Calcio
Gol olimpico al Mondiale
Stefano Olivari 19/06/2014
Soltanto pochi vecchi argentini sanno perché il gol segnato direttamente da calcio d’angolo si chiami gol olimpico. Tutto risale al 1924, quando al ritorno in Sudamerica l’Uruguay fresco campione olimpico a Parigi viene battuto dall’Argentina grazie ad un gol di questo tipo ad opera di Cesareo Onzari. Ma adesso siamo nel 1962 e in ogni caso al Mondiale nessuno ha mai segnato in questo modo. Marcos Coll lo sa, glielo ha detto un amico giornalista dopo averlo visto in allenamento provare la battuta da corner in molti modi diversi: l’uomo dei calci piazzati è lui. Il c.t. della Colombia, l’argentino Adolfo Pedernera, continua a richiamarlo: l’esordio con l’Uruguay è andato male anche se Coll è stato il migliore con una traversa e tanti assist, l’URSS campione d’Europa ha in porta il migliore del mondo e di tutto c’è bisogno tranne che di numeri da circo. All’America di Calì nessuno si sarebbe permesso di criticarlo, lui è una stella oltre che figlio del grande arbitro Elìas Coll: sente che può segnare in questo modo non solo a Caimàn Sanchez in allenamento ma anche al mito Lev Yashin in partita. Però obbedisce agli ordini del mito Pedernera: se il modello di Di Stefano ti dice di tirare i calci d’angolo alti e tesi allora tu li tiri alti e tesi. Per la Colombia si mette subito male: dopo 13 minuti gli avversari sono sul 3 a 0, il grande Pedernera ha ancora una volta sbagliato tattica e i suoi giocatori si trascinano senza fiducia. Ma le vie del calcio sono infinite ed Aceros riduce le distanze quasi subito, segnando in netto fuorigioco. Nella ripresa la Colombia va all’assalto di puro cuore: Yashin para più o meno tutto e a metà del secondo tempo si appresta ad uscire sull’ennesimo calcio d’angolo battuto alto da Coll. Il ventisettenne non pensa a nulla di geniale, l’idea è sempre quella di buttarla in mezzo sperando che Rada e Klinger siano svegli. Ma ad essere geniale è il calcio. Corner alla destra del portiere: Coll va sul pallone per calciare come al solito, ma forse per una buca perde la cooordinazione. Non osa fermarsi: quello è il Mondiale, il primo mai giocato dalla Colombia, non vuole rendersi ridicolo. Decide di calciare e gli viene un crossettino quasi rasoterra sul primo palo. Velocità vicina allo zero. Sul palo è piazzato il fortissimo Givi Chokeli, che potrebbe respingere facilmente di piede ma viene sorpreso dalla pochezza del gesto tecnico e dalla lentezza del pallone. Non solo: l’indecisione del difensore della Dinamo Tblisi ostacola Yashin che si è posizionato per la respinta alta in uscita e si accorge troppo tardi di quanto stia accadendo. Risultato: la sfera finisce in gol al rallentatore con i sovietici che si urlano di tutto l’uno contro l’altro e Yashin che quasi mette le mani addosso a Chokeli. È il primo gol olimpico del Mondiale. La partita finisce 4 a 4 in maniera rocambolesca, poi dopo il primo punto iridato della sua storia la Colombia viene triturata dalla Jugoslavia e torna a casa. E Coll? Da tutto il mondo chiedono interviste, soprattutto dall’Argentina che in qualche modo si sente la patria del gol olimpico. Addirittura a Buenos Aires si inventano che lui è un argentino naturalizzato, ma non è vero e Coll è costretto a convocare una conferenza stampa a Barranquilla di fronte alla sua casa natale per smentirlo.
(estratto del libro ‘Mondiali – Racconti di vittorie e sconfitte’, di Marco Lombardo e Stefano Olivari, in vendita con Il Giornale a partire da martedì 10 giugno a domenica 13 luglio 2014, a 5,70 euro più il prezzo del quotidiano)