Birilli che sconfinano

11 Gennaio 2008 di Stefano Olivari

1. Impossibile riapra sul serio l’Operación Puerto: come se al di qua dei Pirenei – signorina, dica lei – qualcuno l’avesse mai considerata chiusa. L’indagine sul secondo lavoro sporco del ginecologo di Gran Canaria Eufemiano Fuentes (ematologo da Nobel per la medicina dopante, ritiene l’accusa) procede lenta ma procede. Il procuratore capo Coni Ettore Torri studia una strategia inquirente seguendo col dito il tracciato della ventesima tappa del prossimo Tour de France, in programma domenica 20 luglio, partenza da Digne-Les-Bains e arrivo a Prato Nevoso (Cn), Oltralpe ma per i francesi. Dal valico del Col de Larche-Colle della Maddalena non passerebbero gli stranieri sui quali si mormorano le stesse malignità che a suo tempo hanno colpito Birillo, alias Ivan Basso in fuentesiano stretto. Alla larga dal Belpaese i vari Valv-Piti, Amigo de Birillo e gli altri presunti latitanti che pensavano di averla fatta franca, al dunque. Questo il mandato che muove l’ufficio con sede allo Stadio Olimpico di Roma, Curva sud ingresso 23. Riuscire a ricondurre ad un’unica unità di misura il peso delle colpe registrate dalla bilancia della giustizia, in materia – da meglio distribuire, a ciascuno il suo – sarebbe già una gran cosa. Non tanto una cosa buona, certo una cosa giusta.
2. Max Weber (foto) chi, forse l’handbiker campione del mondo della corsa in linea – Categoria Hc B (perdita totale della funzione degli arti inferiori, stabilità del tronco ridotta)? Ma no, Max Weber il sociologo, quello di “Economia e società” o anche solo de “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”. Lui sì che se ne intende, di burocrazia e di razionalizzazione. Lui sì che li conosce nel profondo, i federali di Aigle nel Canton Vaud. Lui sì che li sa comprendere appieno, i comunicati stampa dell’Unione Ciclistica Internazionale. Per esempio l’ultimo, sull’entrata in vigore del passaporto biologico, secondo le previsioni e gli adempimenti necessari. Vi si legge di 600-700 corridori sempre reperibili, di 7000 controlli a sorpresa (eufemismo), di sistema Adams sviluppato dall’Ama-adottato dai gruppi sportivi, d’emoglobina ed emoglobina plasmatica libera, di reticolociti e indice di stimolazione, di finanziamenti “in discussione”, di “una commissione d’esperti indipendenti”, di “un comitato di controllo e valutazione” tra rappresentanti Uci, Ama, Msjs, Aigcp, Aiocc, Cpa. Cosa non si scrive a servizio del ciclismo. Cosa non si fa per un weberiano “scopo oggettivo impersonale”.
3. Compagnie di bandiera cosa? Tra le diciassette squadre ProTour (ProTour), solo due o tre dichiarano una cittadinanza italiana (la mezza è il Team Milram). Lo stesso tra le diciotto formazioni Professional (Professional). Altre rinnegano la patria e si affiliano in Svizzera, in Gran Bretagna, in Irlanda, in Venezuela. I tartassati fanno i loro conti e calcolano che è all’estero che gli affari pagano: altro che trattenute, spese correnti, tassi d’interesse nazionale. Ancora nel giugno 2007 il Consiglio del ciclismo professionistico (professionistico) si era espresso in questi termini: “Ci pare più aderente alla realtà (e più efficace nel rispecchiarne i valori sportivi in campo) il vecchio meccanismo di attribuzione della nazionalità delle squadre sulla base della maggioranza dei corridori inseriti nell’organico. È ingiusto che alcuni paesi – nei quali ci sono una legislazione e una fiscalità particolarmente severe per le società sportive – perdano le proprie squadre che spostando all’estero la sede legale cambiano nazionalità, pur mantenendo nel paese di origine struttura, direttori sportivi, corridori e sponsor” (Alcide Cerato). Sponsor? Ah già, il libero mercato, le spa, i professionisti di ProTour e Professional…
4. Tra i media partner degli imminenti mondiali di ciclocross di Spresiano (Tv) – nordest italiano, mica Fiandre orientali – non ci sono né la Tribuna né il Gazzettino, si fa per dire. Ma c’è Het Nieuwsbald, quotidiano fiammingo tutto cronaca e sport. Più ciclismo che calcio e motori, più Tom Boonen di Justine Henin, più Sven Nys di Club e Cercle Brugge. A proposito del secondo campione rappresentativo, primo sportivo in Belgio, gloria nazionale di una nazione senza gloria. Per il circuito del lago Le Bandie girerà un autentico fenomeno, un mostro di bravura, il numero uno del ranking internazionale. L’impiegato Rabobank ha vinto e vince dappertutto, contro tutti, in tutti i modi. Manifesta una superiorità tecnica e atletica su ogni tipo di terreno, parte forte e finisce forte, sa gestirsi nei finali di gara. Eppure nel suo mitologico palmarès (cinque Coppe del mondo più sette Superprestige!) non si conta che un solo titolo iridato. L’anno scorso, a Hooglede-Gits, fece il tris Erwin Vervecken. A Monopoli, nel 2003, fece il bis Bart Wellens. Comunque vada domenica 27, al parco dei Mosole si parlerà nederlandese. Si accettano scommesse come nei pub di Oudenaarde e Waregem: sarà un gran sventolare del leone nero rampante in campo giallo. E perda il migliore, Franco Rossi insegna.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

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