Beggin’ per i Måneskin

28 Giugno 2021 di Paolo Morati

Era il 1967 quando i The Four Seasons pubblicavano Beggin’brano che oggi sta portando i Måneskin, con la loro cover del 2017, in vetta alle classifiche di tutto il mondo insieme a I wanna be your slave e a Zitti e buoni, con la quale (è noto) hanno vinto quest’anno Festival di Sanremo e Eurovision Song Contest. Un successo clamoroso, quello della band italiana, del quale abbiamo già scritto varie volte, ma che di giorno in giorno si sta facendo sempre maggiore, considerato che mercati difficilissimi, per varie ragioni, come Regno Unito e Stati Uniti si sono accorti anch’essi di questi quattro ragazzi italiani che in pochissimo tempo hanno letteralmente sfondato cogliendo al meglio le occasioni del momento.

Abbiamo visto immagini di fan impazziti (e impazzite) per le loro esibizioni post Eurovision, visto le reazioni su YouTube ai loro brani, ma anche ascoltato i commenti di chi racconta le classifiche nei vari Paesi, convinti che i Måneskin siano sì una grande sorpresa, ma basata su solide fondamenta. Simbolo delle ultime ore è proprio la cover di Beggin’ ripescata grazie a un’esibizione su Tik Tok e da lì arrivata (finora) al terzo posto dei brani più ascoltati su Spotify in tutto il mondo (oltre che primo in Germania nella classifica settimanale dei singoli e decimo nel Regno Unito, solo per citare due dei più grandi mercati del mondo).

Un successo che, ci chiediamo e vi chiediamo, sarebbe stato possibile nell’era pre streaming e pre social? Detto che le regole sono le stesse per tutti, è chiaro che le opzioni del mercato discografico ormai così liquido permettono di aprire molto più rapidamente le porte e la diffusione del ‘verbo’ di un brano rispetto a quando esistevano solo radio e televisione, limitati come selezioni e canali di promozione. Senza contare che per entrare in un classifica un disco andava fisicamente comprato.

Non è quindi un caso che proprio i Måneskin, così come anche molti altri, si ritrovino nelle classifiche con più canzoni laddove un tempo il più delle volte si aveva un singolo alla volta realizzato e in rotazione… Ecco che la band romana ha almeno tre brani ai vertici (in alcuni casi tra le prime cinque) oltre che l’album Teatro d’ira Vol. 1 in vetta in alcuni Paesi, per un risultato clamoroso che si sta spingendo fino dall’Europa fino ad Australia e Nuova Zelanda. Un successo che tra l’altro questa volta non sembra essere figlio di playlist ben costruite e calcolate, ma di un progetto concreto e un decollo partito a razzo dopo la vittoria di Rotterdam, diremmo in modo virale non fosse un termine oggi fin troppo abusato.

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