Bitcoin a 150.000 euro?

26 Gennaio 2021 di Stefano Olivari

Bitcoin a 150.000 euro? In questo istante (scriviamo sempre di getto e si vede: mai pensare troppo) è a 26.253, ma i cultori di questa criptovaluta da mesi sostengono che il Bitcoin possa nel medio periodo, qualsiasi cosa significhi medio periodo, rivalutarsi del 400%. E Morgan Stanley in un suo report di circa tre settimane fa, ripreso-copiato un po’ da tutti, ha parlato di 146.000 dollari come target in una data imprecisata, che significa tutto e niente ma che dà comunque l’idea di come quelli del giro che conta abbiano ormai sdoganato il Bitcoin che nonostante le difficoltà nelle transazioni (una confessione: non abbiamo ancora capito, al centesimo articolo letto sul tema, come costruire un wallet in maniera sicura) è entrata ormai nei discorsi dei piccoli investitori e soprattutto nei loro portafogli, in una percentuale di solito da scommessa.

Cos’è cambiato rispetto a qualche mese fa, quando anche i più ottimisti sul Bitcoin non lo vedevano in nessun caso oltre i 40.000? Ci vengono in mente due parole: Joe Biden. Finché dura, Biden sarà culturalmente pro inflazione più di quanto non lo fosse Trump ed è probabile che in un mondo occidentale post Covid, cannoneggiato di liquidità, prendano il volo i mitici ‘beni rifugio’. In questo senso il Bitcoin non è molto diverso dall’oro, pur non essendoci i ‘Compro Bitcoin’ ad ogni angolo di strada ed anzi essendo tuttora ostica la compravendita di questa criptovaluta, con spread (reali) denaro-lettera da far scappare anche i più motivati. Al punto che in mancanza di ETF veri sul Bitcoin abbiamo a metà 2020 umilmente puntato pochi euro, giusto quelli vinti con le grandi della Serie A contro le squadre di sudditi, su un ETN quotato da qualche anno alla Borsa di Stoccolma.

Dal punto di vista mediatico è interessante come i media ‘seri’ tendano ad enfatizzare i crolli nelle quotazioni del Bitcoin senza dare un minimo di prospettiva storica, mentre da parecchio tempo tanti investitori seri usano i Bitcoin come strumento di copertura, quindi un po’ oltre il nostro concetto di scommessa, contro l’esplosione della bolla dell’azionario e soprattutto di quella monetaria. Non siamo alla Repubblica di Weimar, ma guardandole da fuori le valute non sono certo un concetto più astratto del Bitcoin. Poi è chiaro che sono difese da stati, o gruppi di stati nel caso dell’euro, quindi con il Bitcoin il rischio di trovarsi con niente nelle virtuali mani esiste più che con l’euro o il dollaro (con il dollaro davvero mai, finché esisteranno dittatori, narcos e commercianti d’armi). La domanda, perché lo spirito dei post è sempre questo, da porre ai lettori di Indiscreto esperti di finanza, mentre noi siamo solo gambler, è la seguente: quale percentuale del nostro patrimonio è consigliabile mettere in Bitcoin?

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