Attualità
Bergoglio e la morte cristiana
Indiscreto 06/03/2025

Cosa c’è che non va bene nella lunga agonia di Papa Francesco, oltre all’agonia stessa? Il modo in cui il Vaticano, tranne lui, tranquillizza i fedeli trattandoli come bambini, ma anche lo schema superomistico di tanti media laici, che vendono ottimismo come se si trattasse di calciomercato e non di una polmonite con mille complicazioni che in un qualunque uomo di 88 anni farebbero ipotizzare il peggio. Per questo ci è molto piaciuto il testo della sua omelia per il Mercoledì delle Ceneri, con celebrazione ovviamente fatta da altri, in cui Bergoglio parla della morte non come di un mostro che ci manderà nelle tenebre per l’eternità, ma come un dramma, perché se non lo fosse la vita sarebbe insensata, che però è per un cristiano un passaggio verso l’immortalità.
Si parte dalla Genesi: “L’uomo è in polvere e in polvere ritornerà, ma è polvere preziosa agli occhi di Dio, perché Dio ha creato l’uomo destinandolo all’immortalità“. Assurdo negare la morte terrena, una delle poche certezze che abbiamo: “Questa condizione di fragilità ci richiama il dramma della morte, che nelle nostre società proviamo a esorcizzare in molti modi e a emarginare perfino dai nostri linguaggi, ma che si impone come una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, segno della precarietà e fugacità della nostra vita“. La morte è infatti rimasta l’ultimo grande tabù, come se negarla togliesse senso alla vita quano invece è l’esatto contrario: è proprio il tempo limitato a dare valore a ogni esperienza, anche quelle apparentemente più insulse.
Noi personalmente purtroppo non crediamo nell’immortalità dell’anima, anzi non crediamo e basta. Però le religioni, anche quelle filosofiche che non hanno bisogno di inventarsi profeti e miracoli, servono proprio a dare questa speranza, una specie di doping che aiuta ad accettare vite inaccettabili o anche soltanto inutili. Di meglio delle altre, secondo noi, il Cristianesimo ha la speranza e il grande valore che dà alla vita terrena ed è per questo che molti laici non possono non dirsi cristiani, non fosse altro che per la categorizzazione di Bene e Male. Il cristiano mette nella giusta prospettiva la morte, puntando a conoscerla il più tardi possibile. Ma non dovrebbe avere paura a parlarne, non fosse altro che per utulizzare meglio il tempo a disposizione.
In concreto l’aspettativa di vita media in Italia è secondo l’ISTAT di 81,019 anni, con piccole ma significative differenze fra le varie province e ovviamente in base al sesso. Dato che varia in base alle classi di età prese in considerazione (ad esempio noi, 57 anni, dovremmo per la statistica morire non fra 24 ma fra 26 anni), quindi ognuno può inserire i suoi parametri e farsi un’idea. Comunque come italiani siamo i quinti al mondo… Quante Olimpiadi ci rimangono? Meno di quelle che abbiamo visto. In sintesi volevamo dire che parlare cristianamente della morte, senza mettersi a fare teologia un tanto al metro, aiuta a vivere meglio. E che Bergoglio nel finale sta giganteggiando.
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