Attualità
Auto senza benzina, regalo alla Cina
Stefano Olivari 14/02/2023
Dal 2035 tutte le auto nuove vendute nell’Unione Europa non saranno alimentate a benzina o diesel, il Parlamento Europeo ha confermato la scelta del Consiglio Europeo effettuata lo scorso novembre. Però, se non abbiamo capito male, il limite del 2035 è una deroga che vale al di sotto di alcune soglie produttive e quindi nei fatti è dal 2030 che da noi diventerà quasi impossibile acquistare un’auto nuova con motore termico. E gli effetti si stanno già vedendo sui prezzi dell’usato, schizzati verso l’alto.
Non abbiamo un’opinione sulla questione ambientale, perché l’energia per le auto elettriche in qualche modo dovrà essere prodotta ed è probabile che venga fatto in maniera sempre più pulita, ma ce l’abbiamo invece su quella economica e politica: super-regalo alla Cina e anche ai paesi asiatici democratici, superfregatura per l’industria europea, classismo allo stato puro, forse anche corruzione.
Perché regalo alla Cina? Prima di tutto perché la Cina da sola produce il 60% della batterie per auto elettriche nel mondo, la metà delle quali con il solo gigante CATL. Ma tutti i principali produttori sono asiatici: i coreani di LG Energy Solutions e Samsung, i giapponesi di Panasonic e gli altri cinesi di BYD. Senza contare l’accesso alle materie prime e la possibilità di estrarle in spregio a qualsiasi norma a tutela dell’ambiente, senza dover fronteggiare manifestazioni di piazza. Insomma, come ci insegnano i liberisti alle vongole da noi, intesi come europei, rimarranno però la creatività ed il design. “Il cuore è sempre a Torino”, si scrive e si dice senza vergogna.
Il punto non è però questo, ma che il Parlamento europeo ed in particolare centro e sinistra abbiano approvato una legge che va palesemente contro gli interessi europei. Del resto quanto accaduto con il Qatar, scandalo ormai quasi silenziato, conferma che molte persone sono in vendita e quelle nascoste dietro battaglie ideali sono più in vendita delle altre. Perché tutto si può accettare, ma non l’autolesionismo nel nome di un ambientalismo astratto e lontano dai sentimenti delle persone reali. Le case automobilistiche si lamentano, ma il loro consenso e quello dei loro media verrà facilmente comprato con incentivi pubblici di vario tipo, dai nomi green e altisonanti.
Ovviamente l’idea di azzerare entro il 2035 le emissioni di CO2 è in teoria bellissima, ma per il momento ci sembra che si voglia spostare l’inquinamento dalle città ai luoghi di produzione dell’energia, presumibilmente in posti dove la vita umana vale meno. In Cina, senza andare nella neocolonizzata Africa, a tutt’oggi l’85% dell’energia viene da fonti fossili e certo non perché questo paese sia contrario al nucleare.
Tutto questo senza contare i prezzi più alti delle auto elettriche, i tempi di ricarica e la necessità di avere un proprio garage per non diversi contendere le colonnine con altri automobilisti. Insomma, l’auto elettrica è nel 2023 un’auto di classe, nel senso di sostenibile soltanto a partire da una certa classe sociale. Magari nel 2035 non sarà più così, ma gli operai lavorano e soprattutto non lavorano oggi (certo possono sempre aprire un profilo su Onlyfans), ed oggi la gente reale deve spostarsi da paeselli senza o con pochi mezzi pubblici. La direzione è comunque chiara, viste le quote di mercato dell’elettrico in Europa, appena lette sul Sole 24 Ore: l’unico paese in cui l’elettrico è in calo è l’Italia e non ci sembra totalmente una cattiva notizia.
Il nostro Di qua o di là è quindi rivolto agli italiani del 14 febbraio 2023, non a quelli del 14 febbraio 2035: se oggi doveste comprare un’auto come la comprereste?
stefano@indiscreto.net