Canto delle anatre

6 Luglio 2009 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni

1. Oscar Eleni, travestito da boccale di birra, cosa non difficile considerando il giro vita, nella stanza più affollata di U Fleku, speriamo di averlo scritto giusto, il tempio del luppolo dove non puoi stare a guardare gli altri che devono se arrivi a piedi fino a Praga, attraversi il ponte Carlo, ti nascondi nella città vecchia, se hai deciso di scoprire se i veterani del colonnello Natucci hanno davvero cambiato il dottor Stranamore Alberto Bucci. Una volta, quando era re, sembrava il più divertente e divertito, gli piaceva stupire con giacche colorate, era spiritoso, brillante, una volta, quando allenava il Cus Bologna e non pensava di poter diventare sindaco, mandò nei matti il povero Sales facendo diventare Buzzavo il cannoniere della finale. Erano altri tempi, la storia Virtus lo esaltò, ma lo cambiò anche, in peggio dicono gli amici dei tempi buoni, ma era un re, vinse lo scudetto, era in prima linea, pazienza se poi alla fine non si è più capito con Alfredo Cazzola che non ricordava bene, secondo lui, certi accordi.
2. A Bologna, in questi tempi, è così. Molti dimenticano gli accordi e persino la verità come direbbero gli sbalorditi avventori della collina di Ugo leggendo certe dichiarazioni che arrivano dall’iperuraneo abruzzese. Chiedetelo a Savic, a Sconochini, allo stesso Bucci, ai creditori di oggi della Fortitudo, chiedete un po’ in giro, anche se siamo al canto delle anatre: provano per Sanremo, ma non vanno bene neppure per una sagra. Tanti amarcord con inganno nascosto: manager con una promozioncina da mettere in bacheca che urlano al mondo “ma non capite che avete messo da parte un genio”. Succede. Non esiste misura della prestazione sportiva negli sport di squadra. In atletica misuri, cronometri, nelle altre discipline vai a spanne e allora scopri fenomeni anche se hanno soltanto fatto passare le acqua in qualche brefotrofio. Sono indignati gli estromessi di oggi e allora cosa dovrebbero dire quelli che ieri hanno vinto davvero tanto, hanno fatto società capolavoro e ora non hanno più ingaggi e neppure credibilità, per un mistero glorioso che piace al basket creativo dove si promuove per rimuovere, dove si rinnova sempre senza sapere poi dove andare.
3. Sono giorni per queste anatre che volano basse, ma cantano a squarciagola. Diventa storica la vittoria della femminile ai Mediterranei contro la under della Serbia. Tutti a ballare, con Franco Lauro che ci risveglia dal riposo meritato invitandoci a brindare con e per Ticchi il farmacista. Nessun problema, sapevamo che era bravo, sapevamo che era vaccinato per pedalate vere in salita, che avrebbe resistito a tutto, ma non umiliamolo facendogli dire che ha raggiunto un oro storico dopo tante delusioni. Un passettino avanti, ma certo sarà ricordato molto meglio per il sesto posto Europeo rovinato per eccessiva furbizia alla pesarese, quando pensava di poter tenere Macchi seduta mentre la Grecia rimontava e si trasformava in squadra di megere dal braccio caldo.
4. Ma non divaghiamo e torniamo a casa Bucci, alla birreria di Praga dove la nazionale Over 45 ha vinto il mondiale. Anche qui enfatici messaggi dal fronte sul fatto che l’Italia non vinceva a livello mondiale da sempre. Così vanno le cose nel nostro mondo e lo può capire un boccale di birra travestito da giornalista se il suo medico curante non si è affatto preoccupato del labirinto andato, ma, fuggendo verso la gloria mondiale, lui il Max che si considera medico sportivo al sevizio della città di Milano, ha voluto soltanto sapere se nei giorni della gloria ci sarebbe stato spazio sui giornali. Qualcosa è stato scritto, chi poteva lo ha fatto volentieri, ma insomma stiamo calmi anche se ci fa piacere onorare chi ha vinto con un bel sei su sei, ma la curiosità era scoprire la nuova faccia di Bucci, più arcigna oggi di quando correva verso titoli meritati, verso scudetti svaniti in un nanosecondo come gli avrà ricordato sempre Fantozzi, il regista degli over a Praga, città amata da tutti meno che dai veneti, si dice, perché con la famosa pace del 1866 gli austriaci diedero la regione a Napoleone che la girò all’Italia cambiando il destino e l’educazione civica di tanta gente. Gloria a Bucci e ai suoi mohicani dove si nasconde anche il Montecchi cubano, dove Carera non lascia un pallone, dove scopri Frascolla, riscopri Terenzi e Binelli, Dal Seno e Teso, dove il motore è Ponzoni, dove c’è lo spirito che in questi giorni sembra animare l’altro basket e premia gli Antonello Riva.
5. A Genova si sono radunati per il trofeo Panichi i reduci di grandi stagioni in una città che amava questo gioco e ora lo vede lontano, troppo in alto. A Milano, in via Procaccini, la via dove aveva la sede l’All’Onestà poi diventata Mobilquattro, stampata Xerox, morta Isolabella, due giornalisti dal cuore grande, Olivari e Specchia, forse bugiardi per troppo amore direbbero loro nella ricostruzione di certe cose e qui il commissario Parisini, chiamato in causa per un tarocchino Alco, dovrebbe rispondere, hanno presentato la storia dell’Altra Milano lasciando sbalorditi i ricconi Armani, lasciando senza parole chi non ha mai avuto la loro fede, la loro speranza in un mondo diverso. Tutte riunioni da frequentare come direbbe l’ex presidente Maifredi che ancora si fa guidare da una vecchia passione, anche se lui la deve vivere a schiena piegata mentre in giro ci sono altri che raccontano balle storiche, gente di cui non senti la mancanza, ma che vorrebbe farti credere che ci mancano davvero.
6. Niente da dire, qualcuno ci manca, altri ci intrigano, perché vorremmo davvero conoscere la metamorfosi di Natali quando siede sotto la linea gotica rappresentata da Galliani, vorremmo scoprire cosa ha spinto Atripaldi a cavalcare davanti ai tartari che hanno scelto i ragazzini come ostaggio per farsi ascoltare da una Federazione che non potrà cambiare se le regole d’ingaggio sono queste. Misteri gloriosi di chi ti applaude se vinci, se sei promosso, ma poi, come primo premio ti offre un contratto al ribasso. Questi sono gli uomini delle rivoluzioni in un basket dove gli aerei per le Americhe sono sempre stracarichi quando qui ci sarebbe da fare la ola per Siena, campione con i campioni, campione con i giovani, campione, adesso, con la under 15 della Virtus del presidente Bruttini che ha scoperto nuova vita, nuova forza unendosi ai progetti di Minucci, non contrastandoli a prescindere, anche se i mondi restano giustamente diversi.
7. Il basket che danza col tutù delle vergini dai candidi manti spiegando che l’organizzazione cooperazione per lo sviluppo economico, la OCSE, ha scoperto che il riciclaggio del denaro sporco viene fatto più facilmente nel calcio, ben sapendo che anche altri sport riciclano e hanno in soffitta riciclatori nati come spiegherebbero certe folgorazioni sulla via della salvezza societaria ai tempi dei tacopinatori riuniti.
8. Anatre in volo sotto il tiro delle doppiette di chi sapeva bene che Stonerook non si sarebbe presentato a Bormio, per favore risparmiateci la guerra dei bottoni con squalif
ica e polemica aggiornata, di chi invece si domanda perché Bulleri ha deciso di rinunciare anche se sa benissimo che il suo posto è sicuro e che nel gruppo non resteranno per molto quelli che non ci sanno stare come cercano di spiegare a Milano adesso che devono proprio risolvere il caso Vitali, cigno dell’estate diventato brutto anatroccolo nei play off. A proposito del raduno a Bormio nella terra del balivo Pini, un gigante nella storia di questo gioco, fa impressione la scritta free agent di fianco al nome di Matteo Soragna lasciato libero da Treviso.
9. A proposito di Treviso qualcuno prenda in considerazione il caso Pausich che ha lasciato dopo oltre trent’anni la società che ha vissuto con lei, per lei, perché c’era interesse soltanto verso la prima squadra mentre a lei interessa il basket giovanile, quello di oltre 100 ragazzine da far correre e divertire, quello del gruppo speciale della Montelatici. In federazione il nostro presidente accerchiato dia incarico a qualcuno di interessarsi davvero dei problemi esistenti quando devi organizzare un vivaio, ma sappiamo che la cosa non fa diventare più importanti, non ti porta al ballo del qua qua davanti al monitor. Una volta a Milano c’era uno che prima di frequentare il gruppo schiena dritta aveva promesso che il campo all’aperto di via Dezza sarebbe stato intitolato a Mario Borella, allenatore e maestro per tanti a Milano, basterebbe chiedere a cinque o sei generazioni di giocatori, dirigenti, arbitri, allenatori, poi ci fece sapere che la burocrazia bloccava tutto, poi lo vediamo questo campo: da due mesi retine strappate, ma per fortuna i ragazzi ci giocano lo stesso. Ma è anche la storia vero di uno sport che barcolla e non sa ancora che la guerra dei bambini lo porterà alla maledizione.
10. Restando a Treviso ci addolora che Toronto, quindi Gherardini, abbia portato via il Cuzzolin che sapeva davvero costruire atleti sul telai che promettevano soltanto di poter diventare aerei da combattimento cestistico. Tutti a Las Vegas, pochi a Bormio, ma è normale. Il caldo verrà più avanti quando anche la figuraccia nella finale per il terzo posto ai Mediterranei sarà digerita con lo stesso sgroppino di chi ci vuole convincere che si deve arrivare allo scisma per proteggere un certo tipo di giocatori, per rendere più ricchi gli incassi di un certo tipo di agenti. Speriamo che la montagna valtellinese faccia del bene a tutti, anche se nella batteria dei centri che, fortunatamente, troverà in Hackett un bel fornitore di palloni, vediamo lo spettro della eliminazione prossima ventura, quella del buio oltre la siepe di un europeo che difficilmente ci vedrà in campo, anche se dicendo questo, con le squadre italiane, in ogni sport, si arriva al massimo, persino ai titoli più importanti.
Oscar Eleni
(per gentile concessione dell’autore)
Share this article