Friday Night Lights, il cuore del Texas

30 Marzo 2020 di Stefano Olivari

Molti di noi hanno apprezzato le cinque stagioni del Friday Night Lights serie televisiva e qualcuno ha amato anche il libro di Buzz Bissinger da cui è tratto il soggetto. Noi ci inseriamo in entrambi i gruppi, anche se abbiamo letto il libro fuori tempo massimo: è uscito nel 1990, grande successo negli Stati Uniti, è stato rivisto nel 2015 ed è uscito in italiano da qualche mese, tradotto (bene, e per il football non è scontato) da Leonardo Taiuti per la casa editrice 66THAND2ND.

Rispetto alla serie ci sono ovviamente molte differenze, su tutte il fatto che il libro di Bissinger non è fiction: per un anno, il 1988, lui è davvero vissuto ad Odessa, Texas, seguendo dal di dentro le vicende della Permian High School e il modo in cui una città brutta e violenta, con un’economia totalmente legata all’andamento dei prezzi del petrolio, trovi la sua identità soltanto attraverso un gruppo di diciassettenni caricati di una pressione enorme.

Insomma, Friday Night Lights – Una città, una squadra, un sogno è un reportage scritto divinamente, da un premio Pulitzer (per un’inchiesta sui giudici corrotti di Philadelphia) e da una prospettiva diciamo ‘democratica’ (la Odessa degli anni Ottanta è reaganiana più di Reagan), ma in comune con la serie incentrata sui Dillon Panthers ha il respiro epico della giovinezza perduta, del senso di comunità che si crea come per magia (aiuta il fatto che i giocatori dei Panthers fossero quasi tutti del posto), dei sogni che almeno per qualche istante battono la vita. Inutile dire che il segreto risiede nell’identificazione del lettore, quasi automatica anche se dal West Texas siamo solo passati e non abbiamo mai giocato a football nemmeno per scherzo.

In Friday Night Lights si capisce perché lo sport ha un’importanza così grande nella vita delle persone: non è lo ‘spettacolo’ della NFL (o della Champions League o della NBA), ma quotidianità, ricordi, futuro. Lo spettacolo passa, a ben vedere non è nemmeno così spettacolare, il tifo no. Interessanti anche le parti più strettamente giornalistiche, quelle di critica al sistema scolastico americano e non soltanto per i voti regalati agli studenti-atleti. Così come l’osservazione, 25 anni prima di tante analisi sulla ‘pancia del paese’, che un politico (Bizzinger si riferisce a Michael Dukakis, nel 1988 sfidante democratico di Bush padre) per capire i suoi elettori dovrebbe prima capire perché diano tanta importanza a queste partite fra ragazzi nei venerdì sera autunnali.

Troppo facile il giochino della sovrapposizioni con la serie: Odessa-Dillon, coach Gaines-coach Taylor, Don Billingsley-Tim Riggins, Boobie Miles-Smash Williams, Mike Winchell-Matt Saracen… In definitiva un capolavoro, leggibile anche da chi non ha mai visto una partita di football. Circa un decennio dopo la sua uscita Sports Illustrated lo collocò al quarto posto nella classifica dei libri sportivi più belli di tutti i tempi. Una classifica USA-centrica, con poche eccezioni. Ma pensiamo che anche un lettore italiano lo possa tranquillamente mettere fra i primi dieci, pensando ai propri 17 anni: l’età più avanzata in cui si possa sognare senza sapere che i sogni non si avvereranno.

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