La cultura sportiva di Pechino 2022

21 Febbraio 2022 di Stefano Olivari

I Giochi Olimpici Invernali di Pechino sono terminati, dopo 17 giorni che sono sembrati 34: un gigantismo che non è nato oggi, ma come minimo da Calgary 1988, quando dai 12 giorni di gare di Sarajevo si passò a 16. Imbarazzante il paragone con quelli estivi, dove gli sport popolari sono così tanti da imporre un programma ipercompresso, penalizzando gli atleti ed il pubblico. Fra l’altro è anche una delle ragioni per cui il rugby vero, con i suoi tempi di recupero necessariamente lunghi, non è alle Olimpiadi.

Dal punto di vista del marketing i Giochi invernali hanno comunque un grande pregio: interessano i paesi più ricchi e civilizzati, con gli altri relegati a note di colore. Insomma, quello che una volta erano anche i Giochi veri, senza dover tornare all’epoca di Momenti di Gloria. Poi magari i bambini ghanesi crescono sognando Anterselva e il biathlon, si sono viste cose anche più assurde. Ma al di là di queste facezie, arriviamo al punto: più volte in questi giorni si sono letti e ascoltati pistolotti sulla cultura sportiva, non soltanto da parte dei vituperati giornalisti ma anche da quella di gente normale, che vive sui social network o perché ha uno stipendio o perché non ha uno stipendio.

La tesi di fondo di questa gente che finge di disprezzare la Champions League in favore del curling è che in Italia manchi cultura sportiva, visto che di short track e di snowboardcross si parla soltanto ogni quattro anni. Ma perché se ne parla ogni quattro anni? Perché non interessano a quasi nessuno, ed i loro campioni escono da una selezione di poche centinaia di atleti motivati, quasi sempre dei pochi paesi con un professionismo di stato.

Da amanti di alcuni sport mediaticamente minori, l’atletica su tutti, dobbiamo ammettere che chi esce da una selezione e soprattutto da un immaginario di qualche miliardo di persone valga molto di più di chi esce da numeri quasi inesistenti. Cultura sportiva non è mettere tutto sullo stesso piano, anche all’interno delle Olimpiadi invernali ci sono medaglie di Serie A (sci alpino e sci nordico) e medaglie di Serie B (a questo giro purtroppo anche l’hockey su ghiaccio) e C, e quelle di B e C sono nettamente la maggioranza.

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