Tennis
Djokovic e gli Australian Open con l’asterisco
Stefano Olivari 23/02/2021
Novak Djokovic ha vinto per la nona volta gli Australian Open, a quasi 34 anni, schiantando in finale Medvedev e conquistando così il suo diciottesimo titolo in un torneo dello Slam, due in meno dei 20 di Federer e Nadal. Buon per noi che dagli ottavi in avanti, tranne che per la semifinale con Karatsev, abbiamo scommesso su di lui a quote altissime, e per Djokovic che di sicuro, anche rimanendo a casa, a inizio marzo supererà il record di settimane da numero 1 del mondo, finora detenuto da Federer con 310 (da notare che sei mesi del 2020 non vengono conteggiati, se no Djokovic sarebbe già primo) e con distanze notevolissime su Nadal ed il resto della concorrenza.
Novak Djokovic che vince gli Australian Open 2021 non è il pretesto per il solito discorso sul più grande di sempre, ma proprio per il contrario, cioè per dire che questa discussione deve sempre partire dal confronto con i contemporanei e non da un elenco wikipedistico di titoli. Perché gli Australian Open sono diventati una cosa seria, nel senso di presi sul serio anche dai campioni non australiani, soltanto dal 1988: quando per la prima volta si è giocato a Flinders Park, quando per la prima volta si è abbandonata l’erba, quando per la prima volta il tabellone è stato a 128 come per gli altri tre major. Per la cronaca vinse Matt Wilander (oggi commentatore per Eurosport insieme all’affascinante Barbara Schett), dopo la semifinale con Edberg ed un’epica finale con Pat Cash.
Prima del 1988 gli Australian Open, al di là dell’albo d’oro popolato da fuoriclasse (spesso australiani), erano un torneo di serie B: Borg li ha giocati una volta sola, a 17 anni, Connors 2 (una vittoria e una finale…), McEnroe nel suo periodo migliore solo una volta e poi altre quattro (di cui tre a Flinders Park) in parabola discendente. Il primo numero 1 del mondo non australiano a prenderli sul serio è stato Ivan Lendl, che infatti li ha vinti 2 volte (più 2 finali e 3 semifinali), dalla sua epoca in poi le statistiche sono diventate credibili anche se per importanza quello di Melbourne è sempre rimasto il quarto degli Slam. Considerazione che non toglie nulla alla grandezza di Djokovic, che va parametrata sulle distanze fra lui ed i contemporanei. Davvero imbarazzanti.