Il Giappone senza sesso

25 Ottobre 2013 di Biro

Da un po’ di tempo un amico del direttore di Indiscreto, tale Tani, parla prevalentemente di sesso: il calcio lo ha deluso e il baseball non lo accende più (stanotte i Cardinals si sono portati sull’1 a 1 nelle World Series, io sono crollato dopo il sesto inning con i Red Sox in vantaggio). L’argomento mi interessa il giusto, visto che uno dei miei precedenti gestori (non voglio dire padroni, ma di sicuro nemmeno amici visto ciò che mi hanno fatto) ha provveduto alla mia castrazione. Insomma, ho raggiunto la pace dei sensi e quindi ho potuto leggere con distacco l’interessante articolo dell’Observer segnalato da Tani. Non che il direttore o lo stesso Tani siano troppo lontani dalla mia condizione, ma non divaghiamo. In pratica nel titolo dell’articolo di Abigail Haworth, ‘Perché i giovani giapponesi hanno smesso di fare sesso?’, c’è già molto. Il resto lo dicono le statistiche demografiche e gli studi: il 61% degli uomini e il 49% delle donne giapponesi non sposati/e nella fascia 18-34 non hanno alcuna relazione in corso, nemmeno da una botta e via. Di più: secondo un altro sondaggio il 45% delle ragazze (e il 25% dei ragazzi) giapponesi nella fascia 16-24 non è interessato al sesso nemmeno in teoria, al di là del fatto di non praticarlo. Evidenti le prospettive demografiche di questa situazione, più discutibili quelle sociali anche senza citare i soliti hikikomori (in pratica ragazzi che vivono da reclusi in casa ma al tempo stesso grazie alla tecnologia sono in contatto con il mondo). Se tenessimo una rubrica di cazzeggio sull’inesistente New York Star, alla Carrie Bradshaw (la giornalista interpretata da Sarah Jessica Parker in Sex and the City), ci porremmo la seguente domanda: vivere senza sesso, o con il sesso collocato molto in basso nella classifica dei propri interessi, è una malattia o una liberazione? Perché in questo tipo di articoli, da quelli seri a quelli pruriginosi, c’è un pensiero unico di partenza: il sesso è un valore. Poi uno psicoanalista te la può infiocchettare meglio, ma chi sfoglia la Gazzetta spiegazzata sopra il frigo della Sammontana non è lontano da questo assunto di base. In ogni caso è significativo che questi record siano del Giappone, paese che mai nella sua storia è stato preda delle tremende religioni ‘rivelate’  e che riconduce le altre (buddismo e scintoismo le principali) a una sorta di rielaborazione localistica o addirittura individuale.

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