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Giochi Olimpici

Chi se ne frega del bob a Cortina

Stefano Olivari 17/10/2023

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Le gare di bob, skeleton e slittino delle Olimpiadi del 2026 non si disputeranno in Italia, adesso è certo. Una figura ridicola fatta da Milano, Cortina e dal CONI di Malagò, visto che è la prima volta nella storia delle Olimpiadi Invernali che una gara viene disputata fuori dal paese a cui sono state assegnate. Ma al di là dell’immagine dell’Italia, con queste gare che realisticamente potrebbero svolgersi a St. Moritz (del resto in Europa gli impianti sono pochissimi), il punto è un altro: che senso ha spendere 150 milioni di euro per una pista di bob?

Non è un discorso finanziario, ci sono tante situazioni i cui benefici non sono misurabili nemmeno a lungo termine e le stesse Olimpiadi in generale sono un po’ così. Se si ritiene che una pista da bob migliori la percezione dell’Italia nel mondo allora potrebbe essere giusto anche investirci un miliardo. Il fatto è che del bob, dello skeleton e dello slittino importa quasi zero anche nei paesi con una grande tradizione negli sport invernali, fatta eccezione per la Germania. Lo stesso impianto di Cesana, lasciato morire dopo Torino 2006 a causa dei costi altissimi di gestione, lo dimostra.

Non esiste un ‘mercato’ per bob, skeleton e slittino, ma nemmeno una potenziale base di praticanti che renda socialmente utile spendere decine di milioni. Potremmo fare gli stessi discorsi per tanti altri sport, che mendicano soldi pubblici a fronte di nessun interesse pubblico se non appunto l’immagine da giocarsi in 15 giorni. Produttori, a volte, di medaglie senza valore (e bisogna dirlo, soprattutto quando le vinciamo) se non per chi le ha vinte facendo enormi sacrifici, ma sacrifici che nessuno gli ha chiesto di fare. Chi se ne frega del bob? Tutti sognano di vivere di assistenzialismo, e qualcuno con buoni agganci anche ci riesce (come l’inguardabile cinema italo-romano), ma non è un buon motivo per assistere tutti.

stefano@indiscreto.net

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