Il cinema è finito

17 Novembre 2021 di Stefano Olivari

Di qualche giorno fa è la notizia che il cinema Odeon di Milano, ma potremmo anche dire il cinema X della città Y da tanto simili che sono queste storie in tutto il mondo, chiuderà 5 delle sue 10 sale per diventare nel 2024 un centro commerciale di lusso: un genere di negozi che nel centro di Milano non manca, ma i proprietari avranno fatto i loro calcoli e noi stessi pur non frequentando negozi di lusso non siamo nemmeno stati una sola volta, negli ultimi dieci anni, all’Odeon.

Dove in prima visione ai nostri tempi ci siamo gustati da Fuga per la vittoria a Top Gun, passando per Rocky IV e tanti altri film non esattamente d’essai, che in seguito alle varie guerre agli automobilisti avremmo trovato più comodo vedere in altri cinema. L’ultima volta in cui ci abbiamo messo piede era ancora almeno in parte proprietà di Berlusconi e Benetton, per dire l’epoca.

La spiegazione dei partner commerciali dell’operazione, letta sul Corriere della Sera, sembra studiata apposta per farci iscrivere ad un gruppo paramilitare, a QAnon, o almeno ai gilet gialli, ma purtroppo ha un senso: “Negli ultimi anni, molte delle storiche sale cinematografiche milanesi sono state ridestinate, mantenendo il loro fascino originale attraverso riqualificazioni virtuose legate al mondo retail, diventando veri e propri luoghi iconici per trasmettere il valore del brand alle persone. Il nuovo disegno degli spazi dell’Odeon porterà nel centro di Milano un grande nome del lifestyle retail contemporaneo, protagonista del mondo fashion o tech, ma anche dell’automotive o dell’entertainment“. In altre parole: magari sentiamo il fascino di certi marchi ma non li colleghiamo più al loro prodotto originario. E pazienza se le città sono ormai tutte uguali anche nei loro centri.

La mazzata definitiva al cinema, che continua ad avere un senso per giovanissimi da Pixar, giovani e pseudointellettuali, mentre la classe media è stata conquistata dalle serie tv, è stata data dal Covid e dalle relative limitazioni: solo il pensiero di tenere la mascherina per due ore ci fa soffocare. Poi l’amore per i ‘nostri’ cinema, l’Ariosto, il Mexico, il Gloria, ci ha riportato lo stesso in sala negli ultimi mesi (rientro avvenuto con il piattissimo Tre Piani, con Moretti sceso a livelli da fiction di Rai 1), ma onestamente di meno e un po’ violentandoci.

Siamo cresciuti in mezzo a dibattiti del genere ‘Il cinema è finito’ quando il cinema non era affatto finito ed anzi erano gli anni del boom dei generi, quindi adesso che è finito sul serio non proviamo quasi più niente se non la nostalgia standard per i bei tempi andati e addirittura per quando si poteva fumare, tortura che abbiamo subito da piccolissimi al cinema Adriano sotto casa nostra.

È finito il cinema come sala, se non come appendice di altre attività in un centro commerciale, ma non crediamo siano finiti i film, anzi l’opera unica, un’ora e tre quarti in cui ci si spara ogni idea invece di stiracchiarla per dieci episodi, in mano ad artisti veri ha ancora un futuro. Certo un futuro casalingo, da home theatre, per spettatori vestiti come profughi su un divano pieno di macchie e briciole, con il film per noi maggioranza silenziosa inserito fra Peppa Pig e Buffa racconta Politano.

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