Agnelli senza sacrificio

19 Maggio 2009 di Dominique Antognoni

di Dominique Antognoni
Cinque personaggi da operetta mandano via un allenatore che stava raggiungendo il traguardo prefissato. Cobolli Gigli, Secco, Blanc, Lapo e John Elkann: a parte Secco (che ha le sue colpe) calcisticamente si tratta di dilettanti, ad essere generosi. Dilettanti che hanno cacciato l’uomo che, facendo miracoli, ha coperto le loro incompetenze, battendo per due volte il Real Madrid e dando un qualche interesse al campionato fino a poche settimane fa (vi ricordate? L’invincibile, straordinaria, meravigliosa Inter era lì a pochi punti…). Come premio é stato messo alla porta, mentre loro in giacca e cravatta sbrodolano spiegazioni ridicole e, soprattutto, rimangono in poltrona. Sentivamo ieri Blanc e non riuscivamo a reagire: stupefacente, davvero. Il bravo (nel tennis) Jean Claude ha parlato per un’ora di nulla, ma lo ha fatto bene, con frasi ad impatto zero. Forse é ancora a Vinovo a parlare, noi ce ne siamo andati e non ci abbiamo fatto caso: controlleremo. Ha l’aspetto di uno che potrebbe fare l’amministratore delegato della Gucci oppure un hedge fund, ma non di un club di calcio. E non solo l’aspetto. Pensate che l’anno scorso, dopo aver prolungato il contratto di Chiellini, disse, in seguito alle richieste del Manchester City: “Nel calcio i contratti non hanno valore, mi pare di capire”. Ma va. Detto questo, Ranieri non ha avuto neanche un vero uomo di calcio accanto a sé. Alessio Secco é un’ottima persona, che ha sempre respirato calcio, ma che fino a tre anni fa portava i giocatori in sala stampa e decideva se far parlare Zebina oppure Rampulla quando tutti volevano Buffon e Del Piero. Da qui a trattare calciatori di livello ce ne vuole. Da parte sua Lapo Elkann é sempre più impegnato nel disegnare fazzoletti e occhiali, avendo come scopo solo il titolo dell’uomo meglio vestito al mondo, figuriamoci se ha tempo e competenza per la Juve.
Possiamo aprire una parentesi? L’avete visto su Sky, nella trasmissione di Vialli e Rossi? Al di là del fatto che parli un italiano imbarazzante e che sbagli praticamente ogni verbo (ma lui può, la Fiat fa tanta pubblicità ovunque: i comici si concentrano su Schillaci e Gattuso), non riesce ad esprimere un concetto che sia uno. Di Mourinho ha detto per tre volte che “ha i coglioni”, senza saper spiegare in che senso: fa giocare bene la squadra, é un duro, un leader? Nulla. Ha i coglioni. Vialli rideva compiaciuto (forse, e toglieremmo il forse, spera di fare un giorno l’allenatore della Juve), Rossi era imbarazzato. Comunque ha vinto Lapo, che di calcio ha parlato zero però sulle divise bianconere è stato esauriente. Il trendyssimo ragazzo (la cui faccia dimostra però novantacinque anni) qualche giorno prima aveva superato se stesso, sdottorando sulla classe del popolo juventino. Mai un giornale o giornalista a chiedergli ”Dottor Lapo, ma di cosa sta parlando? Lei del tifoso è la caricatura”. Altra parentesi: fra un mese ci sarà Pitti Uomo e lui sarà come sempre il protagonista assoluto.
Per tornare alla Juve, si é parlato tanto di un cambio per accontentare la piazza. La piazza? Non esiste al mondo un club cosi importante con cosi pochi spettatori. Costruire una grande Juve é un’ipotesi più remota del ritorno del comunismo: vivere a Torino, giocare in uno stadio che può andare bene al Siena, peraltro sempre mezzo vuoto e ricevere stipendi per nulla eccezionali rispetto ad una media Premier League interessa a pochi. Fra due anni, con Del Piero, Nedved e Camoranesi in pensione, la Juve sarà al massimo come il Villareal, una squadra che in casa potrà infastidire le due grandi e disturbarle nei loro periodi di crisi. Con Cobolli Gigli, Blanc e gli Elkann lo scenario è questo. Lasciamo stare la piazza, che ha i numeri per funzionare solo televisivamente (non è poco) e pensiamo alla proprietà. Siamo contro gli sceicchi, per vari motivi, ma gli italiani ricchi per meriti propri non mancano. E molti tifano anche Juventus. dominiqueantognoni@yahoo.it
(in esclusiva per Indiscreto)

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