I grandi elettori di Minucci

31 Gennaio 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla terrazza napoletana de La Gloriette, sul golfo, nella meraviglia di una città che se avesse tempo di fermarsi si prenderebbe a schiaffi perché dal bello non puoi far vincere il degrado. Giornate di tormento ed estasi da regalare a chi si immerge in questo mare.

ESTASI – La genovese di polipi nel regno di Ornella a “Il miracolo del pesce”, un posto dove si trova soltanto l’anima della grande Napoli e per questo saremo sempre riconoscenti al nobile Di Lorenzo che si batte per il progetto Vivi basket, futuro e cultura nello sport con il consorzio Basket Napoli, nove società alleate nella battaglia ispirate alla pallacanestro interattiva di Ettore Messina per lo sviluppo delle capacità mentali, fisiche e tecniche nei giovani, per il master in un gruppo dove i 150 ragazzi del progeto sono seguiti da psicologi, osteopati, un assistenza che ha portato oltre il 30% dei ragazzi oltre la media del 7.5 a scuola e a fare cose buone sul campo.

TORMENTO – Sapere che la Gloriette  era un patrimonio di grandi camorristi ma, per fortuna, oggi è regno di ben altre iniziative umane e sociali, grazie al centro sociale polivalente l’Orsa Maggiore per giovani vulnerabili con problemi di autonomia. A casa loro la presentazione del libro sull’Indimenticabile Rubini, con loro per una mattina di sole in ogni senso. Insieme a loro per  un brindisi e un abbraccio. Resta il tormento di sapere che per vincere ogni battaglia  chi lavora in questi progetti trova sempre porte semichiuse. Amarezze localistiche. Sordità in chi potrebbe aiutare davvero.

ESTASI NAPOLETANA – Aver ritrovato Ninì Ardito, arbitro geniale, benemerito, anche dopo 19 operazioni per quell’anca sbilenca,  con il fuoco di sempre. Dopo il mistero della borraccia Bartali-Coppi c’era  un’altra cosa da chiarire: come andò veramente lo scontro a Varese dove Kenney ruppe il naso di Meneghin? Lui c’era. “Stranamente (re dell’ironia per serate senza fine) ero a due metri. Nessuna volontarietà. Vedemmo benissimo io e il mio fratello di campo Compagnone. Peccato che la gente non fosse convinta. Andammo via sull’ambulanza, ma la decisione fu giusta “.

Aver rivisto Sbaragli, ex  azzurro, che ora fa l’operatore finanziario e ci promette due gemelli che a 10 anni sembrano già talenti.

Aver  ritrovato con il fuoco di sempre l’Antonelli che ora propone al basket nazionale, speriamo che sia ascoltato, questi suoi allenamenti sui fondamentali usando la musica. Garantisce progressi oltre l’80 per cento. Non chiudetegli le porte in faccia come avveniva un tempo per Augusto Giomo, un genio che ha tirato fuori grandi giocatori cominciando da Villalta, ma che poi si consumò nel vedere poco utilizzato il suo metodo di preparazione fisica con la musica. Antonelli usa soltanto il pallone. Ci crede. Gli crediamo.

Essersi abbracciati, ancora una volta, con il professor Salerno, ex vicepresidente federale, uno che ha fatto davvero tantissimo per il nostro basket e che non andrebbe dimenticato, ostacolato o, peggio, ignorato.

Aver incontrato il giudice Bruno D’Urso, quello che ha fatto assegnare la villa dei camorristi all’Orsa Maggiore, ai Mille Culuri per i loro laboratorio di emozioni ed invenzioni.

Aver ascoltato Franco Porzio, dinastia d’oro della nostra pallanuoto, parlare di Rubini con lo stesso impeto di Foffo Bonocore, discendente di uno dei grandi del Settebello oro a Londra, del caimano Pizzo raggiunto da Di Lorenzo con la telecamera come con Arturo Kenney, due interventi, per il Principe legandolo al senatore Bradley, con Napoli dove giocava e coltivava ortaggi, col Messina in divisa CSKA, una faccia  con espressioni dure, da Politburo del vecchio Cremlino. Per Kenney la testimonianza del suo vecchio allenatore Caccavale che  ha portato a La Gloriette ritagli di giornale ed una memoria per ricordare ogni gesto, ogni giorno felice di quella sua squadra.

Bello vedere Atripaldi, Molin e Antimo Lubrano in rappresentanza della nuova Caserta che deve combattere anche oggi, come ieri ai tempi del cavalier Maggiò, con i medesimi ratti veri che si mangiano i ratti e quelli mascherati che vorrebbero mangiarsi tutto all’esterno dove la venerazione per un grande passato non può ostacolare l’impegno per quello che si può fare oggi con i soldi e i mezzi che ci sono.

TORMENTO –  Non aver visto Massimino Bianchi, nuovo allenatore della Napoli da serie minore, lui che era stato giocatore dell’Olimpia ai tempi del Principe. Lacerazioni cittadine che lasciano amareggiati come le molte defezioni per la fondazione Porelli nella Bologna dove pensavamo di trovare al Diana, nella notte del primo incontro operativo dei fondatori, molta più gente che all’avvocatone doveva pur qualcosa. Pensiamo ad ex giocatori, e anche a dirigenti. Motivi della defezione? Non si fidano. Di chi? In generale. Per noi valeva e vale soltanto una cosa: come per Rubini ci batteremo perché il nome e l’opera straordinaria del dirigente Porelli non vada  dimenticata. Se poi altri potranno far  meglio si facciano pure avanti.

ESTASI – Sapere che il presidente dell’ULEB Jordi Bertomeu, come ha promesso al Cappellari ambasciatore della Fondazione Gigi e Paola Porelli, intitolerà al vero inventore di questa lega europea un premio da consegnare al migliore dirigente di società fra quelle che si battono nel campionato di club. Già dall’edizione in programma a Milano. Tempestività che manca spesso alla nostra Federazione  dai telefoni bloccati per ordine di chi vorrebbe la gente impegnata soltanto sulle scartoffie che nei comitati regionali diventano ridicolaggini per multe indegne, che sogna l’Electrolux federale. Per ricordare Rubini ci hanno messo un po’. Figurarsi Porelli che non tanto tempo fa bocciarono al primo tentativo per pura codardia. Poi andarono a Canossa. Ma era comunque tardi.

TORMENTO – Sapere che nel viaggio della memoria per il Principe Rubini Napoli ha battuto dieci a zero la Trieste del monacone, e  quindici a zero la Milano dell’allenatore a cui una giunta si era ripromessa di dedicare il tempio della sua gloria al Lido ed un’altra ha accettato la logica “Woolf del naming” per chi paga di più. Sensibilità diverse, ma come dicono i  veterani delle vere scarpette rosse, adesso le porta soltanto Moss, il più vicino allo spirito di quei leoni, puoi fingere che non ci sia stato un passato e non ci siano stati uomini che hanno costuito quella casa gloriosa, però se fai l’elenco dei successi sei poi costretto ad ammettere che loro ci sono stati e hanno vinto tanto.

ESTASI – Vedere l’Emporio Armani crescere così diversa da tutte le edizioni precedenti. Merito di Luca Banchi e della sua squadra tecnica, merito di chi ha messo da parte i consigliori Iago, quelli con tanto veleno in corpo e una malafede cosmica, visibile anche all’inclita sbarcato per caso e grazia ricevuta nel grande sport, da poter deratizzare Pezza delle Noci e tutto il basket che gira intorno al nuovo  regno di Petrucci. Milano vicina alla grande Europa. Non è ancora detto niente perché servono punti in trasferta doppo la beffa con l’Efes, ma la squadra cresce bene, non  da finalissima, ma forte abbastanza per far tremare tutti. Fenerbahce destrutturato, ma certo certe difese i genietti alla Bogdanovic non le trovano spesso.

TORMENTO – Non credere a tutto quello che si vede al Forum dove avremo le due più importanti manifestazioni dell’anno. Anche se qualcuno, i gelosoni sempre  mascherati da figli della luce, finge di non capire che l’arrivo di Hackett ha cambiato quasi tutto. Vero che  andavano  benino anche prima, ma il benino,  per chi ha potuto comprarsi tutto quello che voleva, non basta. Ora come dice  Anna Cremascoli, intanto auguri per il terzo figlio in arrivo che dovrebbe chiamarsi Achille, non c’è corsa contro Milano anche per questa Cantù musicale del Pino Sacripanti che può giocarsela con tutti ma non con l’Emporio nel playoff. Lei spera nella partita singola e sogna la coppa Italia.

ESTASI – Palazzo Marino, nel cuore di Milano, che lunedì riaprirà le porte al basket per la presentazione delle finali di coppa Italia, nella speranza che il Forum sia profumato, funzionale, pulito e in armonia in ogni porta d’entrata al campo e ai posteggi contrariamente al cinema di ogni partita dell’Armani a cui erano stato date garanzie che ora non sembrano rispettate.

TORMENTO – Sapere che nelle riunioni dell’8 febbraio, prima la Lega, poi i legaioli con Petrucci, ci sarà battaglia per l’investitura del nuovo presidente. Al momento si dice che Ferdinando Minucci abbia dieci voti a favore e sei contrari. Vedremo. La vicepresidente federale Cremascoli, dopo aver saputo dalla Gazza in Bet che Villalta non è convinto sulla elezione dell’uomo di tutti gli scudetti senesi, dice che Renatone le aveva  detto altre cose nelle settimane precedenti. Bah. Di sicuro sappiamo che i grandi elettori sono tutti allinerati con Livio Proli. Di certo non abbiamo sentito nomi alternativi credibili. Molti ritengono che sia stato Minucci il vero presidente di questi ultimi anni, ma sono poi gli stessi che facevano scena muta nelle assemblee e allora non si capisce di cosa si lamentino. Certo che questa Lega mostra povertà in troppe cose. Cambiarla è un dovere per tutti.

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