Musica
Concerto del Primo Maggio, ritorno a Italia ’90
Stefano Olivari 01/05/2020
Il concerto del primo maggio 2020, condotto per la terza edizione consecutiva da Ambra Angiolini e trasmesso dalle 20 a mezzanotte su Rai Tre, potrebbe trasformare la crisi in una opportunità: in cialtronese si dice così, però in questo caso un po’ è vero. Perché l’ovvia assenza di Piazza San Giovanni e del pubblico fisico ridarà importanza alla musica e ai suoi personaggi. Come del resto era nello spirito originario del concerto: cantanti famosi, di diverso orientamento politico, che associavano la loro immagine al tema del lavoro.
Il concerto del primo maggio ha una storia recente, visto che la sua prima edizione è del 1990, nella fase finale della Prima Repubblica, con Cossiga presidente della Repubblica e Andreotti del Consiglio (rimpiangiamo entrambi e non perché fossimo più giovani). Conduttori Carlo Massarini (per sempre Mister Fantasy) e Ombretta Colli, gli ospiti principali furono Zucchero, Bennato, Morandi, Ruggeri, Bob Geldof, Miriam Makeba, e secondo le solite logiche da somari conformisti (i giovani sono i più conformisti di tutti) ad essere fischiati furono soltanto i Pooh e Caterina Caselli.
Va ricordato che per tutti gli anni Novanta (fra i conduttori Mollica e Chiambretti) il concerto del Primo Maggio è stato un grande evento musicale in cui si parlava di politica, mentre dagli orridi anni Zero in poi è diventato un comizio con conduttori dalla faccia di circostanza in grado di prendere buone critiche (Bisio, Marcoré, Amendola, Paolo Rossi, Castellitto, Geppi Cucciari, Lodo Guenzi e altri) e giustificare dirette fiume piene di musicisti della stessa area.
Vedere Modena City Ramblers, Le Luci della centrale elettrica, gli Almamegretta e cambiare istantaneamente canale era per molti ormai diventato automatico. Stasera invece poco spazio per i comizi, ma contributi da remoto di una sorta di dream team: Sting, Vasco, Nannini, Zucchero e Bennato, più nostri favoriti come Le Vibrazioni e altri che potremmo tranquillamente vedere al Festivalbar, se esistesse ancora. È tornato lo spirito di Italia ’90, anche se le notti sono un po’ meno magiche.