Recensioni
Arnold, il sogno americano di Schwarzenegger
Stefano Olivari 22/06/2023
Avevamo giurato di non guardare più i documentari di Netflix o di Amazon Prime Video, nel 99% dei casi roba autocelebrativa, ma il richiamo di Arnold Schwarzenegger è stato troppo forte e così ci siamo sparati i tre episodi della docuserie Arnold, su Netflix. Senza pentircene, non perché questo racconto delle tre vite (culturista, attore, politico) di Schwarzenegger brilli per spirito critico ma perché l’austriaco diventato americano di cose da raccontare ne ha tantissime.
Interessante il racconto dell’infanzia e dell’adolescenza in un paesino dell’Austria del dopoguerra (lui è nato nel 1947), Thal, a pochi chilometri da Graz, con il nazismo rimosso dalle discussioni quotidiane ma ben presente nella testa di tutti. E ovviamente anche in quella del padre Gustav, poliziotto con il quale Arnold ha un cattivo rapporto fin da piccolo e la cui educazione si limita a stimolare la competizione fra lui e suo fratello. Unico canale di comunicazione è lo sport, con il piccolo Arnold che gioca a calcio anche se il padre lo vorrebbe campione di curling.
Prima della campagna elettorale come governatore della California farà fare ricerche sul passato di suo padre, da cui emergerà che Gustav Schwarzenegger è stato iscritto al partito nazista e ha fatto parte della polizia militare durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare nella campagna di Russia, ma senza distinguersi nel peggio, per crimini particolari. Da un’inchiesta del Los Angeles Times invece poi emergeranno le sue simpatie naziste fin dagli anni Venti (quindi molto prima dell’Anschluss), ma certo è che Arnold il padre lo ha sempre detestato sia per le idee sia proprio come padre, al punto di non presentarsi al suo funerale.
Bello il ricordo della sua amicizia con Franco Columbu, il famoso culturista sardo anche lui con una vita da romanzo: prima pastore, poi muratore, poi pugile, poi stella del culturismo e imprenditore a Los Angeles, oltre che attore, con ruoli minori, in alcuni film di culto con Schwarzenegger protagonista (Conan il barbaro, Terminator, Predator, Last Action Hero). Anche testimone alla sue nozze con Maria Shriver, che fanno entrare l’ex ragazzo austriaco di provincia nel clan dei Kennedy (la Shriver è nipote di JFK). Matrimonio durato 25 anni e poi terminato a causa dei tradimenti di lui.
Le circostanze in cui Schwarzenegger si è trovato candidato a governatore della California sono state in parte casuali, ma non c’è dubbio che lui abbia sempre avuto un pensiero politico molto preciso: repubblicano del genere liberale, in economia anche liberista, che per quanto riguarda i diritti civili ha un pensiero democratico: ambientalista quasi estremista, fra l’altro. Sarebbe stato un eccellente candidato alle presidenziali, ma la legge (occorre essere cittadini statunitensi dalla nascita, limite che ha bloccato anche Kissinger) non glielo ha consentito. Anche da ex ha continuato a però a fare politica e in Arnold ci tiene a farlo sapere.
Il cuore di tutto è il sogno americano di questo ragazzino, pur senza rinnegare l’Austria. Il modo in cui ancora adesso Schwarzenegger parla degli Stati Uniti è davvero commovente, nonostante ci viva da mezzo secolo ne mantiene un’immagine idealizzata e fortissima. Certo i suoi sogni non avrebbe potuto renderli concreti in quella Graz che stupidamente gli ha tolto l’intitolazione dello stadio. Sportivo eccezionale, attore di successo mondiale, politico arrivato al massimo possibile: Schwarzenegger si è meritato tutto e per questo Arnold si guarda bene, senza invidia.
stefano@indiscreto.net