppi sono ancora tutti da vedere), nonché alcuni ganci come le comunanze di copertina con lo storico ‘Gli uomini in nero’, l’espressione ‘diavoli dell’inferno’ e il riferimento ironico a un aggeggio alla ‘Flash Gordon’. In definitiva tutto sommato non male questa prima uscita, per un’idea dichiaratamente di derivazione televisiva (o meglio nata sulle ceneri di un progetto che non ha mai preso forma, al contrario di quello animato per ragazzi), e di fatto ringiovanita anche per far presa su un pubblico meno adulto e più attuale. Parallelamente in edicola continuerà a uscire il Martin Mystère tradizionale, con il quale dovrà giocarsela nel corso del prossimo anno per poi tirare le somme sul futuro di entrambi. Che, da appassionati, speriamo sia più che roseo.