I colori di Menetti

31 Gennaio 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni, accecato come la sua povera cagnolina, sfinito dal grigio, in esilio a Point Loma con la speranza di trovare Concetta Antico, italo-australiana che ora insegna arte a San Diego, perché soltanto lei, regina e pittrice tetracromatica, può farci vedere i colori nel buio di queste giornate inquinate dallo smog, dall’ignoranza, dagli sciacalli del Covid. Vedere blu e magenta nel tetro bivacco che, fortunatamente, ha riportato Mattarella alla presidenza della nostra Repubblica bananera, è prodigioso e soltanto la signora può aiutarci.

Così come faceva con noi il professor Vittori che per l’Olimpiade californiana cercava luce nei velocisti un po’ annebbiati e ribelli, così come tentava di portarci al delirio il tramonto sul Pacifico visto su quella pista insieme al Franco Casalini che come allievo non fece davvero fatica a superare il peggiore dei suoi maestri nel basket. San Diego e la Liberty Station dove Giorgio Reineri, diacono dell’atletica come lo chiamava Brera, ma anche di un giornalismo scritto e pensato bene, la sua casa da dividere con quella di Celle Ligure. Luci che servono sperando che non ci vadano alla testa i cerchi olimpici della Pechino invernale, sperando che Brignone e Moioli abbiano ispirato la spedizione record che Malagò e forse la Vezzali, sicuramente  la Pellegrini delegata Cio, sta andando verso Pechino senza dove pensare alle liti del pallone dove la Juventus sbalordisce chi pensava ai suoi conti in rosso, stordendo una Lega dove girano lettere contro la Federazione, in una guerra poco santa e poco utile.

Nella palla al cesto, almeno, Federazione e Lega non devono pensare al commissariamento, ma forse dovrebbero  pensare ad una scialuppa salvezza se alla Treviso incantadora della Pesaro tornata al peccato, verranno imposte, qui ci pensa pure la Federazione europea, sei partite con sei giocatori veri da presentare, in pochi giorni. Miracolo Menetti, storia entusiasmante di una società dove si lavora bene e lassù, sul tetto del Palaverde c’è il ricordo del grande basket benettoniano oltre che della pallavolo aurea.

Cara Concetta, aiutaci tu a vedere quello che ci è sfuggito delle due regine maledette al comando di un basket confuso dalla famosa pubblicita dove tutto sembra facile punto it. Virtus Segafredo prima, contro Cremona almeno combattiva, e poi Armani, contro una Fortitudo ben rappresentata all’ufficio facce da troppi scazzati, hanno davvero sfidato la pazienza dei pochi paganti piegando le ultime due della classifica. Certo se hai tanti impegni, tanti infortuni, tanti problemi anche con il Covid e i viaggi si può tollerare la pausa dei migliori, ma non certo quella di chi dovrebbe sfruttare certe occasioni.

L’Armani prima in campionato, terza in Eurolega, sa di essere oltre il suo reale valore, esaltante per la dedizione difensiva, un marchio vero che manca alla Virtus di don Sergio come si vede in coppa, ma in attacco, accidenti, ci vuol un bello stomaco per veder giocare bene, soprattutto quando il pilota è Delaney, una cosa scritta e purtroppo non pubblicata dopo aver inghiottito i rospetti di Kaunas, quando al centro c’è Tarczewski che vale meno del povero e confuso Biligha che contro la Fortitudo ci ha detto qualcosa di più della coppa Alviti-Baldasso che non ha fatto tutto benissimo.

Come del resto la Reyer senza Watt, mangiata in casa da una Brescia famelica, in rottura prolungata; sicuramente come questa Brindisi che ha radunato il clan Gentile in quel di Sassari dove si è divertito soltanto Stefano, mentre Logan, Bendzius e Robinson, persino Mekowulu, dicevano a Vitucci che anche l’innesto di Alessandro, al momento, non cambia il bollettino medico in casa Marino dove il giovane Visconti ha preferito rimanere rifiutando la Varese che stupisce più di tutti non soltanto per Keene, ma anche per l’olandese preso al volo. Bel tipo il Roijakkers accolto dalla scuola italica con l’urlo selvaggio ”Roi chi?”, al momento ha fatto uscire dalla palude della retrocessione una squadra dove ha presentato anche Librizzi in quintetto oltre a Caruso e Virginio. Certo che la cosa farà venire l’orticaria a molti e a fine Festival ci penserà Scariolo a sistemarlo l’olandese, anche perché chi sparlava della gestione Scola ora comincia ad avere qualche dubbio, anche se addolorano sempre certi divorzi tipo quello di Conti.

Senza nessun dubbio, invece, la sesta di  Magro con Brescia e il supplementare tonico di Artiglio Caja e del Cincia sul campo della Tortona rivelazione dell’anno. Andiamo ai voti senza seguire i buontemponi nel drive in dove hanno sputtanato ruolo e Repubblica fino al pentimento.

10 Al magnetico IMBRÒ che insieme  a BORTOLANI ha permesso a MENETTI di trovare luce e colori persino nella zona trappola di stile lombardiano come ricordano i fan del Dadone. Bella impresa di Treviso nel giorno degli umili.

9 Al PETRUCELLI di Brescia, certo non splendente come Mitrou Long o Della Valle unico sempre in doppia cifra dopo 17 giornate, ma con dentro un fuoco che vorremmo vedere in tutti i soldati di ventura ingaggiati nel nostro basket. Brescia ha un leone vero.

8 Al CINCIARINI che ha guidato Reggio Emilia nel duro supplementare contro Tortona. Lui e Olisevicius hanno rimesso Caja in zona franca per i playoff dopo tanto Covid.

7 Al VENE varesino che insieme a Keene e all’allenatore olandese ha portato sul Sacro Monte varesino una croce che ora potrebbe anche voler dire salvezza.

6 Al BUCCHI delle 700 partite in serie A perché ha davvero rivoltato come un guanto la Sassari che sembrava vagare oltre le lune di Mekowulu.

5 Per ARMANI e VIRTUS SEGAFREDO se non rimanderanno ai cortigiani letterine d’amore incomprensibili per aver battuto le ultime due in classifica.

4 Al Festival di SANREMO a cui auguriamo successo se ci spiegheranno anche perché l’Ariston potrà essere pieno mentre nei palazzi dello sport, dove sono ammessi soltanto vaccinati  e testati, come nel musicodromo, si continua ad avere meno della metà degli spettatori possibili. Viva Morandi, ma anche il basket deve avere voce.

3 Alla REYER con il mal della pietra, sfortunata abbastanza per non sapere ancora se i nuovi innesti la faranno brillare come nei primi 2 tempi contro Brescia, ma saggia per capire che qualcosa non va se Bramos resta a zero e Vitali non guarisce.

2 Al giovane VISCONTI che non ha accettato di andare a Varese per soffrire con una Brindisi dove il posto per lui sembra ora molto stretto.

1 Alla PESARO di BANCHI e dell’opaco DELFINO che si è messa nei guai intontita dalla zona trevigiana, incantata dai ribelli di Menetti.

0 Alla  FORTITUDO anche con la società in pezzi se non troverà la dignità per far sapere a certi giocatorini che la colpa sarà anche altrove, di certo, adesso, non dell’allenatore, anche nel suo ingenuo candore davanti a certi finti eroi, ma di sicuro è di tutti quelli che sono puntuali alla cassa, mai sul campo.

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