Quando Brescia era da NBA

22 Febbraio 2007 di Stefano Micolitti

A Brescia arrivò un acerbo BILL LAIMBEER, ala centro da Notre Dame che tre anni dopo sarebbe diventato giocatore fondamentale nella dinastia Pistons. Difficilmente lo si sarebbe immaginato vedendolo qui nel bel paese. Laimbeer-Iavaroni: non mi vengono in mente altre squadre che abbiano schierato insieme una coppia di stranieri a inizio carriera che avrebbero poi trovato posto nei quintetti base di squadre NBA. Di partite in quintetto nella NBA ne ha giocate a valanga ma da noi si presentò a fine carriera con benzina però sufficiente per vincere il titolo JIM MC MILLIAN, setosissima ala piccola, che formò con Cosic una delle coppie più tecniche che si siano mai viste alle nostre latitudini: tiratore straordinario anche se con una tecnica non perfetta, rilasciava il pallone con una mezza frustata, non spezzava infatti il polso lasciando le dita che puntavano al soffitto. In quella stagione la mise con un ‘passabile’ 56.6%…mai una palla persa, mai una scelta sbagliata, mai una sbavatura. Solido anche se certamente poco spettacolare, specialista nell’arte del bank shot, tecnica totalmente dimenticata dai mettimai che popolano i parquet ai giorni nostri, il grande Jim veniva da 8 stagioni NBA da protagonista, culminate con il titolo vinto con i Lakers dei record nel ’72. Statisticamente ebbe la sua miglior stagione a Buffalo nel 73-74 a fianco di McAdoo con 18.6 ppg e 7.4 rpg , tirando col 49% dal campo. Noto anche per le dimensioni del suo di dietro, uno dei più imponenti che si siano mai visti su di un campo di basket… Lo spettacolo non mancò invece a Rieti e a Pesaro dove atterrarono due giocatori dal potenziale enorme, destinato però ad essere totalmente inespresso: LEE JOHNSON a far coppia con zio Willie, JOE PACE nella ridente cittadina marchigiana. Johnson era un’ala-centro magrissima e dai tratti africani più che statunitensi, sembrava un mezzofondista etiope: leggero, esplosivo e con braccia lunghissime, insomma aveva tutti gli ingredienti per essere un dunker di prim’ordine. Faceva a gara con Sojourner per chi inchiodava più schiacciate sulla faccia dei malcapitati di turno: era però eccessivamente legnoso e fisicamente inadatto alle lotte sotto i tabelloni. Da fuori aveva un discreto range ed una mano abbastanza morbida, ma non riuscì ad imporsi come ala a livello NBA: giocò un totale di 90 minuti tra Houston e Detroit, segnando un grand total di 17 punti. Rookie of the year e MVP delle finali nel 1980-81 con i Rochester Zeniths della CBA: erano altri tempi, per giocare nell’NBA dovevi essere un fenomeno, le uniche pippe ammesse erano bench warmers cronici tenuti in squadra solo per non scontentare i tifosi, ma Lee Johnson non era del colore giusto. Joe Pace fu invece uno dei giocatori più enigmatici della storia: a dispetto del nome da paisà, Joe era un centrone black di 6.10 con un fisico straordinario, un misto tra David Robinson e Larry Nance. Non so se Earl Manigault o Herman Knowings andassero veramente a togliere i quarti di dollaro appoggiati sopra il tabellone, ma non ho dubbi che Joe Pace sarebbe stato in grado di farlo. Gli ho visto fare schiacciate col petto al livello del ferro!…Miglior rimbalzista e stoppatore della stagione nonostante un range limitato, se di luna giusta, poteva dominare chiunque, ma purtroppo il contenuto del testone non era al livello del resto. Lunatico e indolente, non fu mai in grado di disciplinarsi buttando alle ortiche i suoi grandi talenti: dopo un paio di anni deludenti e turbolenti a Washington, la NBA lo mise alla porta ed anche a Pesaro durò una stagione soltanto. L’ennesimo dei could have beens. Altri due protagonisti di fine decennio furono ROSCOE PONDEXTER e MARCELLUS STARKS, giocatori che ricordo molto simili. Solidi e tutta sostanza, entrambi ben messi , adoravano punire le difese con penetrazioni nell’area colorata o comunque con short range jumpers. Non ti accorgevi di loro ed a fine partita, guardando il tabellino, scoprivi che avevano fatto danni enormi. Roscoe a Gorizia divenne un’istituzione: nel 79-80 stravinse la classifica dei marcatori e portò la Pagnossin in A1. Idem per Marcellus che a Bologna mise le tende: discreta la sua percentuale di tiro nell’ultima stagione of the 70’s: appena 67,1 dal campo !!! E poi ancora molti altri, dal duo delle meraviglie di Chieti HOLLIS e COLLINS a SHEPPARD, BARKER, GALLON, LAING, HACKETT e ancora DE VRIES, LEONARD, CAMPANARO, SUTTLE, HOLCOMB, SOLMAN. FLEMING, ARD. Sarà la nostalgia, ma…

Stefano Micolitti
smicoli@tin.it

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