Il santino di Berlinguer

11 Giugno 2020 di Stefano Olivari

Enrico Berlinguer è morto 36 anni fa, l’11 giugno del 1984, abbastanza giovane (62 anni) per entrare nel mito ed essere paragonato ad ogni leader che i partiti eredi del PCI hanno avuto in un certo momento. Con il confronto sempre vinto da Berlinguer, almeno per la maggioranza di chi si ritiene di sinistra, in maniera acritica, quando è evidente che l’ultimo degli assessori comunali del PD deve il suo stipendio ad Achille Occhetto e alla sua coraggiosa svolta. Ma al di là di questi ragionamenti gretti e anche della santificazione mediatica, cosa ha fatto Berlinguer più dei suoi successori?

Come molti leader della sinistra, la sua estrazione era alto borghese per famiglia, studi, frequentazioni e parentele (da Cossiga ad altri). I ceti popolari Berlinguer li aveva visti dal palco, durante i comizi, ed il suo PCI (ne fu segretario dal 1972 alla morte) non riuscì a portarli al governo né per via democratica, nonostante fosse stabilmente sopra il 30% dei consensi, né per via rivoluzionaria (anzi, fu decisivo nel circoscrivere il terrorismo rosso nel periodo in cui godeva di un certo consenso nelle fabbriche e non solo).

Ci sembra di poter dire che il santino di Berlinguer sia in buona parte dovuto all’effetto nostalgia (da altre parti viene idolatrato addirittura Almirante) e quel meccanismo che porta ad essere ipercritici nei confronti del presente. Parlando di leader della sinistra, cosa aveva meno di Berlinguer gente come Prodi o Rutelli o Bersani? Ma anche D’Alema e Veltroni, secondo noi, per non parlare di Occhetto (Zingaretti non pervenuto).

Questo non significa che Berlinguer sia stato un cattivo politico, anzi la storia è piena di sue buone intuizioni: chi si ricorda dell’eurocomunismo? Ma anche il compromesso storico con la DC, nell’accezione ‘alta’ di Franco Rodano, lo era. Il fatto è che Berlinguer era in tutto e per tutto erede della tradizione comunista, con il culto della personalità del segretario, mentre i suoi successori (non contando Natta e i cambi di sigla) hanno dovuto confrontarsi con un mondo più fluido ed elettori meno fedeli.

Un culto della personalità che rielaborato in chiave pop è arrivato ai giorni nostri. La domanda del giorno, senza sondaggi, ai lettori di Indiscreto è quindi la seguente: Berlinguer, fu vera gloria? O morire sul campo ha fatto la differenza?

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