Il buio del Venticinque Aprile

24 Aprile 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni mimetizzato fra le frasche del percorso Cova alla montagnetta di San Siro per spiare quello che resta dell’atletica nella Milano che si è bevuta più di una pista, dall’Arena in giù. Nel timore che la madre di tutti gli sport debba fare come quel prete veneziano che ha messo fuori dalla chiesa un cartello avvilente, ‘Messa sospesa per mancanza di fedeli’, siamo andati a vedere cosa succede. Dunque, in una città che offre di tutto e di più, anche se per lo scudetto, svanite Milan e Inter nella casa orientale, restano la solita Quanta di hockey in line e l’Emporio Armani di basket che ha ritrovato rematori per andare quasi a cento colpi come sulla barca di Ben Hur prima che si liberasse, in una sera fredda di Aprile hanno portato al campo azzurro senza luce 600 iscritti per gare di marcia e mezzofondo. Una federazione attenta, invece di giustificarsi cercando colpevoli per il mancato contratto con chi eroga l’elettricità, cercherebbe di capire. Ma, si sa, meglio ballare e sbagliare cambi a Nassau che dare una mano a chi resiste, nonostante tutto. Sono state anche belle gare. Magari nascerà qualcosa.

Se lo dicono anche quelli del basket, dopo l’editto federale che obbligherà chi vuole stare in serie A ad avere palazzi almeno da 5.000 posti. Legge dura, ma se è davvero sarà legge allora, care società schiacciate nelle scatolette di sardine, fatevi avanti con le vostre amministrazioni. Qui, è chiaro, devono remare tutti dalla stessa parte. Essere presenti. Federazione. Lega. Insomma non li vogliamo i cartelli come sulla chiesa veneziana, si chiude perché al Comune non ne vogliono sapere. Anche il CONI, ammesso che lo lascino in pace adesso che su quella torta vorrebbero buttarsi i populismi congiunti, deve affiancare i postulanti come faceva Nebiolo ai tempi in cui, maledetto da tutti i calciofili, difendeva le piste di atletica negli stadi per il pallone. In un Paese normale, diciamo dove lo sport non è ginnastica sotto banco, non ne avrebbe avuto bisogno. Lo capiscono anche gli asini che impianti tipo lo Juventus Stadium, San Siro, piacciono perché vivi la partita da dentro senza sentire i berci delle radiocronache televisive con orgasmo per ogni errore arbitrale da smascherare mentre la partita va avanti. Metti che sia brutta, almeno alla fine avranno un capro espiatorio, ma in assenza era meglio tenersi quello che c’era e che ora vediamo sconciato da Verona a Firenze, da Bologna allo stesso Olimpico che resisterà poco al furore delle presidenze costruttrici. Se ci fate caso chi compra squadre di calcio per prima cosa propone uno stadio nuovo, con negozi, ristoranti, insomma un borgo per mungere, casomai di sport si parlerà dopo aver digerito tutto il resto.

Dicevamo dei palazzi da costruire. Chi ristruttura i vecchi si trova colonne impreviste che non puoi abbattere. Certo è un Paese anomalo questa bell’Italia con troppe sponde dove alla fine di ogni stagione si cerca il capro espiatorio. Pensiamo a Torino, a quello che sentono malvolentieri gli spettatori che devono sorbirsi sconfitta ed insulti all’allenatore da parte, spesso, di chi dovrebbe stare con lui. Sì, a Torino rischia Vitucci così come, se dobbiamo leggere bene la dichiarazione della dirigenza, non è che Menetti a Reggio Emilia se la passi meglio. Pensate che persino a Caserta dove Sandro Dell’Agnello ha camminato a testa alta, facendo cose quasi impossibili dove l’euro scarseggia, dove la presidenza ha già fatto sapere di voler cedere al Comune tutta la baracca (caro cavalier Maggiò l’avrebbe mai immaginato?), avevano pensato che il male fosse questo livornese di scoglio che non te le manda a dire. Giocatore o dirigente. Poco importa. Per fortuna si è salvato con due giornate d’anticipo e potrà pensare al domani che merita luminoso perché chi ha cuore, chi sa insegnare cosa vuol dire fame e lotta, merita di stare in famiglia. Ora non chiedeteci se allena meglio o peggio di tizio o caio, meglio o peggio dei pochi che vengono forniti di patente nazionale perché ammettono osservatori ai loro allenamenti e alla fine si sentono dire ‘Ben fatto’. Buon lavoro.

Certo questo è un mondo sportivo dove quasi tutti quelli che stanno fuori pretendono di saperne di più di chi passa ogni giorno con i giocatori. No, per carità, non difendiamo tutti. Se qualcuno esagera, se chiede ai giocatori cose che non possono fare, viene spontaneo criticare, ma certo è comico sentire certe reazioni, tipo gli allenatori di calcio, quando a giudicarli è Arrigo Sacchi. Magari ne hanno sentite e lette di tutti i tipi da gente che era brava a giocare con i tollini, le palline colorate, al subbuteo, ma se parla l’uomo di Fusignano è tempesta. Siamo fatti così. Lo sanno tutti. Chi può va all’estero. Messina era sfinito dal becerume e ha cercato gloria fuori casa. Tanti allenatori di calcio. Non è molto tempo che Trinchieri se ne è andato in Germania, Pianigiani oltre i confini, sembra ieri quando Boniciolli andò ad esplorare la via della seta, la nuova ricchezza.

‘Cacciate lu tre’ ci urlavano a Porto San Giorgio, per aver portato un giocatore non adatto ai tornei estivi. Vero che nel calcio sono saltate meno panchine del solito, in proporzione hanno fatto più vittime nella pallavolo, nel basket, ma se andiamo a sensazione non giureremmo sulla conferma di molti allenatori di questa serie A del basket anche se il favorito Repesa si è ripreso quasi in tempo la squadra finita nella bufera europea, salvata da una coppa Italia vinta da autoflagellante. Siamo nel deserto dove i tartari arrivano da tutte le parti, molti guidati dall’agente, magari lo stesso che ha convinto il ragazzo Flaccadori a dichiararsi disponibile per le scelte della NBA. Decideranno loro, hanno il coltello dalla parte del manico.

Al momento vi potremmo soltanto garantire la conferma di Caja e Recalcati, sicuramente Pasquini che ha chiarito cosa vuol dire per Sassari poter prendere fiato e viaggiare un po’ meno. Per gli altri sospensione di ogni decisione. Alcuni, tipo Esposito, Buscaglia, Di Carlo, perché magari piacciono altrove e potrebbero trovarsi davanti ad offerte impossibili da rifiutare anche non avendo alle spalle Luca Brasi. Altri perché hanno fatto il loro tempo e, magari, non ne possono più nemmeno loro.

Vedremo. Adesso siamo a due giornate dal gong ed abbiamo sei squadre sicure di essere nei playoff: Milano, Venezia, Avellino, Sassari, Trento, Reggio Emilia. Le ultime due, nel nostro vedo a stravedo dovrebbero essere Capo d’Orlando, che però perde un giocatore a partita oltre alle partite, e Pistoia che possono fare 30 punti, classifica irraggiungibile per le inseguitrici. Nella lotta per la salvezza vi avevamo detto che se l’appagata Cantù non avesse avuto voglia di tormentare Cremona ci saremmo trovati con una volata da via dolorosa. Pesaro potrebbe sfuggire alla tagliola in casa contro Milano, ma questo Emporio non sembra più arrestabile, certo è gente che spesso si ferma davanti allo specchio e viene infilzata da un Della Valle, si mangia una dote, ma poi rimedia quasi sempre perché ha in panchina ometti a cui piace l’applauso e il bel vestito. Non dovesse farcela, visto che all’ultimo turno andrà a Capo d’Orlando, dove hanno bisogno di quei punti per arrivare a quota 30, allora deve sperare che Reggio Emilia si faccia carico della sua angoscia andando a vincere sul campo di Cremona, ammesso che la Vanoli non trovi Varese con gomme sgonfie dopo la bella corsa salvezza. Siamo come davanti ad un grigliata nei nostri parchi. Poca roba. Tanta puzza. Molto disordine e Repesa alimenta il fuoco dopo aver spiegato ai suoi ‘nemici’ dentro e fuori la nobil casa che Raduljica ha ritrovato la luce, il sorriso da quando è arrivato Tarcisio Tarczewkski che lo stuzzica, lo stimola in allenamento. Conoscendo le iene in circolazione la useranno questa analisi di pancia più che logica e, potendo, la faranno diventare una biscia nella valigia.

Comunque siamo quasi alla fine, Milano inizierà il suo playoff da prima in classifica il 12 maggio, legno chiaro del Forum. Nessuno sembra avere cavalleria ed artiglieria come Repesa. Neppure la bella Venezia che a Tenerife difenderà l’onore del basket italiano, unica a riuscirci, nella Champions della FIBA, quella che sembra distante dal giardino dei ciliegi dell’ ULEB dove Blatt sta mettendo la trave di fuoco al sistema dove aver vinto in casa del Real. Un caso. Ma veder piangere il fenomeno Doncic, con Fernandez a zero, dice che qualcosa non va nella casa blanca. Meglio, molto meglio in casa D’Antoni a Houston dove per sbancare Oklahoma ha avuto bisogno oltre che del solito Harden anche del trentaquattrenne brasiliano Nenè Hilario.

Cara gente che amate la NBA, come direbbero da Fiorello, fateci un piacere: godetevela fra voi. Perché veder celebrati su una pagina intera i 51 punti di Westbrook, cifra raggiunta tirando 47 volte, ci ha convinto che non ci convincerete mai ad amare un gioco di squadra dove la squadra serve per asciugare il sudore del primo matador. Ecco dove sono arrivati, al gregariato, una stella e tutti gli altri a guardare. No. Non andremmo mai verso Roseto se le finaliste del campionato under 20 avessero questa idea in mente. A proposito fra le 16 finaliste soltanto cinque società di serie A (Pesaro, Cantù, Reggio Emilia, Pistoia, Venezia). Vi dice niente?

Le pagelle cercando il sollievo come faranno i reduci dell’epopea Simmenthal nella messa che don Zaninelli non dovrà sospendere per mancanza di fedeli. Saranno più dei fedelissimi tipo l’ex presidente Maifredi, Marzorati, il fratello di Gurioli che erano alla fiera del libro per ricordare ancora l’Indimenticabile Rubini e prepararci all’uscita di quello che ricorderà lo straordinario viaggio di Pino Brumatti come ce lo racconteranno Zaninelli e Dallari.

10 Ad Arturo KENNEY e non soltanto perché parla sempre bene di questa rubrica, ma per il papillon bianco e rosso con cui si è presentato al Forum, per averci ricordato che non tutti passano, consumano e se ne vanno. La gente, i campioni, restano legati alle grandi società. Lui torna sempre e va sempre a trovare i vecchi compagni, forse ci sarà alla Sforza anche il 2 maggio quando Papetti riproporrà la trilogia degli spareggi Milano-Varese, quelli dove Arturo e Dino stavano su barricate opposte come Rommel e Patton.

9 Al quarantenne KAUKENAS che certo al Forum si è visto meno di Aradori o Della Valle, perché il suo modo di battersi, reagire al furore ritrovato di Milano, ci ha ricordato che non esiste età per gente che ha dentro qualcosa di speciale. Rinfacciargli Siena o questi anni con Reggio Emilia è davvero una schifezza da becerume ultras.

8 Alla coppia BUSCAGLIA-TRAINOTTI che per il terzo anno consecutivo arriva ai play off, anche in una stagione dove hanno dovuto rifare la squadra tre volte. Ora siamo curiosi di capire come reagiranno a questa scelta di Flaccadori che ha dichiarato di essere disponibile per le scelte NBA. In che ruolo?

7 Al FILLOY di Venezia che come il CERELLA di Milano, il FORRAY di Trento, lo STIPCEVIC di Sassari ci ricordano che anche quando abbiamo meno soldi, meno fascino, possiamo convincere gente vera a stare in questo campionato, a vivere la società come se fosse stata sempre la loro famiglia. Non è poco. Se poi sono anche decisivi meglio.

6 A Sandro DELL’AGNELLO per farci perdonare di non averlo inserito fra i 3 allenatori dell’anno. Lo avrebbe meritato più di tutti. Speriamo che Caserta vada avanti, speriamo che la sua carriera continui. Sarebbe triste vederlo fuori dal giro, ma, d’altronde questo è il basket dove un Banchi con due scudetti deve stare al mare.

5 A Simone PIANIGIANI che pensa di non avere un futuro nel basket italiano. Si sbaglia. Ci è mancato quando è andato in Turchia. A qualcuno forse non è piaciuto nella gestione di una Nazionale dove non c’erano soltanto giocatori sani e soltanto bravi ragazzi, ma ha lavorato bene. Ora si sente lontano. Speriamo gli facciano cambiare idea.

4 Alla FIAT TORINO non per aver mancato i play off perché la strada non era comunque facile, ma per come sta vivendo questo finale fra illusioni e delusioni, cercando un capro espiatorio nell’allenatore. Rivedere tutto. Rimettere tutto a posto. Chiedere consigli a Marotta.

3 Al COMUNE di PISTOIA se dovessero togliere dalla serie A la squadra più simpatica e divertente soltanto perché, come tante altre, deve giocare in un palazzo inadeguato. Dopo stagioni come quelle vissute con Moretti ed Esposito sarebbe un crimine.

2 A SACCHETTI e BRINDISI per aver confermato che se batti Milano poi vivi nella crisi. Non dovrebbe essere così. Aveva i play off a portata di mano, Marino ci credeva, adesso invece avrebbe bisogno di un due su due e l’ultima giornata va a Venezia.

1 A BRESCIA se dovessero dimenticare dopo la grandine di Trento la bella stagione, le fatiche fatte per uscire dalla zona rossa, i tormenti per aver perso qualche pezzo per strada. Un anno da ricordare e su cui meditare.

0 A RADULJICA per come ha ingannato il popolo dell’Emporio: felice quando ha firmato, furioso quando ha sbagliato partite che volevano dire Europa, perdonato quando sembrava che le colpe più grandi, come si dice anche adesso, fossero di Repesa, riaccolto in famiglia dopo la prova contro Reggio Emilia. Uno strano personaggio. Fra miseria e nobiltà. Il playoff ci dirà se lo rivedremo al Forum.

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