Cazzimma a Capodistria

6 Settembre 2013 di Fabrizio Provera

Neppure nei nostri sogni di bambino avremmo pensato, un giorno, di assistere da cronisti a un campionato europeo di basket seduti tra Werther Pedrazzi ed Oscar Eleni (i cui reciproci sfottò, se condensati in un libro, venderebbero certamente più di Saviano), Flavio Vanetti e l’immenso Sergio Tavcar. Siamo a Capodistria, ebbri di gioia e di cazzimma per un Italbasket che ci sta facendo vivere notti magiche e fantozziane, tipo Italia-Inghilterra  e palo di McKinley. Alla vigilia di Italia-Russia tra i maggiorenti dei grandi quotidiani sportivi aleggiava un ragionato pessimismo. Tuttavia avevamo fatto tutti, o quasi, i conti senza l’oste e la rabbia di una Nazionale che – a forza di sentir menare il can per l’aia con l’antifona degli esclusi e degli infortunati – ha tirato fuori attributi e cazzimma. Contro la Grande Madre Russia Gigi Datome ha giocato davvero da crack, segnando 25 punti e producendosi in un tuffo stile Bob Mc Adoo-finale contro Livorno. Un gigante, che a fine partita aveva preconizzato il tema della gara contro i turchi: ‘Non  contano niente i miei 25 punti, domani potrei anche non segnare, conta il collettivo e la vittoria’. E infatti contro i turchi Datome ha scritto virgola, attirando su di sè per 31 minuti la difesa dell’inquieto Boscia Tanjevic, e lasciando campo libero al cannoneggiamento  non convenzionale di Aradori e Ale Gentile, il quale al cospetto del grande coach che inventò dal nulla suo padre, esattamente 30 anni fa (1983, Gentile contro Marzorati a Cantucky, Aldo Giordani commenta estasiato e manco sapeva come si chiamasse quel numero 5), ha dimostrato non solo il talento immenso di cui dispone, ma soprattutto la sua forza mentale (frutto di cazzimma). Pietro Aradori ha giocato 64 minuti in due partite, convincendo l’allenatore che a Siena forse lo fece un po’ soffrire, ma che a Eurobasket 2013 le sta davvero azzeccando tutte. Simone Pianigiani estrae da un cilindro ridotto quel che rimane in panchina, trovando prima Poeta, poi Vitali, ritrovando CinciariniNiccolò Melli, ieri sera, ci ha fatto andare a livello di guardia la tenuta coronarica. Questo riccioluto classe 1991, figlio di cotanta madre campionessa di altra disciplina, gioca con la classe e la postura di un veterano. Ieri era circondato da Asik, Gonlum ed Erden, ma quando i lunghi turchi hanno cercato di soffiargli un rimbalzo hanno avuto uno scontro ravvicinato e poco gradito coi suoi gomiti. Dove potremo arrivare, con un Belinelli così, con Cusin che l’altra sera ha giocato a fare il Vrankovic? Non lo sappiamo. Per adesso, la qualificazione al secondo turno sembra alla nostra portata. E non da terzi classificati. Per il resto è l’Europeo degli equilibri livellati, delle sorprese e del cattivo rendimento di  molti giocatori Nba. Tante sorprese, tranne una: la Grecia del Poeta Guerriero Trinchieri, che vince per tante ragioni. Ha un allenatore visionario, un roster eccezionale, le palle di Spanoulis, l’intelligenza sopraffina di Zisis e la cattiveria di Printezis e ‘Leonida’ Kaimakoglou, che se non avessero giocato a basket – copyright Sergio Tavcar, ieri sera al nostro fianco,  ‘avrebbero certamente fatto i banditi. Forse i contrabbandieri, forse i gangster in qualche anfratto balcanico’. Occhio alla Grecia, che ha capito una cosa essenziale: a un Europeo conta quello che hai scritto davanti alla maglia, non  sulle spalle. Copyright Poeta Guerriero.

Fabrizio Provera, da Capodistria

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