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Mon amour

I principi del Parco

Stefano Olivari 21/02/2007

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L’Aranycsapat di Puskas, Boszik e Kocsis, l’Olanda di Cruijff, Neeskens e Krol, il Brasile di Ademir e Zizinho; per chi ama veramente il calcio non sono solamente i vincitori veri e propri quelli che fanno la storia o che restano nella memoria. Ci sono squadre che vanno al di là dei trofei alzati e dei titoli vinti, squadre che non hanno mai vinto nulla ma sono entrate per sempre nel cuore degli appassionati, per le emozioni che hanno dato nelle grandi partite e per il mito tutto romantico dell’eroismo e dell’impresa anche nella sconfitta. Se escludiamo il Mondiale svedese del 1958, quello dei 13 gol di Just Fontaine, quello di Kopa, Piantoni, e Jonquet eliminati dal Brasile di Pelè in semifinale, la Francia non è mai stata una grande potenza del calcio mondiale, battuta brutalmente e sistematicamente da Italia, Germania, Inghilterra e tutte le altre nazioni europee e non, raramente protagonista ad una Coppa del Mondo e presente tra i club in Europa ad alto livello solo con lo Stade de Reims della metà degli anni Cinquanta. Il movimento calcistico francese vive anni davvero bui in seguito al ritiro dei talenti della generazione di Kopa; la Nazionale non se la passa bene, nel dicembre 1961 perde a San Siro lo spareggio-qualificazione per il Mondiale cileno contro la Bulgaria, nel 1966 si qualifica ma l’avventura inglese non va granchè: ultimi nel girone con un misero pareggio contro il Messico. E’ la Francia di Jean Djorkaeff (padre di Youri), una squadra sostanzialmente senza grande talento e povera di giocatori in grado di fare la differenza. Nel 1970 è la Svezia, nel girone di qualificazione, a precederla: non basta schiantare 3-0 nell’ultima partita al Parc des Princes gli Scandinavi, tutto era stato già irrimediabilmente compromesso da una sconfitta interna con la Norvegia, in un minigirone a tre squadre (all’epoca l’Uefa aveva venti federazioni in meno…). Ancora un tentativo, per il Mondiale tedesco del 1974, ancora un ostacolo difficile da superare per raggiungere le migliori squadre in Germania Ovest: il gruppo 9 di qualificazione, di nuovo a tre squadre, mette di fronte a les Coqs i solidi Irlandesi e soprattutto l’Unione Sovietica vice-campione d’Europa in carica, che pochi mesi prima aveva perduto la finale dell’Europeo 1972 contro la Germania di Gerd Muller e del miglior Gunther Netzer di sempre. Si apre al Parc des Princes il 13 ottobre 1972 proprio contro i Sovietici, a decidere la partita è un coup-franc da 20 metri dell’attaccante del Saint-Etienne Georges “Le canon” Bereta, un tiro che Rudakov non vede nemmeno partire; un mese dopo però la Francia cade al Dalymount Park di Dublino contro l’Irlanda di John Giles: Jean Michel Larquè pareggia il gol iniziale di Gerald Conroy ma ad un quarto d’ora dalla fine l’Irlanda passa ancora con Ray Treacy; in questa squadra brilla già un ventiduenne difensore della Guadalupa di nome Marius Trésor, a centrocampo le stelle sono Henri Michel e Serge Chiesa, davanti la coppia è composta dal già citato Bereta e da Hervè Revelli, attaccante di grande forza che milita nel Saint-Etienne. Maggio 1973: ritorno al Parc des Princes, partita tirata fino a dieci minuti dalla fine quando proprio Serge Chiesa porta in vantaggio i Bleus, passano solo cinque minuti e Mick Martin pareggia. Tutto si decide allo stadio Lenin di Mosca, dove ai Sovietici, che hanno battuto due volte su due l’Irlanda, potrebbe bastare un pareggio; gli attacchi francesi si infrangono contro l’ottimo Evgeni Rudakov, poi a dieci minuti dalla fine un fuoriclasse di vent’anni di nome Oleg Blokhin porta in vantaggio l’Urss, il suo compagno d’attacco Vladimir Onitchenko raddoppia tre minuti dopo e per la Francia non c’è nulla da fare. Per tornare al Mondiale bisognerà aspettare la venuta del messia di Joeuf, con tre partecipazioni consecutive ricche di gloria, prima di cadere di nuovo nella polvere per 12 anni (qualcuno si ricorda Emil Kostadinov?) e trionfare nell’edizione ospitata nel 1998. Postilla curiosa: all’epoca i Mondiali li giocavano 16 squadre (magari c’è anche chi non lo sa) e tra un’europea ed una sudamericana era previsto uno spareggio. Proprio all’Unione Sovietica venne imposto di giocare contro il Cile di Elias Figueroa; dopo l’andata a Mosca, terminata zero a zero, l’Urss si rifiutò di giocare il ritorno in Cile nel novembre 1973, ritirandosi per protesta nei confronti del colpo di stato dei militari guidati da Pinochet. Per questo motivo venne esclusa dal Mondiale tedesco. La Francia deve quindi attendere la venuta di Michel Platini per poter tornare al Mondiale, ma adesso torniamo indietro di qualche anno, e dedichiamoci al calcio di club, e più precisamente ad una squadra protagonista consacrata del campionato dell’ Hexagon, una squadra che amava giocare sempre all’attacco, i cui giocatori erano noti in tutti il paese come Les Verts…

Carlo Maerna
carloblacksun@hotmail.com

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