Falk vola alto

25 Febbraio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Il 2010, scadenza di molti contratti di superstelle NBA (primissimo fra tutti LeBron James, secondo Dwyane Wade, con i terzi che non scherzano), è l’anno di cui tutti gli appassionati parlano, ma la vera battaglia per delineare il futuro della lega nei prossimi decenni si combatterà l’estate successiva: è nel 2011 infatti che scadrà il contratto collettivo dei giocatori e che la NBA cercherà di mettere mano a regole che allo stato attuale impediscono di strapagare le superstar ma al tempo stesso quasi costringono a farsi strozzare dai role player con contratti pluriennali: Ben Wallace 14 milioni e mezzo di dollari a stagione, l’attuale Leandrinho Barbosa a 6,1, Jason Kapono circa per la stessa cifra, eccetera. Questo e molti temi interessanti vengono affrontati in un’intervista a David Falk, storico agente di Michael Jordan (adesso cura gli interessi, fra gli altri, di Mike Bibby, Mutombo, Brand, Coach K), sul New York Times di domenica: invitiamo ad andare sul sito del giornale a leggerla, così con la ristrutturiamo furbescamente facendola passare per nostra. Possiamo però dire che dall’intervista si evince che secondo Falk il commissioner Stern ha già nella mente una strategia ben precisa, volta ad ottenere i seguenti risultati: a) Salary cap vero, riducendo al minimo le eccezioni; b) fra le eccezioni, assolutamente abbattere la mid-level cap exception (esempio di mid-level exception è l’ingaggio di Kapono da parte dei Raptors, a cui comunque l’ex UCLA non ha puntato contro una pistola); c) Contratti più corti; d) Limite di età più alto per entrare nella lega. Nel lanciare il suo libro, The Bald Truth, Falk ha insistito molto sul quarto punto sostenendo una tesi non nuova ma comunque interessante: cioé che qualche anno in più nella NCAA (o in un’Europa meno dura e competitiva di quella trovata da Brandon Jennings) darebbe alla NBA giocatori tecnicamente migliori, più maturi come persone (fra un 21enne e un 19enne c’è un oceano di differenza), e soprattutto con una pubblicità gratuita di tre o quattro anni da parte della NCAA che farebbe entrare nella NBA con rullo di tamburi anche giocatori di livello medio. Siccome non tutti i diciottenni hanno la testa dei Kobe, LeBron o Garnett diciottenni, è quello che si augurano tutti tranne i freshman NCAA delle prossime stagioni e tranne ovviamente i colleghi di Falk, che non è un semplice agente e che all’apice del suo potere è arrivato ad essere una specie di Gea incarnata in una persona sola: con almeno un giocatore chiave e qualche comprimario in ogni squadra, piazzato secondo le logiche dello spettacolo (io ti do Bonolis ma ti prendi anche Piripicchio). E pensare che abbiamo conosciuto di persona il dirigente di una società calcistica italiana che asseriva di avere, nel suo nebuloso periodo americano, ‘inventato Michael Jordan a livello di marketing’. Non era Falk, ovviamente.
stefano@indiscreto.it

Share this article