Britney vs. Spears, la vittoria del #FreeBritney

1 Ottobre 2021 di Stefano Olivari

Britney Spears si è liberata del padre Jamie, forse. Il tribunale di Los Angeles ha infatti decretato la fine della sua tutela (conservatorship) sul patrimonio della figlia, iniziata nel 2008 in seguito ad una serie di comportamenti fuori controllo di quella che ad inizio millennio era una delle popstar più amate al mondo e che tutto sommato tale è rimasta. Tutela del patrimonio che poi significava anche quella di ogni aspetto della vita, personale e addirittura sessuale, della ormai quarantenne Britney. Una storia complicata, ricostruita dal documentario Britney vs Spears che abbiamo appena visto su Netflix.

Il lavoro di Erin Lee Carr lascia poco spazio al lato musicale della Spears e si concentra sulle testimonianze (avvocati, collaboratori, amici ed ex amici, giornalisti, eccetera) relative ai suoi ultimi tredici anni di vita: in questo senso è un po’ diverso dal recente Framing Britney Spears, di Samantha Stark, che pur inserendosi nel filone del #FreeBritney abbraccia un arco temporale più ampio, partendo dalla fine degli anni Novanta, Baby one more time, Justin Timberlake e tutto il resto. Britney vs. Spears è invece quasi tutto sulla vicenda giudiziaria ed è inevitabilmente più cupo, anche se poi molte delle considerazioni suggerite dovrebbero essere state anche quelle della giudice che ha ‘liberato’ Britney.

La cosa che più ci ha colpito del documentario è il contrasto fra il controllo totale di Jamie Spears sulla figlia e la vita soprattutto professionale di Britney: da una parte una donna ritenuta incapace di gestire patrimonio e vita personale (compresi i due figli avuti da Kevin Federline), dall’altro un’artista che anche uscita dall’immagine di fidanzata un po’ perversa (ma non troppo, veniva comunque dalla Disney) d’America ha continuato a fare dischi di successo e concerti (il Britney: Piece of me Tour ha incassato quasi 150 milioni di dollari), senza contare le mille iniziative imprenditoriali in cui sembrava molto presente.

Alla fine la certezza è che lei sia sempre stata sfruttata da chi le stava intorno, tutela o non tutela, ma rimane lo stesso un po’ del mistero che deve circondare le grandi stelle, che a molti fan piace immaginare fragili burattini nelle mani di manager o parenti senza scrupoli. Valeva per Elvis Presley e Michael Jackson, vale per Britney Spears. Anche se il suo caso esce dal personale e mostra aspetti davvero spaventosi della giustizia: se basta qualche comportamento fuori dalle righe per essere considerato deviante, e non riuscire nemmeno a fare una telefonata liberamente, allora quasi tutti siamo appesi a un filo. Parlateci di Bibbiano, ma anche di Britney Spears meno conosciute.

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