Il mondo al contrario

29 Agosto 2023 di Stefano Olivari

Il generale Roberto Vannacci è lo scrittore dell’anno: dopo aver letto il suo Il mondo al contrario ne siamo certi e non soltanto per le vendite, che comunque su Amazon sono un mistero alla pari di quelle del circuito tradizionale. Almeno l’azienda di Bezos non le spara grosse, anzi non le spara proprio, al contrario degli editori seri con le loro fascette ‘100.000 copie vendute’. Libro letto con fatica non perché sia scritto male, anzi è su un discreto livello per un libro autoprodotto e quindi senza editing, ma per la varietà dei temi trattati. Più che un saggio è infatti un manifesto politico, propedeutico alla discesa in campo di Vannacci o di altri che cavalchino l’Italia da lui raccontata, e quindi si passa dagli scenari geopolitici alla famiglia, dalla produzione di energia al mondo LGTBQ+, dall’immigrazione al fisco. Classico caso di libro di cui si sente parlare ma citando quelle frasi che il generale ha detto nelle varie interviste, quindi probabilmente è stato più acquistato che letto. La leggendaria frase “Basta batacchi fra le gambe negli spogliatoi femminili” nel libro non c’è, per esempio.

Il sospetto è legittimo, perché le posizioni di Vannacci suoi vari temi dividono la destra ed in parte anche la sinistra, perché più che un eversore il generale ci sembra un conservatore, uno che rimpiange un piccolo mondo antico dove tutti stavano al loro posto rispettando le regole: e cosa c’è di più conservatore della sinistra italiana? Poi è chiaro che lo spazio politico evocato da Il mondo al contrario è a destra e fuori da un Fratelli d’Italia il cui vertice cerca sempre di superare un qualche esame di bon ton o, peggio ancora, dei mercati, turandosi il naso ed improvvisandosi europeista, atlantista, addirittura garantista: come ha osservato qualche mese fa Massimo Fini, l’Italia è l’unico paese al mondo in cui i politici di destra, tranne qualche eccezione stigmatizzata dai media, non chiedono legge e ordine. Da un partito di destra nella nostra ingenuità ci aspetteremmo la pena di morte per l’omicidio volontario, trent’anni di carcere per lo stupro, venti per la frode fiscale, cose del genere. Chissà se la scomparsa di Forza Italia farà cambiare qualcosa.

Il buonsenso, che non a caso scrive Buonsenso, evocato da Vannacci fin dall’introduzione è il filo conduttore di un libro che, se letto, dimostra di essere trasversale. Nella parte sull’ambientalismo, per dire, Vannacci sottolinea l’ipocrisia di un’Italia che vieta coltivazioni OGM ma che produce le sue eccellenze del territorio in gran parte grazie a OGM importati. così come quella di spingere le auto elettriche senza preoccuparsi del modo in cui l’energia viene prodotta. Il generale si sofferma molto proprio sull’energia, oggi base della geopolitica e della sovranità più di quanto siano le armi, sottolineando l’autolesionismo del no al nucleare.

Chiaramente una delle parti che hanno fatto più notizia è quella sulla società multiculturale e multietnica, con una tesi non nuova (molti antropologi e qualche politico, De Gaulle il più famoso, l’hanno scritta meglio) ma di sicuro contro il mainstream mediatico: la convivenza di più civiltà è pacifica soltanto quando c’è una civiltà dominante che impone un suo codice, non tutte possono avere la stessa importanza in uno stato. Va da sé che l’immigrazione incontrollata secondo Vannacci non sia un fenomeno irreversibile, del genere ‘Questa è la storia, non ci si può opporre’, ma qualcosa che vada senza mezzi termini impedito.

Nonostante interviste e lanci d’agenzia è molto più sfumata la parte sul mondo LGBTQ, con una chiave interessante: il problema con gli appartenenti a queste categorie e con i media di riferimento non è morale, ma statistico. Una percentuale minima della popolazione (in Italia fra il 2 e il 3% di quella sopra i 16 anni) non può essere così sovrarappresentata mediaticamente, culturalmente e politicamente. Del resto, questo lo scriviamo noi e non Vannacci, basta osservare la differenza statistica fra gli ospiti di un programma Rai e i propri conoscenti di qualsiasi ambiente, addirittura anche del giornalismo. Da questo nasce un’agenda politica folle, in cui ci si dà battaglia pro o contro l’utero in affitto invece che sui diversi modi di produrre energia.

Insomma, Il mondo al contrario pur non essendo eversivo lo è diventato più di tanti libri dichiaratamente eversivi, perché al di là del merito delle singole idee o proposte vuole cambiare un paradigma: non è che tutto ciò che esiste e che succede debba essere accettato passivamente, con un’alzata di spalle e considerazioni del genere ‘I tempi stanno cambiando, è così’. No, non è così. Il mondo al contrario è quello in cui le regole di convivenza di una volta sono state sostituite da un unico pensiero socialmente accettabile e da comportamenti dal basso che trovano sempre sponde ideologiche o giustificazioni. Uno scollamento incredibile fra il citato buonsenso e la lezioncina quotidiana dei media. Teniamo per la fine il motivo per cui la lettura del libro ci ha sì interessato ma anche addolorato: l’Italia del generale Vannacci è quella in cui siamo cresciuti, ma non quella che siamo stati capaci di portare avanti e meno che mai di migliorare.

stefano@indiscreto.net

 

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