Suola e scuola di Leonidas

14 Giugno 2014 di Stefano Olivari

Dopo due Mondiali mal preparati e peggio ancora giocati, il Brasile sente che è arrivato il suo momento e presenta una formazione compatta, dove i leader sono il fenomenale terzino Domingos da Guia e soprattutto Leonidas, l’attaccante del Flamengo che è riuscito a superare in patria il mito di Friedenreich. La tecnica è quella dei migliori brasiliani della storia, ma sono soprattutto le sue doti acrobatiche a far passare il racconto delle sue gesta di bocca in bocca. Il suo colpo preferito è la rovesciata, che in Sudamerica è conosciuta anche come cilena, ma che con Leonidas diventerà per tutti Bicicleta. Non è il primo brasiliano a farne il marchio di fabbrica visto che lui stesso afferma di essersi ispirato a Petronilho, il fratello di Waldemar (presente al Mondiale 1934, ricordato soprattutto per essere stato lo scopritore di Pelé), ma è il primo a rendere popolare questo gesto nel mondo. Al punto che in Francia diversi arbitri si chiedono se sia contro il regolamento. Il 5 giugno 1938 a Strasburgo di rovesciate Leonidas ne prova poche, nell’ottavo di finale con la Polonia. Piove a dirotto e i ventidue in campo fanno fatica a stare in piedi. Leonidas gioca con un paio di scarpe vecchissime e la suola di quella destra si stacca dopo pochi minuti. A questo punto il ‘Diamante nero’ decide di proseguire solo con le calze, per uno cresciuto giocando a piedi nudi il calcio di strada non è certo un problema. E per qualche minuto, grazie al suo senso dell’equilibrio, sembra l’unico giocatore in campo. È proprio senza scarpe che segna il primo dei suoi tre gol, leggendo bene un lancio lungo e sfuggendo ai difensori polacchi che arrancano nel fango. A tu per tu con il portiere Madejski con un tocco preciso dà l’1 a 0 al Brasile. L’arbitro Eklind si accorge della situazione e impone al c.t. brasiliano Pimenta di far indossare un altro paio di scarpe al suo giocatore.  Anche con questo assetto Leonidas è il migliore in campo, insieme al polacco Wilimowski che segna addirittura un gol più di lui. Alla fine sarà 6 a 5 per il Brasile, che sempre con i gol di Leonidas supererà la Cecoslovacchia nel doppio confronto (quarto di finale e sua ripetizione dopo il pareggio): nella prima delle due partite, la più violenta (tre espulsi e una gran quantità di gesti criminali, soprattutto da parte dei brasiliani), Leonidas viene azzoppato subito dopo aver segnato il gol del vantaggio, nella seconda (due giorni dopo…) è ancora presente e segnante nonostante il Brasile cambi nove giocatori su undici. A questo punto le sue condizioni fisiche sono pessime e due giorni dopo c’è da giocare la semifinale con l’Italia. La leggenda, abilmente cavalcata da Pozzo per motivare la sua squadra, dice che Pimenta ha snobbato l’Italia riservando il suo fuoriclasse per la finale. Mentre la realtà, raccontata anche dallo stesso Leonidas quando ormai si dedicherà solo a vendere mobili, qualche anno prima che l’Alzheimer lo devasti, è che non è in condizione di giocare a così breve distanza da due battaglie. Quella che è passata alla storia come la peggior scelta di formazione della storia del calcio è quindi un falso o per lo meno un’esagerazione. Di vero c’è il rimpianto di Leonidas per la sua unica occasione Mondiale andata via così, il titolo di capocannoniere non è la stessa cosa della Coppa. Anche con un gol segnato senza scarpe.

(estratto del libro ‘Mondiali – Racconti di vittorie e sconfitte’, di Marco Lombardo e Stefano Olivari, in vendita con Il Giornale a partire da martedì 10 giugno, a 5,70 euro più il prezzo del quotidiano)

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