Gallinari l’unico che serve

29 Marzo 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni 
L’azzurro dei tre NBA, la maschera di Roma, la nascita della difesa, i festeggiamenti di Sabatini, la tribù di Boscia, il medico di Napoli e gli sgravi di Veltroni, Voti a Tanjevic, Mian, Maestranzi, Lardo, Crovetti, Koponen, Giachetti, Vellucci, Sportitalia, pallavolo e Lega.

Oscar Eleni dalla caverna di Sochi, Mar Nero, caverna della depressione dopo aver parlato con Boscia che stava per andare sotto i ferri: lui era caricato a mille, noi gli davamo l’imporessione di essere tremebondi come ad Antibes quando Azzurra stava pasticciando e ancora non sapeva come avrebbe trovato l’oro europeo fra Le Mans e Parigi. Bisogna essere uomini e mostrare come si affronta la malattia, la sventura. Eccoci sul banco degli imputati, ma con noi, state certi, ci portiamo almeno venti candidati SKY alla maglia azzurra, almeno dieci candidati SKY al salto nel basket dell’altro mondo, quello che ha riscoperto su Bargnani cose che sapevamo benissimo anche noi e che il Grigoletti di montagna avrebbe inserito, senza se e senza ma, nella squadra dei palle lesse, prendendo le distanze dal Belinelli che anche con Triano sembra avere la stessa difficoltà avuta con il barile Nelson. Vorrebbero spiegarci che anche noi abbiamo tre assi NBA, in sostanza ci dobbiamo attaccare ad uno solo, quel Danilo Gallinari che litiga con Carmelo Anthony, ma poi ottiene anche le armi del nemico o e l’onore di chi ancora fischiava per quella scelta sentimentale di D’Antoni che adesso sarà più arzillo perché il suo capo allenatore nella nazionale, il coach key, sempre citazioni SKY, ha portato Duke ad un‘altra final four NCAA dove partirà da favorito visto che le teste di serie sono andate tutte al rogo. Gallo è l’unico che ci serve e che sposterà i valori. Lo sapeva Recalcati, lo sapevano tutti, persino i carbonari dalla schiena obliqua.
Dicevamo di Sochi, dove siamo stati attirati dal collega gastronomo Maksim che ci ha convinto ad assaggiare due delle 115 zuppe della cucina russa, trattandoci come il principe Jurij Dolgorukji che amava moltissimo le fritelle con panna. Gustosa la zuppa con pane e vino, calmi voi del Veneto, certo che è buona anche la vostra; più difficile da interpretare quella con amarene a granaglie. Diciamo che la seconda è il piatto forte di questo basket italiano capace di scoprire, finalmente, di essere pieno d’aria e bisognoso di espellerla dopo aver mandato sul palcoscenico, per l’Avvento, le solite mascherine. Non diteci che avevate creduto alla Roma bella che ha fermato Siena, fermandola quando loro hanno voluto essere fermati per respirare un po’, per vedere il mondo come era fatto sotto la rocca, sotto la torre del Mangia. Insomma non ci resta che piangere se giacchetta Giachetti merita così tanto spazio, se Crosariol fa venire anche il piccolo dubbio di poter essere catalogato fra i giocatori utitli alla nazionale che già trema pensando ai progressi di Koponen e ai gamberi dell’italico porto, cominciando da quell’Aradori che dopo la malia della copertina sta trascindando tutti gli uomini e le squadre copertina nello stesso gorgo. Se poi capita l’accoppiata con interviste incaute in quello che resta della poltiglia nei giornali sportivi dove quello che interessa meno è sicuramente lo sport, allora avrete già la fotografia delle classifiche finali.
Attento Frates. Stanno arrivando con tanto di telecamera e boeri. Dire che certa gente non si monta le testa e come negare che Polifemo era un gigante mostruoso. Tutti a raccontare che le squadre si esaltano in difesa soltanto se vanno bene in attacco. Eravamo convinti del contrario dai tempi in cui il Simmenthal filava su altre piste, in cui la Ignis incatenava lo mondo, dai giorni belli della Cantù più bella, più bella anche di questa che ci sembra fantastica nel rapporto qualità-prezzo come direbbero i dirigenti NGC valutando i loro incassi e quelli di tanti altri che portano, magari, anche meno gente, sulle tribune. Vi diciamo subito che della Roma vittoriosa su Siena abbiamo apprezzato la difesa, le soluzioni difficili nelle marcature, ma voi pensate che i giocatori abbiano capito? Guardate cosa hanno fatto a Cantù, con il loro piumino, i vari Giachetti, Vitali, Datome, Crosariol e non dite che con Gigli sarebbe stato diverso perché sapete di mentire vi direbbero i furenti tifosi di Treviso che intanto vogliono almeno una testa per il fogherazzo di primavera. In Italia si gioca con il morto da troppo tempo e persino i cantori tenores televisivi che pure vedono la NBA come paradiso vi giureranno che nelle storiche sfide Boston-Lakers metà del pubblico era per la difesa dei verdi. Si confonde la sana nostalgia con il brusio delle tarme nascoste in attesa di un disastro per poter urlare più forte. Se ci fate case soltanto in questo sport mangiucchiato, senza basi culturali, senza attività seria per i giovani nella scuola, ogni domenica di campionato, qualsiasi campionato, si dramatizza tutto: allenatori da portare davanti alla maledetta Inquisizione, dirigenti da inseguire con il forcone. Per i giocatori c’è più tolleranza, perché poi diventano opinionisti, diventano gli angeli nel coro dove anche il canestro più logico diventa incredibile. Ci hanno sfinito, ma vinceranno loro perché, come sapete, hanno il microfono da infilarti nella zuppa di amarene per sapere se le granaglie sono felici della miscela.
Settimana di lezioni dure e sentire Lino Lardo che fa vedere il capolavoro Real sul campo del Barcellona, la difesa di Messina, è almeno un segnale forte. Certo che il Barca è più ricco di crema offensiva delle meringhe, ma almeno sarà costretto a pensare l’effetto che fa trovarsi contro chi non abbassa la testa. Sembrava il messaggio giusto della Roma vittoriosa, ma dopo sette giorni eccoli cotti nello stesso olio da una difesa bellissima che Trinchieri ha organizzato mandando l’alpino Mian su Psyko Jaaber. Individuare le debolezze mentali del nemico e cercare di sfruttarle. Caserta voleva giocare al tiro a segno, la Virtus le ha piegato la canna ed è andata con Sibelius Koponen nel bosco della vita loca: non ci stupirebbe se Sabatini, dopo aver riso a denti stretti sul filmato alla festa Fortitudo (fate che non sia l’ultima, o voi commercialisti dell’odio), quello dove festeggiava lo scudetto delle Aquile diventate ormai calve, chiederà di poter giocare tutta la stagione in Campania: dalla coppa Italia è un fiorire di buoni risultati, di belle partite. Sarà il latte di bufala, sarà l’aria, sarà che se lasci in pace la gente, se non la costringi a mandare via uno come Leroy Hurd che diventa utile appena scopri cosa può fare davvero di utile, se non la ossessioni con le debolezze psicologiche del Collins bamboccione, se non la stressi guardando ai chili di Maggioli e Fajardo, se non la vuoi dirigere al posto di un eccellente allenatore, ecco che diventa squadra da primi posti. Ora la manderanno alla neuro con la storia della vera anti Siena, perché c’è sempre bisogno di esagerare per paura di sentirsi dire dal salumiere, imbesuito dai processo calcistici dove i cialtroni cantano e ballano, che il basket è bello, ma non può essere popolare perché manca la vis polemica. Fatevi fottere salumieri e ortolani del mondo. Questi fratelli cantori si sono alleati e allora vanno tutti insieme nel pitturato a leccare le gocce di sudore scambiandole per miele.
Difesa nella storia vincente di una giornata che incatena quattro squadre, da Varese a Pesaro, da Cremona a Ferrara, nella lotta per la retrocessione, sapendo bene che nessuna di loro meriterebbe di andare giù perché hanno tutte qualcosa di speciale e soltanto la Vanoli ha un campo brutto almeno come quello che della diretta Rai per Vigevano-Casalpusterlengo, legno cupo e con mille strisce di Novara dove già erano affondate altre speranze di un basket che, per fortuna, troverà a Torino una vera vena piemontese con i ragazzi di Moncalieri. Pensierini di una s

ettimana passata a tirare calci ai barattoli, aspettando notizie da Istanbul, ma la cosa sicura è che infermieri e medici non sanno più che scuse trovare per dire a Tanjevic che andare in panchina fra un mese potrebbe essere esagerato, ma certo non vedono l’ora di mandare sul Bosforo uno simpatico, ma furbo e pericoloso come il Boscia che ci ricorda il grande avvocato inglese del film Testimone d’Accusa dove un Laughton imperiale recitava a favore dei combattenti sul fronte dove è meglio morire da malati che vivere da sani. Poveri illusi a Istanbul e dove la tribù di Boscia è osteggiata dalla nascita come si è capito seguendo Boniciolli sul calvario canturino. Una sfida del genere lo gaserà al massimo, quello si fa la chemio in spogliatoio e poi avanti con il tango di mamma Ilinka.
Il lunedì del giudice federale è una lettura estrema per anime deboli: multe salate, soldi che molte società fanno fatica a raccogliere, ma la cosa più grave è che nel deserto di Napoli hanno scoperto che mancava persino il medico. Multa di 1500 euro! Cara gente questa era l’occasione buona per radiare ed espellere perché l’assenza del medico è la più grave delle mancanze. Così come gravissimo, per l’onore del cavalier Puglisi, il referto che ha portato Brindisi a pagare una multa per problemi al cronometraggio e al tabellone. Chiaro che Santi non ha colpe, ma conoscendo la sua fede nelle cose fatte per tempo, fatte bene, siamo sicuri che ci è rimasto male, come ascoltando il Vellucci che grida alla gente di Pesaro di guardare al presente perché il passato non tornerà. Certo che è così, come gli hanno detto anche questi di Milano che si sentono circondati da gente ingrata, pur sapendo che gli ingrati verso una grande storia sono loro, ma allora perché non ripercorrere almeno gli stessi sentieri? La Scavo di Puglisi era un macchina da guerra quasi perfetta. Dopo? La catastrofe.
Ci ha fatto piacere risentire la voce del presidente onorario di Lega Veltroni che chiede per il basket almeno gli sgravi ottenuti dal calcio. Caro Renzi, cavalcare questa onda prima di pensare a produrre in proprio qualcosa per la televisione. A proposito. Segnale per Bonamico e il povero Lauro. Basta dirette da Novara. Vigevano aspetta un bel palazzo nuovo, ma Novara è il peggio. Curiosa la protesta dei Comuni costretti a spendere molto per cambiare i campi in vista del rinnovo regolamentare: aree rettangolari, linea da tre indietro di mezzo metro. Non te li cedono per innovarli, se lo fanno sono sempre lì a chiedere biglietti, favori, ma poi sbraitano e dicono che deve essere una Lega già consumata dalle liti interne a pagare il tutto. Cornuti und mazziati. Solita storia. Fra tutte le belle storie NCAA ci ha affascinato tantissimo quella dell’università Butler di Indianapolis che ci regala cervelli e campioni dal 1855. Ma anche i ragazzi di West Virginia sono da tifare. Ora vediamo come si muoveranno quelli che sanno e allora scopriremo se basta avere belle storie dietro per mettere a sedere Duke o Michigan State. I francese Beaubois, esordiente NBA, ne spara 40 contro Golden State. Vuoi vedere che anche la Francia, a parte Parker e gli altri già nella NBA, costruisce più di noi. Dilemma guardando l’altra parte del gioco: con D’Antoni ci siamo dati appuntamento a ottobre, sperando che abbia dei Knicks da corsa, ma ora come orientarsi fra Toronto e Chicago, fra gli italiani di Colangelo e il Vinnie Del Negro che mette in angoscia la famiglia Benetton?  Pagelle e panna acida per la cucina stravagante dei russi e per la borsch che deve essere fatta proprio con gli scarti, meglio se andati a male.
10 A Boscia TANJEVIC perché se telefoni per fargli coraggio ti risponde che non sei uomo abbastanza per sopportare il dolore, la battaglia col chirurgo. Il Lefevre tormentato a Treviso risponde che lui ha combattuto anche di più. Insomma sono giganti e noi qui a menarcela con qualche macchia cutanea, come diceva l’avvocatone Porelli mentre andava contro il suo destino nell’ospedale ingrato.  
9 All’alpino MIAN che non gioca spesso nel miracolo Cantù (miracolo un paio di marones dirà Trinchieri, qui c’è tutto, ma soprattuitto competenza e lavoro serio), ma quando va in campo è uno che lascia il segno, che indica sempre una strada. Ci viene in mente il periodo in cui i ragazzi latte miele del nuovo giornalismo, quelli in fuga dallo sport che sminuisce chi ha testa piccola e mente fragile, ridevano per la presenza di Mian in Nazionale senza capire che con cento di questi uomini si va alle Termopili, non con i vostri saltimbanchi che raccontano musse e cercano soltanto soldi.  
8 A questo MAESTRANZI che non cede neppure quando entra nelle classifiche buone, che come da tradizione porta sfortuna. Lui va avanti a fare capolavori, disegna per Frates e insieme stanno alzando una bella casa dove si resiste anche se poi gli incassi sono miseri. Difendere Montegranaro al di là delle scarpe ricevute, delle scarpate prese. Provare a cercare il passaporto di un italiano che serve.  
7 A Lino LARDO che alla sua Virtus, prima di Caserta, fa vedere Barcellona-Real e non una serie di immagini e statistiche. Stare in sala video è utile, ma soltanto se vedi nei giocatori gli occhi di chi ha voglia di bere dalla brocca giusta.  
6 Al CROVETTI che ha fatto diventare Ferrara una bellissima società, che ci ha rimesso la salute, ma che non si arrende mai e ora nella lotta salvezza, durissima davvero, cerca di coinvolgere ancora tutti, difendendo per primo il suo allenatore Valli. Comunque vada questa Ferrara ci ha dato delle belle lezioni e sarebbe un crimine perderla anche se è un crimine rinunciare a Varese, Cremona o, addirittura, Pesaro e alla sua astronave.
5 A Petteri KOPONEN che insiste a farci venire l’incubo della qualificazione europea contro la Finlandia, che ci dimostra come un buon lavoro tecnico, ieri Zorzi e Boniciolli, oggi Lardo e i suoi assistenti, ti fa comunque progredire, ti fa andare avanti. Il problema è sempre la testa, la motivazione e adesso che è quasi pronto non ditegli che dovrebbe andare nella NBA. Con questa solfa rovineremmo persino il carnevale di Sochi.  
4 A GIACHETTI che ammette di avere avuto difficoltà perché sentiva che a Roma qualcuno aveva dei dubbi su di lui. Dopo Siena e dopo Cantù lui come ragionerebbe sulla banda italiana della Lottomatica? Certo anche su quella americana, ma a noi interessa l’autocritica nazionale.  
3 Al VELLUCCI di Pesaro che, come il PROLI di Milano, suo avversario in una partita misteriosamente spostata al lunedì senza che i giornali ricevessero comunicazioni chiare, certo che siamo furenti per l’errore di tanti, anche nostro, insiste sul concetto che il passato va dimenticato. No, caro amico. Dalla storia uno impara e poi si regola di conseguenza. Vero che soldi e talenti sono molto meno, ma allora si ragiona e si canta su quello che è stato lo spartito valteriano per tantissimi anni, anche quando Milano e Roma erano, per la grande casa, “ladrone” quasi più delle bolognesi.  
2 A SPORTITALIA che dovrebbe darci tutte le partite di eurolega in questa fase magica dei quarti di finale. Capiamo il problema senza le italiane, ma ci si diverte lo stesso e scoprire ancora qualcosa del Partizan, vedere che questo Pashutin, già licenziato ad ottobre dai soloni dell’acqua cheta televisiva, se la cava perché, come dicevano i protagonisti di Danko, i russi non vanno neppure al bagno senza una strategia.
1 Alla PALLAVOLO che vorrebbe convincerci di aver avuto un colpo di genio rubando la Futurstation per la finale scudetto in una partita unica. No, grazie, ci teniamo il play off scontato e non fingiamo di essere geniali soltanto perché la Nazionale vuole più tempo. Questa è una trappola che non ci piace.  
0 Al SILENZIO di LEGA e della stessa FIP per quella multa a Napoli dove non c’era il m
edico sul campo. Su queste cose si potrebbero cambiare situazioni che hanno già superato il ridicolo anche se poi i giornali che vendono di tutto, meno lo sport, sparano il titolo sul record di scarto nella Treviso che intanto inseguiva i suoi giocatori da cartone animato.
Oscar Eleni

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