Arabi e cinesi

29 Dicembre 2006 di Stefano Olivari

DOWN UNDER – La fine dell’anno è per il tennis in realtà l’inizio della stagione. Insomma, finalmente si riparte nell’altro emisfero per un calendario che già tra il 31 dicembre e il primo gennaio presenta tornei ad Adelaide, Doha e Chennai. Niente di inusuale, ma forse meritano una piccola attenzione i montepremi in palio nei tre tabelloni, tutti a 32 giocatori: ad Adelaide 419.000 dollari, in India 355.000, a Doha 975.000. Insomma, la differenza è evidente e in un momento in cui si vocifera di un taglio dei Master Series europei, la dote che gli arabi hanno ormai da anni messo in campo (sommata a quella che i cinesi hanno sborsato per assicurarsi le finali del Masters prima e un torneo Vip in futuro), fa pensare che il tennis dalle nostre parti potrebbe vivere momenti difficili, tendenza che in questo lo accomuna alla Formula Uno. Perchè se è vero che il nuovo management Atp vuole spettacolo ma soprattutto business, il programma che prevede 32 eventi europei sui 62 in programma (Slam esclusi) presto potrebbe essere stravolto. IL FUTURO E’ GIA’ QUI – A proposito di business, ecco che ad Adelaide fa il suo esordio l’obbrobrio del che, già difficile da accettare, è stato reso ancor più incomprensibile da un fritto misto di formule: quella a 24 giocatori, quella ‘ibrida’ e quella a 48 giocatori. In pratica, secondo il regolamento pubblicato sul sito Atp, la prima formula – quella a 24 – prevede otto gironi da tre con i vincenti promossi ai quarti di finale. La seconda invece vede 32 giocatori divisi in due gruppi: i migliori sedici entrano nei gironcini, i peggiori sedici si disputano con sfida diretta gli otto posti rimasti. Poi – come prima – otto gironi da tre e via dicendo. Terza e – meno male – ultima opzione e il tabellone a 48: qui i gironi diventano sedici e i vincenti approdano agli ottavi. Taciamo, per non farvi venire il mal di testa, le regole sulle teste di serie. Resta solo da capire che cosa c’entri col tennis tutto questo. GIOVANI D’OGGI – Un’interessante statistica dell’Atp fa capire come il tennis agonistico sia uno sport sempre più giovane. L’età media dei primi venti giocatori del mondo nel 2006 si è abbassata da 24,7 a 23,6 anni ed è questo un trend quasi inesorabile dal 1998 ad oggi. Guardando bene, nei top 20 i più vecchi sono Stepanek e Ljubicic che hanno 27 anni, mentre i più giovani sono Djokovic e Murray che ne hanno 19, con Nadal – numero 2 – appena ventenne. Dietro di loro, e dietro i primi venti, premono diversi nomi nuovi: un affezionato lettore ci segnala il croato Marin Cilic, 18 anni, numero 170 del mondo e già una semifinale quest’anno a Gstaad. Che dire: ci crediamo e lo sponsorizziamo. A VOLTE RITORNANO – Gustavo Kuerten è uno che piace: ha vinto tre volte il Roland Garros (1997, 2000, 2001), ma soprattutto è il tipico giocatore che conquista le folle con la sua semplicità. Guga, arrivato a 30 anni, ha deciso di riprovarci dopo essere stato fermo a lungo per un infortunio a una caviglia e aver giocato solo due match nel 2006. Sarà in campo il 29 gennaio a Vina del Mar, in Cile, e poi giocherà a casa sua, in Brasile, a febbraio. ‘Mi servono punti per risalire in classifica’, ha detto Guga che attualmente è sprofondato al numero 1078 dopo essere stato anche il numero uno. Con tutta la simpatia che portiamo per lui, l’impresa sembra però un po’ difficile. SARA’ PER IL PROSSIMO ANNO – Doveva essere l’anno di Flavia Pennetta: a 24 anni il 2006 sera stato presentato come la stagione della consacrazione, invece dal numero 16 del ranking la brindisina – complice anche un infortunio al polso – è scesa all’attuale 28, che non era proprio il posto che avrebbe sognato all’inizio. Il tabellino segna sì la vittoria della Fed Cup con la maglia azzurra, ma anche tre finali perse e soprattutto una sconfitta agli ottavi di finale di Wimbledon contro la Sharapova che ha segnato una sorta di sbarramento psicologico. In quella partita Flavia non è mai stata veramente vicina a giocarsela davvero e forse ha scoperto il suo vero limite. Non resta dunque che attendere la controprova del 2007, anche se a questo punto sarà forse l’ultimo appello. Insomma, speriamo in un buon anno (per tutti, naturalmente).

marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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